Dhaka a un anno dalle proteste: leader minoranze chiedono sistema proporzionale
Aumentano le richieste di riforma elettorale in Bangladesh. Diversi rappresentanti provenienti da tutto lo spettro politico hanno proposto l’aabbandono del maggioritario unonominale per favorire la presenza delle minoranze in Parlamento. Le elezioni dovrebbero tenersi ad aprile dell'anno prossimo.
Dhaka (AsiaNews) – A quasi un anno dalla fuga dell'ex premier Sheikh Hasina, in Bangladesh cresce il consenso attorno alla proposta di riformare il sistema elettorale in chiave proporzionale. A sostenerla non sono solo alcuni partiti politici di recente formazione, ma anche figure rappresentative delle minoranze religiose, come il leader cattolico Nirmol Rozario, presidente del Bangladesh Hindu Buddhist Christian Unity Council e della Bangladesh Christian Association.
Attualmente in Bangladesh vige il sistema maggioritario a turno unico, first-past-the-post, secondo cui viene eletto il candidato che ottiene più voti in un collegio, anche con un margine minimo. Questo modello, simile a quello adottato in India e nel Regno Unito, favorisce i grandi partiti e penalizza le formazioni minori e le comunità meno rappresentate, come cristiani, buddhisti e indù.
Durante l’assemblea generale del partito Islami Andolan Bangladesh, tenutasi il 29 giugno, il leader Pir Syed Muhammad Rezaul Karim ha dichiarato che “il popolo di questo Paese ora desidera un sistema elettorale equo e rappresentativo. Il numero dei seggi in Parlamento dovrebbe riflettere la percentuale dei voti ottenuti da ogni partito. Non ci sono alternative a questo”. Karim ha anche proposto un referendum nazionale per introdurre il sistema proporzionale.
All’incontro ha preso parte anche Nirmol Rozario, che ha espresso apertamente il proprio sostegno: “Il Bangladesh è un Paese di armonia interreligiosa. Persone di fedi diverse convivono da generazioni. Ma cristiani e buddhisti sono una piccola minoranza, e di fatto non abbiamo alcuna rappresentanza nel Parlamento nazionale. Un sistema proporzionale ci darebbe finalmente voce nel processo legislativo”.
Alla proposta si sono uniti anche esponenti del National Citizens Party (NCP) e di Jamaat-e-Islami, che hanno criticato il sistema attuale e rilanciato l’urgenza di una maggiore inclusività politica. Shafiqur Rahman, leader di Jamaat-e-Islami, ha denunciato i limiti del sistema first past the post, spiegando che “basta ottenere il 51% dei voti per conquistare il pieno controllo del governo, escludendo quasi metà dell’elettorato”.
L’assistente segretario generale del partito, Syed Abdullah Md. Taher, ha proposto una soglia minima dell’1% di voti su base nazionale per accedere alla rappresentanza proporzionale: “In questo modo – ha affermato – un ampio spettro di voci politiche potrà essere ascoltato, e si ridurrà il dominio di un singolo partito”. I sostenitori della proposta hanno inoltre spiegato che sulle schede potrebbe esserci solo il simbolo del partito al posto del nome dei candidati.
L’argomento è tornato di attualità anche ieri, quando Tarique Rahman, leader del Bangladesh Nationalist Party (BNP), il principale partito d'opposizione durante gli anni di govreno di Hasina, ha affrontato il tema durante un evento dedicato all’anniversario delle rivolte studentensche di luglio dello scorso anno. “Alcuni partiti – ha detto in collegamento da Londra – chiedono un sistema proporzionale, come già accade in molti Paesi. Invito tutte le forze politiche a valutare con attenzione se questo modello possa adattarsi al contesto politico e geografico del Bangladesh”.
Nonostante le critiche mosse da alcuni osservatori, che sospettano una manovra per rinviare le prossime elezioni generali, previste, secondo le ultime dichiarazioni dell'attuale capo di governo provvisorio, Muhammad Yunus, nella prima metà di aprile del prossimo annno, i promotori della riforma insistono sulla legittimità della loro richiesta. “Il nostro appello nasce dal principio della rappresentanza equa”, ha ribadito Shafiqur Rahman.
24/04/2024 12:09
29/01/2024 11:32