24/10/2025, 08.53
VATICANO
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Tecnologia e periferie: la ‘Rerum Novarum’ di Leone XIV

Continuando il dialogo di papa Francesco con i Movimenti popolari, il pontefice ha affrontato il tema delle nuove povertà dell'era digitale. La creatività che ha generato l'intelligenza artificiale e la robotica ha portato "grandi progressi in molti ambiti, ma non è riuscita a invertire la rotta sulla drammatica esclusione di milioni di persone". Il monito contro il "vuoto" lasciato da sindacati, leggi inefficaci e organizzazioni internazionali deboli: "Siamo tutti più vulnerabili". 

Città del Vaticano (AsiaNews) - Lo aveva detto fin dalle prime ore del suo pontificato, quando un po’ a sorpresa aveva scelto come nome Leone XIV: per Robert Prevost serve una nuova ‘Rerum Novarum’ per la Chiesa del XXI secolo. Un pensiero cristiano che accetti davvero fino in fondo di fare i conti con l’impatto delle novità portate nel vivere sociale dalla rivoluzione digitale. Proprio come aveva fatto nel 1891 Leone XIII con l’enciclica sulla questione operaia, divenuta il punto di partenza della Dottrina sociale della Chiesa.

Se questo era il paradigma generale, con il discorso pronunciato oggi in occasione dell'incontro mondiale dei Movimenti popolari papa Leone XIV ha iniziato a declinare in maniera molto concreta questa sfida. Con un discorso lungo e articolato profondamente incentrato sul rapporto tra le nuove tecnologie e chi finisce anche in questo caso per rimanere ai margini. Lo ha fatto – non a caso – davanti a quel popolo delle periferie che papa Francesco non solo ha sempre voluto come interlocutore privilegiato, ma anche indicato come il laboratorio di un’umanità nuova. “Facendo eco alle richieste di Francesco - ha scandito Leone XIV - oggi dico: la terra, la casa e il lavoro sono diritti sacri, vale la pena lottare per essi, e voglio che mi sentiate dire ‘Ci sto!’, ‘sono con voi!'”.

Ma il magistero sociale non può limitarsi a ripetere. “Il titolo Rerum Novarum significa ‘cose nuove’ – spiega provando ad attualizzare il titolo della storica enciclica di Leone XIII -. Ci sono certamente ‘cose nuove’ nel mondo, ma quando diciamo questo, in genere adottiamo uno ‘sguardo dal centro’ e ci riferiamo a cose come l’intelligenza artificiale o la robotica. Tuttavia, oggi vorrei guardare alle ‘cose nuove’ con voi, partendo dalla periferia”.

“Chiedere terra, casa e lavoro per gli esclusi è una ‘cosa nuova’? – si chiede Leone XIV -. Visto dai centri del potere mondiale, certamente no; chi ha sicurezza finanziaria e una casa confortevole può considerare queste richieste in qualche modo superate. Le cose veramente ‘nuove’ sembrano essere i veicoli autonomi, oggetti o vestiti all’ultima moda, i telefoni cellulari di fascia alta, le criptovalute e altre cose di questo genere. Dalle periferie, però, le cose appaiono diverse; lo striscione che sventolate (‘Terra, Casa, Lavoro’ ndr) è così attuale che merita un intero capitolo nel pensiero sociale cristiano sugli esclusi nel mondo di oggi”.

Si tratta di assicurarci “che le ‘novità’ siano gestite in modo adeguato. La questione non dovrebbe rimanere nelle mani delle élite politiche, scientifiche o accademiche – ammonisce Prevost -, ma dovrebbe invece riguardare tutti noi. La creatività di cui Dio ha dotato gli esseri umani e che ha generato grandi progressi in molti ambiti, non è riuscita ancora ad affrontare al meglio le sfide della povertà e, perciò, non è riuscita a invertire la rotta sulla drammatica esclusione di milioni di persone che rimangono ai margini. Questo è un punto centrale nel dibattito sulle ‘cose nuove’”.

Ed è proprio questa la profezia offerta dai Movimenti popolari. “Come vescovo in Perù - ricorda il pontefice - sono felice di aver sperimentato una Chiesa che accompagna le persone nei loro dolori, nelle loro gioie, nelle loro lotte e nelle loro speranze. Questo è un antidoto contro un’indifferenza strutturale che si va diffondendo e che non prende sul serio il dramma di popoli spogliati, derubati, saccheggiati e costretti alla povertà. Spesso ci sentiamo impotenti dinanzi a tutto questo, eppure, a questa che ho definito ‘globalizzazione dell’impotenza’, dobbiamo iniziare ad opporre una ‘cultura della riconciliazione e dell’impegno’. I movimenti popolari - osserva - colmano questo vuoto generato dalla mancanza di amore con il grande miracolo della solidarietà, fondata sulla cura del prossimo e sulla riconciliazione”.

Leone XIV invita, però, anche a guardare in profondità lo sviluppo tecnologico. Ne sottolinea gli effetti su tutti i principali ambiti della vita sociale: sanità, istruzione, lavoro, trasporti, urbanizzazione, comunicazione, sicurezza, difesa. Tanti aspetti sono positivi, ma il loro impatto non è uguale per tutti: ci sono settori sociali che finiscono anche in questo caso per essere “danni collaterali”. Ricorda come la crisi climatica colpisca in maniera particolarmente dura i poveri. Ma ci sono anche i “danni” più sottili, come le loro “angosce e speranze” in riferimento “ai modelli di vita che oggi vengono costantemente promossi” o piaghe sociali quali il dilagare della dipendenza dal gioco d’azzardo digitale.

Parla delle “novità” dell’industria farmaceutica, che non sono tutte foriere di speranze: cita la “dipendenza dall’assunzione di antidolorifici, la cui vendita va ovviamente a incrementare i guadagni delle stesse case di produzione”; ricorda la piaga del fentanil, la droga sintetica che è “la seconda causa di morte tra i poveri negli Stati Uniti”. “Non è solo un crimine dei trafficanti di droga – commenta il papa -, ma è una realtà che ha a che fare con la produzione dei farmaci e con il suo guadagno, privi di un’etica globale”.

Ricorda l’altro lato dei dispositivi tecnologici che abbiamo tra le mani: il coltan insanguinato dalla guerra e del lavoro minorile nella Repubblica democratica del Congo, il litio per mettere le mani sul quale “alcuni imprenditori e politici si vantano di promuovere colpi di Stato e altre forme di destabilizzazione politica”. E poi la questione della sicurezza: “Gli Stati hanno il diritto e il dovere di proteggere i propri confini - spiega - ma ciò dovrebbe essere bilanciato dall’obbligo morale di fornire rifugio. Con l’abuso dei migranti vulnerabili, non assistiamo al legittimo esercizio della sovranità nazionale, ma piuttosto a gravi crimini commessi o tollerati dallo Stato. Si stanno adottando misure sempre più disumane - persino politicamente celebrate - per trattare questi ‘indesiderabili’ come se fossero spazzatura e non esseri umani”.  

Come ai tempi della Rerum Novarum, dunque, anche nell’era digitale per Leone XIV i poveri sono diventati più vulnerabili e meno protetti. Mette in guardia da quel senso di vuoto che si respira intorno alle formazioni sociali tradizionali. “I sindacati tipici del XX secolo rappresentano ormai una percentuale sempre più esigua dei lavoratori e i sistemi di sicurezza sociale sono in crisi in molti Paesi – osserva -. Né i sindacati né le associazioni dei datori di lavoro, né gli Stati né le organizzazioni internazionali sembrano in grado di affrontare questi problemi. Ma uno Stato senza giustizia non è uno Stato, ci ricorda Agostino. La giustizia esige che le istituzioni di ogni Stato siano al servizio di ogni classe sociale e di tutti i residenti, armonizzando le diverse esigenze e gli interessi”.

Cita la parabola evangelica dello spirito immondo che viene scacciato via ma, ritornando, trova la sua antica dimora pulita e in ordine e allora organizza una lotta ancora peggiore (cfr Mt 12,43-45). “Le istituzioni sociali del passato non erano perfette - spiega il pontefice - ma spazzando via gran parte di esse e adornando ciò che rimane con leggi inefficaci e trattati non applicati, il sistema rende gli esseri umani più vulnerabili di prima”. Di qui il compito affidato ai Movimenti popolari e con loro a ciascuno di noi: “Insieme alle persone di buona volontà, i cristiani, i credenti, i governi sono chiamati con urgenza a colmare quel vuoto, avviando processi di giustizia e solidarietà che si diffondano in tutta la società”.

“Come il mio predecessore Francesco, credo che le vie giuste partano dal basso e dalla periferia verso il centro - conclude papa Leone chiamando in causa i Movimenti popolari -. Le vostre numerose e creative iniziative possono trasformarsi in nuove politiche pubbliche e diritti sociali. La vostra è una ricerca legittima e necessaria. Chissà se i semi dell’amore, che voi seminate, piccoli come semi di senape potranno crescere in un mondo più umano per tutti e aiutare a gestire meglio le ‘cose nuove’”.

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