Dhaka: suor Shikha Gomes in prima linea per la salute mestruale delle ragazze
In occasione della Giornata della salute mestruale che ricorre oggi, suor Gomes, preside dell’Holy Cross College di Dhaka, ha lanciato un appello per un impegno collettivo nella promozione dell’igiene mestruale. In Bangladesh, il tabù sociale, la povertà e la carenza di strutture scolastiche continuano a escludere migliaia di ragazze da una gestione sicura e dignitosa del ciclo.
Dhaka (AsiaNews) - Rubina ha 15 anni e vive in un villaggio remoto del distretto di Nilphamari, nel nord del Bangladesh. Ha lasciato la scuola dopo la quinta elementare a causa della povertà. Quando ha avuto il primo ciclo, a tredici anni, è stata colta dal panico: nessuno l’aveva preparata. La madre si è limitata a dirle di “fare attenzione”. Senza accesso a prodotti igienici adeguati, ha usato vecchi stracci, spesso umidi, che le hanno causato infezioni. Per vergogna e paura, non ha mai chiesto aiuto, ma ad un certo punto si è rivolta al medico locale, che però le ha dato indicazioni sbagliate e insufficienti.
In un incontro organizzato nei giorni scorsi dal quotidiano Prothom Alo, in previsione della Giornata della salute mestruale, che si celebra oggi, 28 maggio, esperti ed educatori hanno ribadito l’urgenza di un’educazione capillare sull’igiene mestruale, da iniziare in famiglia e rafforzare a scuola. Il titolo del dibattito, organizzato in collaborazione con la Società di ostetricia e ginecologia del Bangladesh (OGSB) e il marchio Senora (Square Toiletries), era: “Mestruazioni sicure e senza infezioni: un diritto delle donne”.
Tra i relatori, anche suor Shikha Gomes, religiosa delle Suore della Santa Croce e preside dell’Holy Cross College di Dhaka. La sua testimonianza ha mostrato come sia possibile, con mezzi semplici, migliorare la gestione del ciclo tra le studentesse. “Nel nostro istituto — ha spiegato — le ragazze imparano a gestire il ciclo in modo igienico. Gli assorbenti usati vengono avvolti in fogli di giornale e smaltiti in appositi bidoni di alluminio nei bagni. Organizziamo regolarmente momenti informativi sull’igiene e sull’uso corretto dei prodotti mestruali”.
Ma, ha aggiunto, “la maggior parte delle scuole nel Paese non dispone ancora nemmeno di servizi igienici adeguati”. Con anni di esperienza anche tra le popolazioni tribali e nelle aree rurali del Paese, suor Shikha ha osservato che pochissime donne e ragazze riescono a gestire le mestruazioni in modo sicuro e dignitoso. Per cambiare le cose, ha detto, serve un impegno collettivo.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità e numerosi studi internazionali, milioni di donne e ragazze, soprattutto nei Paesi con economie a basso reddito, non hanno accesso a un’igiene mestruale sicura. In Bangladesh, il tabù sociale e la mancanza di informazioni spingono molte giovani a saltare la scuola o a rinunciare ad attività quotidiane durante il ciclo.
Lanciata nel 2014, la Giornata della salute mestruale cade il 28 maggio perché il ciclo mestruale dura in genere 28 giorni, e le mestruazioni 5 giorni. Informazioni che possono sembrare scontate nelle economie avanzate, ma che in molti Paesi in via di sviluppo restano invece un tabù.
Un’indagine nazionale del 2018 condotta da BBS, WaterAid e UNICEF ha rivelato che solo il 43% delle adolescenti e il 29% delle donne usa regolarmente assorbenti. Tra le famiglie più povere, le percentuali scendono all’11% e al 6%. Una recente ricerca di Kantar Bangladesh presentata da Square Toiletries mostra che il 97% delle ragazze soffre, prima o poi, di infezioni cervicali, che spesso possono evolversi in cancro alla cervice. In media, le studentesse perdono tre giorni di scuola al mese a causa delle mestruazioni. Tra le lavoratrici dell’industria tessile, l’assenza può arrivare a sei giorni.
Suor Shikha Gomes, che ha lavorato con ragazze dai 16 ai 18 anni nelle aree rurali del Bangladesh, ha individuato quattro livelli di azione necessari alla società del Bangladesh affinché la situazione cambi: lo Stato e la società devono promuovere campagne inclusive e varare politiche mirate; le scuole devono offrire strutture adeguate e programmi educativi; le famiglie, in particolare le madri, vanno formate e responsabilizzate; infine, ogni cittadino deve contribuire a superare i tabù.
La religiosa sottolineato l’importanza di inserire la salute mestruale e riproduttiva nel curriculum scolastico nazionale a partire dalle medie, come già avviene in molti altri Paesi, e ha proposto incontri specifici per le madri durante le riunioni scuola-famiglia, affinché possano essere il primo sostegno per le figlie. Tra le raccomandazioni, anche quella di eliminare IVA e tasse sui prodotti per l’igiene femminile, per renderli più accessibili. “Solo con l’impegno congiunto di governo, istituzioni, famiglie e singoli cittadini — ha concluso — potremo garantire salute e dignità a tutte le ragazze del Bangladesh. Non c’è alternativa a un approccio unito e consapevole”.