17/08/2006, 00.00
CINA
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Cina: dopo il tifone Saomai, non arrivano gli aiuti del Governo

I residenti denunciano morti e danni molto maggiori di quanto ammette il Governo locale, accusato di avere tardato ad intervenire e di non dare cibo o altro aiuto ma solerte nel vietare contatti con i giornalisti.

Pechino (AsiaNews/Scmp) – Nessun aiuto in cibo o in denaro è ancora giunto per gli abitanti del Fujian dopo oltre una settimana dal passaggio del tifone Saomai, la più forte tempesta che ha colpito la Cina da 50 anni. Le autorità locali sono anche accusate di nascondere le esatte dimensioni dei danni.

I residenti raccontano che il governo locale nei primi due giorni dopo la tempesta non ha cercato le persone disperse, ritardo che ha reso più difficile o impossibile il ritrovamento di molti corpi. "Noi – accusa una donna che ha perso tre parenti – abbiamo dovuto prendere barche in affitto per andare a recuperare i corpi. Ma molte imbarcazioni si sono rifiutate di uscire per paura. La nostra famiglia ha dovuto pagare 5 mila yuan al giorno per avere una barca". "Ora il governo ha mandato le imbarcazioni, ma è troppo tardi".

Xia Mingyang, pescatore di Shacheng, denuncia che "nessuno si è occupato dei corpi e la gente ha dovuto trovare 3 mila yuan per cremare i parenti".

E per la popolazione, senza casa, né lavoro,  non risultano ancora giunti aiuti materiali. "A Shacheng – prosegue Xia – il tifone ha spazzato via ogni cosa: la città è isolata, non ha energia elettrica, cibo o acqua potabile. La gente è senza tetto e dorme all'aperto, mentre piange i parenti".

L'unica cosa in cui le autorità sono efficienti, dice Xia, è impedire ai residenti di parlare con i giornalisti di altre città.

Wen Chonghai, direttore dell'ufficio per gli aiuti del Dipartimento degli Affari civili del Fujian, dice che "il governo ha raccolto milioni di yuan per gli aiuti economici. Ma ancora sono in studio gli interventi specifici. Inizieremo il programma di aiuti appena possibile".

"Finora non abbiamo avuto un centesimo dal governo" dice Xia, che si appella alla generosità dei donatori per aiutare la popolazione anche per la ricostruzione. "Il 99% della popolazione di Shacheng – spiega – dipende dalla pesca e dall'acquacoltura. Abbiamo perso i nostri mezzi di sostegno. Se il governo non ci aiuta, potremo solo stare qui e morire oppure emigrare".

Intanto le cifre ufficiali sono salite a 319 morti, dopo che altri 24 corpi sono stati recuperati a Fuding, la città più colpita. Tang Yi, segretario del Partito a Fuding, ha ammesso che ancora si ignora l'esatto numero delle vittime, perché le ricerche sono ostacolate dalla mancanza di fondi e di mezzi. Ma gli abitanti di Shacheng parlano di oltre 1.000 morti e denunciano il tentativo del governo locale di nascondere le vere dimensioni del disastro. Nel solo Nanzheng, piccolo villaggio separato da Shacheng da una stretta strada, si parla di oltre 100 persone disperse.

Un altro pescatore, Wu Guojia, dice che ha trovato sei cadaveri sotto le rovine della sua fabbrica di pesce e ha visto una nave militare capovolgersi nella tempesta mentre cercava di recuperare due barche di pescatori. "In seguito – racconta Wu – ho visto almeno una dozzina di corpi galleggiare".

Secondo un funzionario locale, la tempesta ha affondato almeno 600 delle 10 mila imbarcazioni riparate nel porto di Shacheng; ha distrutto oltre 59 mila abitazioni nel Fujian, Zhejiang e Jiangxi. A tutt'oggi, la stima dei danni è di almeno 11 miliardi di yuan (circa 1,1 miliardi di euro). (PB)

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