18/03/2004, 00.00
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Cina sotto tiro per violazioni sui diritti umani

Ginevra (AsiaNews) -  L'organizzazione umanitaria Human Rights Watch (HRW) ha chiesto agli Stati Uniti di presentare all'Onu una risoluzione di condanna della Cina per le violazioni ai diritti umani lungo tutto l'anno 2003. La richiesta avviene mentre a Ginevra è al lavoro dal 15 marzo la Commissione Onu per i Diritti Umani. La sessione annuale dell'organismo dura fino al 23 aprile e raccoglie rappresentanti di 53 nazioni. Negli anni passati le minacce di una risoluzione di condanna si sono sempre arenate. Lo scorso anno gli Stati Uniti, riportando ingiustizie, torture, censura, hanno criticato in modo lieve Pechino, chiedendo un miglioramento della situazione. Quest'anno vi sono le premesse per una presa di posizione più marcata.

Una settimana fa Colin Powell, segretario di Stato USA, ha telefonato a Li Zhaoxing, Ministro cinese degli Esteri per comunicargli le preoccupazioni che Stati Uniti e altre nazioni hanno sulla questione dei diritti umani in Cina. Un responsabile cinese – anonimo – ha annunciato che la Cina si opporrà ad ogni risoluzione e che gli Stati Uniti dovrebbero pensarci 3 volte prima di agire". Oltre a possibili ricatti economici, la Cina potrebbe far cancellare dall'agenda la risoluzione o chiedere a qualche paese di aiutarla a varare una risoluzione senza conseguenze  pratiche.

La Cina insiste che i diritti umani sono un affare interno al paese e che i paesi stranieri non devono intromettersi. All'inizio dei lavori, Sha Zukang, rappresentante cinese a Ginevra, ha detto che la Commissione dovrebbe dedicarsi al dialogo e alla cooperazione, invece di "bollare e svergognare". Egli ha fatto capire che Pechino preferisce discussioni in privato sull'argomento e non essere messa sotto i riflettori di un'assemblea internazionale.

Brad Adam, direttore esecutivo di HRW ha condannato questo modo di agire: "La Commissione Onu per i Diritti Umani – ha detto – offre una delle poche occasioni pubbliche per discutere, valutare e fare pressioni su nazioni dove vigono abusi sui cittadini; la situazione della Cina dovrebbe essere discussa davanti a tutto il mondo". HRW ha chiesto agli USA di impegnarsi in uno sforzo a tutto campo e a raccogliere sostenitori per far passare una risoluzione di condanna per la Cina.

Anche se all'Assemblea nazionale del Popolo è passato l'emendamento costituzionale per la "protezione dei diritti umani", Pechino continua a sfidare gli standard nazionali e internazionali. In gennaio alcuni attivisti malati di Aids sono stati caricati di tasse (perché malati). In febbraio è cresciuta la censura su internet: molti café-intenet – che permettono un uso anonimo del web - sono stati chiusi e perfino alcuni blog sono stati censurati perché le autorità hanno scoperto pensieri personali critici verso il governo. In marzo vi è stata la detenzione del vescovo Wei Jingyi, dovuta a problemi legati alla libertà religiosa.

Vi è poi la questione della pena di morte. Un delegato dell'ANP si è lanciato in una dichiarazione impressionante: "Ogni anno, egli ha detto, la Cina produce circa 10 mila condanne a morte che si risolvono in esecuzioni capitali immediate. casi di pena di morte. Il che è pari a 5 volte tutte le condanne a morte del resto del mondo". Il numero di condanne a morte è considerato dalla Cina un segreto di stato. Amnesty International affermava che in Cina vi sono ufficialmente più di un migliaio di condanne a morte. Yi Yanyong, professore di Legge criminale all'Università Qinghua, ha confermato la cifra: "Questi delegati hanno poteri speciali e perciò, chiedendo alle persone giuste, possono giungere a un buon livello di accuratezza".

Prima dell'incontro di Ginevra, la Cina ha rilasciato alcuni prigionieri politici. Adam dice: "Il punto è che nessuno di loro avrebbe dovuto essere messo in prigione. Gli Stati Uniti devono stare attenti a non barattare la risoluzione sui diritti umani con promesse sempre più vuote"

La spinta verso una risoluzione capita mentre nel mondo si parla di demolizioni forzate e di avvocati difensori arrestati. In più si è aggiunta anche l'accusa del più grande sindacato americano l'AFL-CIO, secondo cui la Cina sta operando "una brutale repressione" dei diritti dei lavoratori, trattandoli al di sotto dello standard nazionale, costringendoli a lunghe ore di lavoro, in condizioni che minano la salute e la sicurezza.

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