02/10/2008, 00.00
INDIA
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Continuano le violenze contro i cristiani in Orissa

Tre villaggi attaccati nel distretto di Kandhamal. Il governo centrale invia altre 10 brigate di forze paramilitari. I cristiani denunciano l’inazione della polizia e del governo. Una suora clarissa è morta di malaria, contratta mentre era in fuga nella foresta. Avrebbe desiderato ritornare a lavorare in Orissa. Colpita una chiesa protestante nel Tamil Nadu.

Bhubaneshwar (AsiaNews) – Altri tre villaggi sono stati attaccati e decine di case di cristiani bruciate nello stato dell’Orissa, nonostante il coprifuoco imposto dalla polizia. Il governo centrale ha deciso di inviare altre truppe speciali per contenere le violenze.

Le nuove distruzioni sono avvenute ieri sempre nel distretto di Kandhamal, l’epicentro da cui sono partiti gli attacchi contro i cristiani dal 24 agosto scorso. Ieri nelle prime ore del giorno gruppi nazionalisti indù hanno bruciato 5 case nel villaggio di Paningia, nella zona di Chakapad. Nel pomeriggio sono state bruciate 30 case in altri due villaggi nella zona di Rakia. Per la prima volta da oltre un mese la polizia ha arrestato alcuni membri responsabili delle distruzioni, appartenenti all’Rss (Rashtriya Swayamsevak Sangh), al Bjp (Bharatiya Janata Party) e al Kuj Samaj, un’organizzazione nazionalista indù diffusa fra i tribali Kondh. Gli arresti hanno provocato manifestazioni di militanti indù attorno ai distretti di polizia e l’Alta corte dell’Orissa ha chiesto al governo centrale di inviare nuove truppe per mantenere l’ordine.

Il ministero degli Interni di Delhi ha deciso di inviare 10 nuove brigate di paramilitari. Sei di esse sono partite subito, le altre 4 entro due giorni.

Il grande dispiego di forze non interrompe però le violenze. I cristiani accusano la polizia di non intervenire in tempo o di rimanere inattivi alla presenza di violenze.

Una fonte di AsiaNews denuncia: “Talvolta gli attacchi avvengono proprio dopo che la polizia ha lasciato il villaggio; altre volte arrivano migliaia di militanti e dopo la distruzione la polizia dice che non ne sapeva nulla. Come se questi gruppi così folti si possano materializzare in un attimo. Altre volte le vittime denunciano gli aggressori, che loro conoscono, ma la polizia dice che è difficile identificarli. Altre volte gli aggressori fuggono dal villaggio attaccato mentre la polizia è presente sul posto”.

La Chiesa indiana continua a manifestare il suo dispiacere per l’inazione (presunta o voluta) del governo centrale e locale nel proteggere i cristiani. Nell’Orissa oltre 50 mila persone sono rimaste senzatetto e molti sono ancora rifugiati nella foresta, timorosi di ritornare ai loro villaggi, col rischio di fame, malattie e pericoli. Una suora clarissa di 30 anni, sr Mable, è morta il 28 settembre scorso per la malaria contratta mentre era nascosta nella foresta. Il dispensario in cui lavorava, a Ruthunga (Kandhamal)  era stato attaccato dai militanti indù. La suora è rimasta nascosta nella foresta per 2 settimane, finché non è stata portata a Kochi (Kerala), alla casa centrale della congregazione, dove è morta.

Queste suore clarisse hanno vita attiva e contemplativa. La superiora generale, sr Celia, spiega: “In Orissa lavoriamo anche nelle scuole, non scuole superiori, ma elementari, per dare un’educazione di base ai poveri”. Sr Celia afferma che le suore fuggite dall’Orissa vogliono ritornarvi. “Anche sr Mable, prima di morire, ci ha detto che voleva ritornare in Orissa, non appena fosse guarita”.

Nel Tamil Nadu una chiesa protestante a Coimbatore è stata vandalizzata da gruppi di militanti, che hanno rotto le finestre lanciando pietre. È la sesta chiesa che viene colpita nel Tamil Nadu

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