10/04/2017, 15.33
BANGLADESH
Invia ad un amico

Da indù a cristiano: la storia di Joyshita, che lavora per costruire una chiesa nel suo villaggio

di Sumon Corraya

Joyshita Roy Augustian lavora nel distretto di Gazipur, dove si è trasferito con la moglie sei anni fa. Quando è arrivato nel villaggio di Malibara, c’erano circa 12 famiglie cristiane. Egli ha messo a disposizione la veranda della sua casa per celebrare la messa. Oggi ci sono 60 famiglie cattoliche e altrettante protestanti.

Gazipur (AsiaNews) – Da indù a cristiano, ora lavora per costruire una chiesa nel suo villaggio alla periferia di Dhaka, popolato in maggioranza da migranti trasferitisi nella capitale in cerca di lavoro. È la storia di Joyshita Roy Augustian, convertitosi al cristianesimo dopo il matrimonio con Smrity Murmu, cattolica. Lo scorso anno lui e altre 40 persone di fede diversa hanno ricevuto il battesimo – compresi i suoi due figli – e sono entrate nella famiglia cristiana. Ad AsiaNews racconta il motivo della sua conversione: “Dopo le nozze ho iniziato ad andare a messa e mi piaceva quello che il sacerdote predicava. Mi piacevano le omelie e il modo di pregare, che io non trovavo nella mia confessione indù. Al contrario, non avevo mai amato le preghiere indù. Per questo ho deciso di diventare cristiano”.

L’uomo proviene dalla cittadina di Pirganj, nel distretto di Thakurgaon, nella parte nord-occidentale del Bangladesh a confine con l’India. Lì ha conosciuto sua moglie, e dopo essersi sposati civilmente nel 2007 si sono traferiti a Malibara, nel distretto di Gazipur, in cerca di fortuna. “Nel mio villaggio non c’era lavoro – riferisce – quindi per avere una vita migliore siamo emigrati. E ora lavoro in una azienda medica”.

Quando è arrivato, nel villaggio di Malibara c’erano circa 12 famiglie cristiane, tutte provenienti da altre zone del Paese. Joyshita racconta che nel villaggio non esisteva una chiesa per pregare, “quindi celebravamo la messa nella veranda della mia casa”. In seguito, cinque anni fa, la vicina parrocchia di Faucal, a 50 km di distanza, ha preso in affitto un appartamento per consentire la celebrazione dei riti.

“Oggi – continua – nell’appartamento è sorta la chiesa di St. Joseph, frequentata da 60 famiglie cattoliche e altre 60 protestanti. Questi ultimi non hanno un proprio luogo religioso, perciò spesso vengono nella nostra chiesa. Tra di noi ci sono buone relazioni”. Il cattolico riporta che un ruolo fondamentale viene svolto dai sacerdoti e dalle suore, che “ogni venerdì vengono nella nostra chiesa per celebrare la messa, perché il venerdì è il nostro giorno libero”. Infatti lo scorso venerdì tutti cristiani del villaggio hanno celebrato la Domenica delle Palme. La liturgia è stata officiata da p. Kajol Purifucation, parroco di Faucal, che afferma: “A Malibari le persone hanno un profondo desiderio di cura spirituale. Noi predichiamo il Vangelo e tanti stanno accogliendo Gesù Cristo come proprio salvatore”.

Ciò che manca alla comunità è una chiesa vera e propria. Smrity Murmu, la moglie di Joyshita, dichiara: “Anche se mio marito è un convertito, egli è molto attivo nella Chiesa. Ogni giorno recitiamo il Rosario. Mio marito sta lavorando per costruire la chiesa a Malibari. Pregate per la sua intenzione”.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Dhaka, cristiano convertito: il Natale, tempo di benedizioni
27/12/2017 12:43
“Io, musulmano convertito al cristianesimo, respinto dalla famiglia e dalla società”
29/08/2016 12:10
Orissa, militare convertito: Sono orgoglioso della mia fede in Gesù Cristo
16/01/2017 12:56
Dhaka, giovane convertito: Predico Cristo con il mio stile di vita
27/09/2019 12:48
Bangladesh, sgozzato un musulmano convertito al cristianesimo
22/03/2016 11:22


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”