01/10/2025, 11.35
INDIA
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Così i discorsi d'odio normalizzano la violenza contro cristiani e musulmani in India

di Nirmala Carvalho

Nel suo "Hate Crime Tracker" l'Associazione per la Protezione dei Diritti Civili ha registrato 141 crimini violenti contro le minoranze nei soli tre mesi tra giugno e agosto 2025. Nel 90% dei casi coinvolto il Bajrang Dal, nell'Uttar Pradesh il numero più alto di episodi. L'ultimo assalto nel Chhattisgarh dove a un cristiano che non voleva "riconvertirsi" all'induismo è stata distrutta la casa tra minacce di morte. "Ormai questi episodi stanno diventando una routine".

Delhi (AsiaNews) - Un nuovo rapporto pubblicato dall’Associazione per la Protezione dei Diritti Civili (APCR), intitolato Hate Crime Tracker, ha evidenziato i continui attacchi, le molestie e gli atti di vandalismo rivolti alle minoranze religiose nel Paese, in particolare contro musulmani e cristiani.

L’ultimo episodio si è verificato il 28 settembre nel distretto di Sukma, nello stato del Chhattisgarh. Il signor Sodi Deva, convertitosi al cristianesimo alcuni anni fa, è stato minacciato di morte se non “ritornerà” all'induismo. La casa di Sodi Deva è stata demolita da una folla guidata dal capo villaggio. Una sessantina di persone hanno preso parte all’azione, durante la quale hanno devastato i suoi beni e minacciato la sua vita.

“La violenza di massa, le aggressioni fisiche e gli attacchi a luoghi e simboli religiosi sono diventati in maniera preoccupante un esperienza comune, al punto da sembrare quasi una routine", afferma il rapporto, aggiungendo che questo tipo di violenza “non solo minaccia l'incolumità immediata delle minoranze, ma mina anche la loro fiducia nell'esercitare liberamente la propria fede senza timore di umiliazione”.

Lo studio, molto dettagliato, evidenzia le modalità di questa violenza che vanno dai linciaggi di massa, alle manifestazioni pubbliche di odio, fino agli attacchi ai luoghi di culto, sottolineando come i crimini d’odio non solo siano diventati più frequenti, ma anche più organizzati e apertamente giustificati. Secondo il rapporto, questa ricerca riflette una cultura sempre più intollerante, alimentata da retorica estremista, inazione istituzionale e normalizzazione del discorso d’odio nel dibattito pubblico.

Secondo l’Hate Crime Tracker tra giugno e agosto 2025 in India sono stati registrati 141 episodi di crimini d’odio e 102 di discorsi d’odio. Il numero più alto è nello stato dell’Uttar Pradesh, con 36 casi, seguito da Chhattisgarh con 17 casi e Maharashtra con 14. Il rapporto segnala anche 19 attacchi contro strutture religiose come moschee, chiese e santuari. Nel corso di tre mesi, sette musulmani sono stati linciati a morte.

Il rapporto dell’APCR mette in luce che in 115 episodi di crimini d’odio, gli aggressori sono stati folle organizzate. Le vittime sono state spesso costrette a intonare slogan religiosi, picchiate e umiliate pubblicamente. Organizzazioni hindutva come il Bajrang Dal sono collegate a 126 episodi, mentre il VHP a 16 e membri associati al partito di governo BJP a 12. In una ventina di casi la polizia è risultata essere complice o di parte nei confronti degli accusati.

Il rapporto descrive anche come i musulmani siano stati bersaglio di discorsi d’odio durante i comizi elettorali. Termini denigratori sono stati usati da leader del BJP, con parole come "jihad", "infiltrazione". Su 102 episodi di discorsi d’odio segnalati, solo 4 sono stati registrati con una denuncia ufficiale. Ben 70 di questi discorsi sono stati pronunciati da leader del BJP durante la campagna elettorale. Il rapporto osserva che l’uso del discorso d’odio in politica “normalizza la retorica della divisione e della demonizzazione”, affermando che il tessuto stesso della laicità e del pluralismo in India rischia danni irreparabili.

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