17/04/2007, 00.00
IRAQ
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Dimissioni dei ministri di al-Sadr, forse un "mossa" a favore dell'"esercito del Mahdi"

L’imam sciita radicale ordina le dimissioni ai suoi ministri e chiede di fissare i tempi per il ritiro Usa. Ma i suoi continuano l’attività parlamentare. Secondo analisti, una “mossa” per tentare di frenare la dura campagna statunitense contro l’esercito del Mahdi ed i suoi "fruttuosi" saccheggi.

Baghdad (AsiaNews) – Chiede il ritiro dell'esercito Usa dall'Iraq, ma l'interesse di al-Sadr è poter continuare ad accumulare denaro e potere con le fruttuose razzie compiute dai suoi uomini dell'"esercito del Mahdi". La pensano così alcuni esperti iracheni all'indomani delle dimisioni dei sei ministri del movimento politico di Moqtada al-Sadr, l'imam radicale sciita iracheno, che chiede a Baghdad di fissare i tempi del ritiro statunitensi; condizione che il governo al Maliki fa sapere di non considerare al momento.

Oltre che di sei ministri, al-Sadr dispone di un quarto dei seggi parlamentari nell'Alleanza Sciita guidata dallo stesso primo ministro. Già a fine 2006 per due mesi tutti i ministri e i 32 deputati della corrente sadrista avevano interrotto ogni attività istituzionale per protestare contro un incontro ad Amman del premier Nuri al Maliki con il presidente americano George W. Bush. Questa volta, però, i deputati continueranno la loro attività parlamentare.

Nassar al-Rubaie, capo del movimento sadrista, ha riferito che è stato lo stesso al-Sadr a ordinare ai suoi ministri di lasciare il governo. Secondo gli osservatori, l’uscita dal governo dei sadristi non porterà alla caduta il debole esecutivo in carica; il gesto provocherà certamente tensioni all’interno della coalizione sciita, che ha 130 seggi in parlamento su un totale di 275.

Analisti iracheni ritengono l’iniziativa dell’imam radicale una mossa per esercitare pressione sul governo che sta appoggiando la campagna statunitense contro la sua famigerata milizia etnica, l’Esercito del Mahdi, ritenuta da Washington la più grande minaccia alla sicurezza dell’Iraq.” Quello che più interessa ad al Sadr – spiegano esperti da Baghdad – è continuare ad accumulare ricchezze con le razzie compiute nel Paese dai suoi uomini: è stabilito che un terzo del bottino sia versato alle case del Mahdi e il resto lo intasca chi ha compiuto l’attacco”.

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