23/03/2010, 00.00
COREA DEL SUD
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Corea, la Chiesa cresce vigorosa

di Theresa Kim Hwa-young
Secondo i dati della Conferenza episcopale sudcoreana, i cattolici sono aumentati nel corso dell’ultimo anno: al momento, sono circa il 10% della popolazione. Crescono anche le vocazioni e l’interesse dei non cristiani nei confronti della Chiesa. Un docente di Scienze delle religioni: “Merito della virtù espressa dai fedeli”.
Seoul (AsiaNews) – Crescono i cattolici in Corea del Sud, così come aumentano le vocazioni religiose e il clero locale. Un risultato che nasce dall’unità dei cattolici e dal loro impegno quotidiano nella vita del Paese, sempre più a rischio per le problematiche sociali che l’affliggono. È quanto emerge dai dati statistici presentati dalla Conferenza episcopale coreana, che mostra un aumento del 2,7% nel numero dei fedeli battezzati.
 
Secondo i dati, il totale dei cattolici nel Paese ammonta 5.004.115: si tratta del 9,9% dell’intera popolazione, un aumento di 130mila unità rispetto ai dati precedenti. Il clero locale, inoltre, è pari a 4.204 unità, rispetto ai 4.026 precedentemente recensiti: di questi, 3.477 sono sacerdoti diocesani mentre 726 sono missionari o religiosi. Il numero dei seminaristi rimane sostanzialmente lo stesso, 1.413 rispetti ai 1.445: di questi, molti sono però divenuti nel frattempo sacerdoti. Aumentano le religiose di 186 unità, arrivando a 10.401.
 
Rispetto ai risultati del censo generale del 2005, che il governo compie ogni dieci anni, i cattolici sono cresciuti del 74% contro un aumento del 18% dei buddisti e una diminuzione del 16% dei protestanti. Il dato ha fatto riflettere le denominazioni cristiane, che si sono interrogate sul loro modo di fare missione nel Paese asiatico.
 
Il professore Kim Jong-seo, che insegna Scienze della religione presso l’Università nazionale di Seoul, ha analizzato le ragioni del successo ottenuto dall’evangelizzazione cattolica in Corea. Secondo il docente, ci sono sei punti chiave che hanno permesso questo risultato:
 
Unità e organizzazione gerarchica. La Chiesa cattolica sudcoreana è organizzata in sedici diocesi guidati da vescovi ordinari, che rispondono tutti alla Conferenza episcopale. Questa, a sua volta, è strutturata in sei Commissioni e 20 Comitati. L’intera funzione della Chiesa rientra dunque in un corpo organico, che ha una leadership gerarchica: questo ha favorevolmente impressionato la popolazione locale.
 
Integrità. Vivere una vita all’insegna dell’integrità è molto importante per il clero coreano e per i consacrati. L’amministrazione degli affari finanziari delle diocesi è condotta in una maniera estremamente trasparente, a tutti i livelli. Questo modo di fare ha contribuito a trasmettere una buona impressione della struttura.
 
L’impegno per la giustizia e la pace. La Chiesa cattolica coreana ha svolto un ruolo importante e profetico durante i tre decenni travagliati che hanno creato la democratizzazione della penisola, così come durante il regime militare iniziato nei primi anni ’60. Sono molti i sacerdoti, i religiosi e i fedeli che sono finiti in galera per essersi schierati dalla parte dei deboli: fra questi, il defunto vescovo Daniele Ji Hak-san. Oltre a questa testimonianza, la Chiesa è impegnata giorno per giorno nelle questioni sociali ed etiche, e lotta per i diritti umani della popolazione.
 
Tolleranza nei confronti dei riti ancestrali. Nel 1742, papa Benedetto XIV proibì le devozioni previste nei riti ancestrali condannandoli come superstizione: questa scelta è una delle ragioni alla base della persecuzione anti-cristiana in Cina e in Corea. Nel 1939, però, Pio XI decise di permettere i riti ancestrali confuciani che non contenessero elementi di superstizione. Una cosa che invece i protestanti non tollerano.
 
Apertura alle altre religioni. Mentre i fedeli di alcuni credi non sono tolleranti nei confronti degli altri, l’apertura mentale e la tolleranza colpiscono i non cattolici. Tutto deriva dal Concilio Vaticano II, che ha aperto la Chiesa coreana agli altri. Durante il regime militare, le religioni hanno collaborato per la democratizzazione del Paese.
 
Impegno sociale. Sotto la guida dei loro vescovi i cattolici coreani sono impegnati verso i poveri e questo ha dato molto impulso all’evangelizzazione. Il fatto poi che questo impegno sia rivolto a tutti - senza distinzione di nazionalità, razza o credo – dimostra la bontà dell’insegnamento primario che sta alla base del cattolicesimo.
 
A questi sei punti, conclude il professor Kim, “va aggiunta la rilevanza che hanno avuto figure come quelle dei martiri coreani e del defunto cardinale Stefano Kim Sou-hwan, protagonista indiscusso della sua epoca”.
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