09/09/2025, 11.40
SRI LANKA
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Colombo: gli arresti dei giovani boss delle metanfetamine e l'emergenza educativa

di Melani Manel Perera

Ha destato scalpore nello Sri Lanka la vicenda di cinque figure di spicco della criminalità locale fermati in Indonesia. L'opinione pubblica chiede pene esemplari. Sr. Deepa Fernando, attivista ed educatrice: "Non sono nati assassini, occorre avviare un processo di guarigione della nostra società attraverso tre passi: riforma della scuola, cultura della non violenza e rafforzamento del sistema giudiziario".

Colombo (Asia News) - Nello Sri Lanka di discute molto in questi giorni sul caso di cinque giovani coinvolti nel traffico di droga e in attività criminali arrestati in Indonesia e riportati nel Paese. Come dichiarato dal ministro della Pubblica sicurezza, sembra che il gruppo - guidato da Kehelbaddara Padme - fosse implicato anche in omicidi che hanno causato molte vittime, con ulteriori piani distruttivi sulla produzione di metanfetamine, che ha iniziato a prendere piede direttamente anche nello Sri Lanka. Questo tipo di droga si sta diffondendo sempre di più anche tra gli studenti. Considerati a Colombo criminali pericolosi che meritano di essere puniti, la vicenda suscita in realtà anche domande più profonde di cui AsiaNews ha parlato con sr. Deepa Fernando, attivista per la giustizia sociale, la riconciliazione e i diritti umani nello Sri Lanka, nonché ex preside delle scuole Holy Family a Kalutara e Bambalapitiya.

“Credo sia la prima volta che le forze di sicurezza riescano a catturare un gruppo così numeroso di cosiddetti criminali e a riportarli tutti insieme nello Sri Lanka - commenta -. Ma questi giovani non sono nati assassini. Sono stati bambini con dei sogni. Il coinvolgimento dei giovani nel crimine violento nasce spesso da percorsi spezzati segnati da traumi, povertà e disillusione. Molti portano cicatrici dovute ad abbandoni o abusi mentre decenni di guerra e sfollamenti nello Sri Lanka hanno lasciato ferite nelle famiglie. I sogni di istruzione o di lavoro dignitoso crollano sotto il peso della disoccupazione, della corruzione e dell’ingiustizia e in queste condizioni a qualcuno il crimine può apparire come l’unica via per ottenere denaro, riconoscimento e appartenenza”.

In questo contesto anche il sistema educativo ha le sue responsabilità: “Anziché essere un percorso di guarigione e emancipazione - denuncia sr. Fernando - spesso diventa un altro luogo di controllo e alienazione. Le scuole dello Sri Lanka, come in molte società postcoloniali, raramente affrontano i bisogni psicologici e sociali più profondi dei ragazzi. Premiano il silenzio, l’obbedienza e il successo agli esami, ma trascurano la creatività, la resilienza e la consapevolezza di sé. I cinque giovani arrestati per crimini violenti non rappresentano solo un fallimento delle famiglie o della giustizia, ma anche un fallimento del sistema scolastico che, trascurando la vita interiore dei bambini, fallisce nel proteggere il futuro della società”.

Di qui la necessità di un’azione a tre livelli: “Innanzi tutto – elenca la religiosa - riforme educative: allo Sri Lanka serve un sistema più equo, dove tutti i bambini abbiano accesso a un’istruzione di qualità, indipendentemente dalla provenienza. Per arrivarci occorre abbattere divisioni come quelle tra istituzioni ‘statali’ e ‘religiose’ che perpetuano le disuguaglianze. Poi occorre promuovere la stabilità politica e la non violenza. È proprio la normalizzazione della violenza come strumento per risolvere i conflitti, accentuata anche dall’aggressività diffusa anche attraverso i social media, la causa profonde dei problemi sociali. Infine serve un rafforzamento del sistema giudiziario: l’istituzione che dovrebbe proteggere i diritti è diventata fonte di sfiducia a causa di fenomeni come processi mediatici, abusi da parte della polizia, omicidi extragiudiziali e morti in custodia. Per ripristinare la fiducia pubblica, le riforme devono garantire il rispetto delle procedure legali, l’indipendenza della magistratura e la giustizia uguale per tutti, indipendentemente dallo status sociale o economico”.

“Invece di continuare a parlare solo dei crimini che devastano la società e dei delinquenti che li hanno commessi - conclude sr. Fernando - occorre proteggere le future generazioni del Paese e guidarle sulla retta via, occupandosi anche del recupero di tutti i criminali catturati. Credo che il governo attuale possa intraprendere questi passi”.

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