Commissione Usa a Pechino: non rimpatriate i nordcoreani
La Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale ha pubblicato un rapporto sugli esuli nordcoreani fuggiti in Cina. Se rimpatriati, rischiano torture e galera: i cristiani “più di ogni altro”.
Washington (AsiaNews) – Il governo cinese deve interrompere il rimpatrio degli esuli nordcoreani che scappano dal regime stalinista di Kim Jong-il: questo, infatti, dopo averli catturati li tratta “in maniera disumana, specialmente se cristiani”. Lo chiede la Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale, che ha pubblicato un rapporto sulla Corea del Nord dal titolo “Una prigione senza sbarre”.
La Commissione sottolinea il fattore anti-religioso dell’operazione. Le torture e le pressioni che subiscono i rimpatriati, infatti, “servono come monito al resto della popolazione, che deve collegare la religione all’estrema sofferenza”. Basato su interviste a rifugiati – sia prigionieri che guardie carcerarie – il testo definisce l’atteggiamento cinese sulla questione come “estremamente preoccupante”.
I nordcoreani in Cina sono stimati in decine di migliaia: la maggior parte è entrata nel Paese in maniera illegale e viene usata come manodopera a costo zero, sotto la minaccia di rimpatrio. La Commissione chiede al governo cinese di rispettare i trattati internazionali sul diritto all’asilo politico, e di cambiare la sua politica sulla questione “entro le Olimpiadi”.
Fino ad oggi Pechino si è difesa dalle accuse citando un trattato, siglato 25 anni fa da Pechino e Pyongyang ed oggi decaduto, che impone il rimpatrio di coloro che escono dalla Corea del Nord senza documenti.
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