17/12/2009, 00.00
EMIRATI
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Cresce il controllo di Abu Dhabi sul governo di Dubai, a scapito di Teheran

Il primo salvataggio dall’indebitamento non tranquillizza gli investitori, ma vara una politica di ritorno di Dubai nell’alveo della federazione degli emirati. E lo allontana dall’Iran, che finora ha usato Dubai per sfuggire a embarghi e distribuire le sue merci.

Dubai (AsiaNews/Agenzie) – Sheikh  Ahmad Bin Saeed Al Maktoum, presidente del Comitato fiscale supremo di Dubai ha iniziato oggi un viaggio a Londra, New York e Washington per rassicurare gli investitori dopo la dichiarata ristrutturazione del debito della holding statale Dubai World e il prestito di 10 miliardi di dollari da parte di Abu Dhabi.

Imprenditori e appaltatori, che negli ultimi anni hanno sostenuto gli investimenti nel patrimonio immobiliare di Dubai, attendono infatti i pagamenti dei conti in sospeso. Ma secondo molti esperti economici, l’iniezione di capitale da Abu Dhabi non risolve tutti i problemi.

Dei 10 miliardi di Abu Dhabi, 4,1 vanno a ripagare i bond islamici detenuti da Nakheel, la società immobiliare legata alla Dubai World; i restanti saranno utilizzati per soddisfare le esigenze di chi vanta crediti commerciali. Il portavoce della Dubai World ha già precisato che “le richieste di risarcimento superano di molto la somma stanziata e quindi non tutti posso aspettarsi di essere pagati domani, anche perché la ristrutturazione del debito delle due società Nakheel e Limitless è appena iniziata”.

Analisti della Banca nazionale del Kuwait stimano che la ristrutturazione di Dubai World potrebbe scatenare nei prossimi sei mesi una ulteriore contrazione del 25-30%. Infatti parte del debito dovrà essere pagata anche nel 2010 e 2011, per una stima di almeno 55 miliardi di dollari nei prossimi tre anni.

Dal punto di vista geopolitico, il salvataggio varato il 14 dicembre scorso significa per Abu Dhabi un accresciuto potere di controllo sul governo di Dubai e sulle sue attività, e l’occasione di ricondurre all’interno della federazione degli Emirati Arabi Uniti il riottoso Sheikh Mohammed bin Rashid Al Maktoum. Questi è accusato di troppa autonomia rispetto al governo federale, di spericolate operazioni economiche di indebitamento, e di un contributo al bilancio federale (12 miliardi di dollari) al di sotto del 3%.

Il controllo di Abu Dhabi potrebbe concretizzarsi in due modi. Anzitutto, l’emiro di Abu Dhabi Sheikh Khalifa bin Zayed Al Nahyan dovrà porrà fine alle cattive abitudini finanziarie di Dubai. Secondo alcune indiscrezioni, a compensazione del salvataggio, egli sarebbe pronto a comprare anche alcuni asset economici dell’impero, quale la compagnia aerea statale Emirates Airlines e l’operatore portuale DP World Tld.

Il secondo modo è politico. Abu Dhabi e Arabia Saudita hanno sempre tenuto una politica estera comune di opposizione all’Iran; Dubai ha invece sviluppato negli anni una certa indipendenza e uno stretto rapporto con lo Stato guidato da Ahmadinejad. Ciò ha consentito a Teheran di violare embarghi e misure commerciali restrittive proprio attraverso il passaggio delle merci dai porti di Dubai.

Il controllo esercitato ora da Abu Dhabi, alleato degli Stati Uniti, potrebbe consentire a Washington di esercitare una pressione significativa nella sua battaglia contro l’Iran.

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