Conferenza Onu sui Rohingya, Amnesty: 'Rimpatrio in Myanmar sarebbe catastrofico'
Lavoro forzato, fame, crisi sanitarie e violenze: è l’inferno che attende i rifugiati Rohingya se costretti a rientrare nello Stato Rakhine, oggi conteso tra esercito birmano, e diverse milizie etniche. Alla conferenza Onu di New York attivisti Rohingya e Amnesty International hanno chiesto corridoi umanitari e giustizia internazionale, mentre i campi profughi in Bangladesh continuano ad affrontare il dramma della riduzione degli aiuti.
New York (AsiaNews) - Lavoro forzato, fame, crisi sanitarie e un conflitto sempre più violento e brutale. Sono queste le condizioni che attendono i rifugiati Rohingya in Bangladesh al loro ritorno in patria, nello Stato Rakhine del Myanmar. La denuncia è arrivata da parte di Amnesty International in occasione della conferenza che si è tenuta ieri a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni unite a New York, che aveva come scopo quello di formulare un piano che consenta a oltre un milione di rifugiati Rohingya che vivono nel campo profughi di Cox’s Bazar di tornare in Myanmar. La maggior parte di loro è scappata per le persecuzioni dell’esercito birmano tra il 2016 e il 2017.
Un gruppo di attivisti Rohingya ha presenziato alla conferenza. Maung Sawyeddollah, fondatore del Rohingya Student Network, si è rivolto ai suoi connazionali dicendo: “Cari fratelli e sorelle, non siete dimenticati. Potreste pensare che il mondo non veda la vostra sofferenza. I Rohingya vedono voi. Ora questo messaggio è per i leader mondiali e le Nazioni Unite: sono già passati più di otto anni da quando il genocidio dei Rohingya è stato denunciato. Dov'è la giustizia per i Rohingya? Dove?”, ha chiesto l’attivista 22enne. Nel 2017, l’allora commissario Onu per i diritti umani descrisse le persecuzioni dei Rohingya come un “esempio da manuale di pulizia etnica”. Sawyeddollah, temendo per la sua vita, camminò per 15 giorni con la sua famiglia fino al confine con il Bangladesh per salvarsi.
Secondo un rapporto pubblicato lunedì dal Meccanismo investigativo indipendente per il Myanmar (IIMM), i militari hanno distrutto villaggi e moschee e riconvertito i terreni delle famiglie Rohingya in avamposti di sicurezzale- "Erano a conoscenza dei diritti fondiari e di proprietà dei Rohingya attraverso i registri ufficiali", si legge nel documento dell'Onu, basato su racconti diretti e immagini satellitari.
Durante il suo discorso Maung Sawyeddollah ha poi mostrato la foto di un gruppo di corpi che giacevano in un fiume, persone uccise in un attacco con droni da parte dell’Arakan Army ad agosto dello scorso anno. “Non si tratta di casi isolati; fanno parte di una campagna sistematica. Perché l’esercito di Arakan non impedisce queste atrocità disumane?”, ha chiesto il giovane.
Dallo scoppio della guerra civile in Myanmar, infatti, la situazione si è ulteriormente complicata nello Stato Rakhine. Qui il conflitto coinvolge tre attori principali: l’esercito birmano, responsabile di un colpo di Stato militare nel 2021, l’Arakan Army (AA), una milizia etnica ribelle che punta a ottenere l’autonomia per il Rakhine e combatte contro i militari golpisti, e l’ARSA (Arakan Rohingya Salvation Army), gruppo armato musulmano che inizialmente rivendicava la difesa dei Rohingya ma che oggi appare alleato con l’esercito birmano contro l’AA, che è composto per lo più dal gruppo etnico Rakhine (o arakanese), per la maggior parte di fede buddhista. Nel conflitto civile l’Arakan Army si è più volte reso responsabile di violenze contro i Rohingya (esecuzioni sommarie, incendi di villaggi, violenze sui civili) quando ha assunto il controllo di aree strategiche. L’ARSA, al contrario, che è considerato un gruppo terrorista dal governo birmano, dallo scoppio della guerra civile ha collaborato in alcuni casi con l’esercito a volte reclutando con la forza giovani Rohingya nei campi profughi del Bangladesh, una modalità che ha spesso ricevuto le critiche di diversi leader musulmani Rohingya.
“La situazione è peggiorata”, ha ribadito alla conferenza Wai Wai Nu, altra attivista Rohingya e fondatrice del Myanmar Women’s Peace Network, facendo riferimento alla leva obbligatoria, alle violenze sessuali, alle uccisioni e al blocco degli aiuti, tutte azioni perpetrate dall’esercito birmano nel Rakhine. “Senza azioni concrete, l’esodo dei Rohingya continuerà finché non ce ne saranno più in Myanmar”, ha aggiunto, chiedendo l’istituzione di corridoi umanitari transfrontalieri, sanzioni mirate e procedimenti giudiziari per i crimini commessi finora.
Il rapporto pubblicato nei giorni scorsi da Amnesty International raccoglie 15 interviste con rifugiati Rohingya scappati di recente dal Rakhine, e in particolare dalle municipalità di Maungdaw e Buthidaung, due aree che da circa un anno sono passate sotto il controllo dell’Arakan Army. “Al momento le condizioni nello Stato settentrionale di Rakhine, in Myanmar, non permettono un ritorno sicuro dei Rohingya”, ha dichiarato Joe Freeman, ricercatore di Amnesty International. “Per molti Rohingya, l’Arakan Army ha sostituito l’esercito birmano come oppressore. L’esercito sta usando i civili Rohingya come carne da cannone per combattere contro l’Arakan Army, e i gruppi armati Rohingya stanno lanciando nuovi attacchi nel territorio.
La drastica riduzione degli aiuti statunitensi ha ulteriormente contribuito a una crisi umanitaria in cui le forniture scarseggiano e i prezzi sono alle stelle”, ha aggiunto l’esperto. “Sebbene sia di vitale importanza porre l’attenzione internazionale sulla crisi dei Rohingya con questa conferenza, qualsiasi tentativo di procedere con il rimpatrio senza affrontare i gravi pericoli che affliggono tutte le comunità – Rohingya, Rakhine e altre minoranze etniche in Bangladesh e in Myanmar – potrebbe essere catastrofico”.
Solo negli ultimi mesi sono fuggiti altri 150mila profughi Rohingya, ha spiegato il capo di gabinetto Earle Courtenay Rattray a nome del segretario generale delle Nazioni unite, citando anche i tagli agli aiuti internazionali. Le agenzie delle Nazioni unite sono state costrette a ridurre le razioni alimentari, per esempio, con conseguenze gravi su malnutrizione e mortalità infantile.
04/10/2017 11:53
11/08/2022 10:45