18/12/2015, 00.00
CINA
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Cina, i leader decidono il piano economico 2016. Ma la crescita scricchiola

Un sondaggio condotto su 2.100 imprese mostra il calo di vendite, acquisti, prezzi medi, affitti, volume dei prestiti e investimento di capitali nel quarto trimestre 2015. La dirigenza del Partito deve decidere come direzionare l’economia, e gli esperti avvertono: “Basta immobiliare e infrastrutture”. Xi Jinping: “Crescita media del 6,5% annuo, o non raggiungiamo gli obiettivi”.

Pechino (AsiaNews) – I mercati e soprattutto gli investitori cinesi seguono in questi giorni l’annuale riunione della Conferenza economica centrale per il lavoro, incontro dei massimi dirigenti del Partito comunista convocato per decidere le strategie economiche per il nuovo anno. I lavori ufficiali, riporta la Xinhua, iniziano oggi: ma le delegazioni hanno già preparato i documenti tecnici su cui la Conferenza dovrà dibattere. Nel frattempo, però, un sondaggio privato condotto da alcune delle maggiori aziende cinesi dimostra che l’ultimo trimestre del 2015 ha portato perdite in quasi tutti i settori. E gli imprenditori si chiedono ora quanto ci sia di vero nei dati ufficiali sulla crescita economica.

Il presidente Xi Jinping ha chiarito che la crescita economica media “non può scendere al di sotto dei 6,5 punti percentuali almeno per il prossimo quinquennio, se si vuole raddoppiare il Prodotto interno lordo e il salario medio entro il 2020”. Alla fine della Conferenza il Partito dovrebbe comunicare le attese ufficiali di crescita per il 2016 e sottolineare i maggiori campi di investimento pubblico. Di certo verrà ripetuta la formula dell’ampliamento del mercato interno e dei “nuovi spazi di investimento”.

Questi sono molto cari al primo ministro Li Keqiang, che più volte ha chiesto al mondo dell’imprenditoria nazionale di trovare “nuovi motori” per la crescita e di ampliare i mercati “puliti” relativi al commercio online e all’energia verde. I livelli di inquinamento della nazione sono oramai insostenibili, e la dipendenza energetica dal carbon fossile non fa ben sperare per il futuro.

Una delle “tentazioni peggiori” per l’esecutivo, scrivono alcuni analisti, è quella di ricorrere di nuovo a massicci investimenti statali nel campo delle infrastrutture o dell’immobiliare. Questi due rami economici hanno guidato lo sviluppo degli anni Novanta del secolo scorso, ma negli ultimi anni hanno anche creato “bolle” pronte a esplodere e a distruggere il mercato del lavoro.

D’altra parte, l’inchiesta condotta dal China Beige Book International su circa 2.100 imprese della Cina mostra che nell’ultimo trimestre del 2015 si sono indebolite le vendite, gli acquisti, i prezzi medi, gli affitti, il volume dei prestiti e l’investimento di capitali. Per la prima volta, si legge nel testo, “sembra che siamo di fronte a una vera e dannosa deflazione”. I due autori, Leland Mille e Craig Charney, concludono: “Il governo forse non è dell’umore di riconoscere il rallentamento dell’economia, che va peggiorando. Ma sarà difficile nascondere i dati dei giganti economici della nazione”.

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