06/05/2022, 11.55
EUROPA-CINA
Invia ad un amico

Crisi Covid: un quarto delle imprese Ue pronto a lasciare il mercato cinese

L’83% dice di avere subito danni dai lockdown imposti da Pechino. Il 60% si aspetta perdite di profitti tra il 6 e il 15% a fine anno. I manager europei faticano a entrare in Cina per valutare la situazione e prendere decisioni su eventuali investimenti. Le autorità cinesi annunciano misure per ripristinare la fiducia degli investitori stranieri.

Pechino (AsiaNews) – Il 23% delle imprese europee attive nel mercato cinese è pronto a spostare la produzione in altri Paesi: il doppio rispetto a inizio anno e il livello massimo in 10 anni. Lo certifica un sondaggio pubblicato ieri dalla Camera di commercio dell’Unione europea in Cina, secondo cui rischi legati all’interruzione delle catene globali del commercio e la politica “zero-Covid” di Xi Jinping rendono sempre più difficile operare nel territorio del gigante asiatico.

Al momento nel Paese ci sono focolai attivi in 14 province, compresa la capitale, che interessano 180 milioni di persone. L’83% delle compagnie intervistate dalla Camera di commercio Ue ha risposto che le draconiane chiusure sanitarie ordinate dalle autorità in poli industriali come Shanghai, Shenzhen e Changchun hanno colpito la loro produzione.

Il 60% dei rispondenti calcola perdite di profitti tra il 6 e il 15% a fine anno. Il 94% denuncia l’impatto negativo delle stringenti misure anti-Covid sulla logistica; il 92% sostiene che le restrizioni abbiano danneggiato le filiere di approvvigionamento, con l’85% che dice di avere difficoltà a reperire materie prime e componenti per l’attività produttiva.

Le autorità cinesi ammettono i problemi nei trasporti. Secondo dati ufficiali, in due settimane da metà marzo il volume di beni in partenza dal porto di Shanghai, il principale del Paese, è sceso del 25%, mentre il trasporto merci nazionale su gomma ha avuto un calo del 40%.

C’è poi il problema delle restrizioni ai viaggi di lavoro come parte delle misure d’emergenza sanitaria. Joerg Wuttke, presidente della Camera di commercio Ue a Pechino, osserva che i manager delle aziende europee faticano a entrare in Cina, non potendo così valutare la situazione sul campo e prendere di conseguenza decisioni su eventuali investimenti.

Per riportare la fiducia nel mercato cinese, gli imprenditori europei chiedono più “prevedibilità” da parte delle autorità locali. In sostanza vorrebbero che Pechino abbandonasse la linea zero-Covid per un approccio di convivenza con il virus, seguito nella maggior parte del mondo.

In un incontro lo scorso 29 aprile, il Politburo del Partito comunista cinese ha affermato che risponderà in modo attivo alle richieste delle imprese estere per facilitare i loro affari in Cina. Il massimo organo decisionale del regime ha precisato che prenderà iniziative orientate alla crescita per ripristinare la fiducia degli investitori stranieri.

Tra gli stimoli annunciati ci sono anche politiche “più prevedibili” e di sostegno alle compagnie tecnologiche e a quelle immobiliari. I due settori sono tra i più colpiti dalla stretta anti-monopoli del governo, considerata una delle maggiori cause del rallentamento economico registrato da fine 2021.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
La Ue vuole diventare una forza ‘equilibratrice’ tra Cina e Usa
19/06/2020 13:45
Ripresi i voli diretti tra Cina e Taiwan
23/01/2006
Xi Jinping: a Pechino la terza Borsa del Paese
03/09/2021 12:03
Covid e commercio: Asunción resiste al ‘ricatto’ cinese e rimane con Taipei
07/05/2021 12:39
Kishida: 'Più investimenti contro il Covid-19 e per la difesa'
08/10/2021 08:48


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”