Con Madre Teresa nelle giornate più dure di Gaza City
La parrocchia latina della Sacra Famiglia ha celebrato questa mattina la festa della santa degli ultimi e degli indifesi. Lei stessa nel 1982 visitò la comunità delle Missionarie della Carità tuttora presente nella Striscia: nella loro casa restano insieme ai piccoli disabili a loro affidati. Volto di un amore più forte dell'odio, anche nel cuore di una guerra.
Milano (AsiaNews/Agenzie) – L’immagine di Madre Teresa ai piedi dell’altare. Nel giorno della sua festa liturgica – e a 28 anni esatti dalla sua morte– è all’intercessione della santa degli ultimi e degli indifesi che si affida la parrocchia latina della Sacra Famiglia. La solennità della celebrazione della festa di santa Teresa di Calcutta anche nel mezzo della guerra, è stata condivisa questa mattina con le consuete immagini della vita della comunità dal parroco p. Gabriel Romanelli, sui suoi profili social. Una ricorrenza preparata dalla piccola e tribolata chiesa di rito latino con una novena cominciata già nei giorni scorsi. E andata avanti proprio mentre i colpi dell’esercito israeliano si stanno fanno sempre più vicini nell’avanzata delle sue truppe alla conquista di Gaza City
C’è un legame speciale, infatti, tra la parrocchia della Sacra Famiglia e le Missionarie della Carità, che insieme alle religiose argentine delle Serve del Signore e della Vergine di Matarà (il ramo femminile dell’Istituto del Verbo Incarnato, a cui appartiene anche p. Romanelli) sono le uniche religiose cattoliche rimaste a Gaza. È dal febbraio 1973 che le suore di Madre Teresa sono presenti nella Striscia. Una presenza segnata fin dall’inizio dalla condivisione delle sofferenze di questa terra martoriata: arrivarono nella Striscia poche settimane dopo l’uccisione dell’allora parroco della comunità latina, p. Hanna Al-Nimri. Toccò a loro dover ripulire le pareti insanguinate.
Il loro ministero in questi ormai più di cinquant’anni è stato soprattutto accanto a decine di disabili gravi ospitati nella loro casa, che si trova proprio nel compound della parrocchia. Una casa che Madre Teresa stessa visitò nel 1982, durante il suo viaggio in Terra Santa. In quello stesso anno in cui - nel vicino Libano, nel pieno dell’assedio israeliano di Beirut - si spese per portare al sicuro un centinaio di bambini di un orfanotrofio musulmano.
Come hanno scritto qualche giorno fa il card. Pierbattista Pizzaballa e il patriarca greco-ortodosso Teofilo III, le Missionarie della Carità hanno scelto di restare a Gaza City accanto alle persone fragili a loro affidate. E con loro, nel cuore della guerra, resta anche il volto di Madre Teresa. Icona di un amore più forte dell’odio e delle contrapposizioni ideologiche, più forti che mai a 700 giorni dall’inizio di questa tragedia. Segno di pace per tutti, nel cuore di Gaza.
28/10/2003