04/09/2020, 11.56
BANGLADESH
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Dhaka, storica sentenza: vedove indù potranno ereditare beni e terreni del coniuge

di Sumon Corraya

L’Alta corte ha disposto che le donne possano beneficiare di tutte le proprietà dei loro mariti deceduti. Avvocato pro-diritti umani: Primo segno di attenzione verso le donne indù, dimenticate dai governi. Verdetto che restituisce “onore e pace” e garantisce “auto-sufficienza”. La gioia delle donne per una ritrovata autostima.

Dhaka (AsiaNews) - Con una sentenza destinata a fare scuola e a diventare una pietra miliare per i diritti nel Paese, l’Alta corte del Bangladesh ha stabilito che le vedove indù potranno beneficiare di tutte le proprietà dei loro mariti deceduti. La decisione dei giudici risale al 2 settembre e prevede che non vi siano distinzioni fra terreni agricoli e non; le donne, escluse in precedenza dalla successione al marito (o al padre), potranno dunque estendere i loro diritti su entrambe le categorie.

Finora, secondo la legge le donne indù potevano succedere nel possesso della fattoria del coniuge scomparso, ma non negli altri beni come i terreni agricoli. 

Attivisti e giuristi hanno accolto con favore la decisione, che rappresenta un passo in avanti fondamentale nella parità dei diritti fra uomo e donna, anche in materia di successione e di proprietà terriera. Sultana Kamal, avvocato in prima linea nella difesa dei diritti umani, parla di “bella notizia” per quanti operano “nel campo dei diritti. Oggi una vedova indù potrà beneficiare delle proprietà del defunto marito” come “chiedevamo da tempo”. Finora nessun governo, in una nazione a grande maggioranza musulmana, “aveva mostrato attenzione per le donne indù”. 

In seguito alla sentenza, le vedove potranno così vivere una vita dignitosa senza dover elemosinare l’accoglienza nella casa dei genitori o presso la famiglia di origine. “Un verdetto - aggiunge l’avvocato - che restituisce onore e pace” alle donne, che potranno “essere auto-sufficienti e senza alcun problema finanziario”. 

Rana Das Gupta, segretario generale di Oikya Parishad, una ong che promuove il dialogo tra indù, musulmani e cristiani, parla di “pietra miliare”. Gioia e soddisfazione emerge anche fra le donne indù, come conferma Dipaly Rani: “Dopo la morte [del marito], una donna indù torna nella casa paterna con i bambini, in cerca di accoglienza. Non avevamo alcun diritto sui terreni dei nostri coniugi. Per questo festeggiamo la sentenza. Ora le donne indù potranno vivere in società con maggiore autostima”.

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