03/06/2025, 16.07
CINA-HONG KONG
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Divieto di memoria per Tiananmen: chi è ancora in carcere

Alla vigilia del 4 giugno, la data del 36° anniversario, le autorità di Hong Kong hanno blindato anche quest'anno Victoria Park dove fino al 2019 si teneva la veglia per le vittime del massacro di Pechino. Intanto il CHRD diffonde un elenco di 32 personalità tuttora agli arresti per non essersi rassegnate al silenzio su quei fatti; sei nella Cina continentale sono protagonisti diretti di quei giorni.

Milano (AsiaNews/Agenzie) - Alla vigilia della data sensibile del 4 giugno – l’anniversario del massacro degli studenti avvenuto nel 1989 a Pechino in piazza Tiananmen – un massiccio dispiegamento di agenti polizia sta pattugliando a Hong Kong i dintorni di Victoria Park, il luogo fino al 2019 sede delle veglie annuali che i movimenti pro diritti umani organizzavano per fare memoria della repressione. Davanti al grande magazzino Sogo, agenti in borghese hanno fermato e perquisito l’artista Chan Mei-tung mentre masticava platealmente una gomma da masticare. Già nell’anniversario del 2022 la donna era stata arrestata per “comportamento disordinato” alla vigilia del 4 giugno, dopo essere rimasta fuori dal Sogo a sbucciare patate.

Nel frattempo - come accade ormai da tre anni - l’area di Victoria Park dove si svolgeva la veglia con le candele in memoria delle vittime dell’esercito cinese è stata “occupata” da una fiera gastronomica promossa dalle autorità locali che proseguirà fino al 5 giugno. Stand gestiti da gruppi pro-Pechino vendono cibo, mentre i (pochi) visitatori si divertono con visori per la realtà virtuale e robot. Da parte sua il Capo dell’esecutivo di Hong Kong, John Lee, ha dichiarato minacciosamente che "qualsiasi attività in qualsiasi data" deve rispettare la legge. Mettere in pericolo la sicurezza nazionale è un reato grave, ha avvertito Lee durante la conferenza stampa settimanale del martedì, aggiungendo che le azioni delle forze dell’ordine saranno “veloci e rigorose.”

Nel frattempo la rete dei Chinese Human Rights Defenders (CHRD) ha diffuso una lista non esaustiva di 32 personalità della generazione del 1989 e di quelle successive che sono tuttora detenuti ingiustamente per le loro attività in difesa dei diritti umani, inclusa la commemorazione del massacro di piazza Tiananmen e la richiesta di giustizia per le sue migliaia di vittime. “Non solo i funzionari cinesi godono di totale impunità per i crimini del 1989, ma continuano anche a silenziare i difensori che parteciparono alle proteste del 1989 e ai tributi alle vittime,” ha spiegato Sophie Richardson, co-direttrice esecutiva di CHRD. “Ma i discorsi non violenti e la memoria non sono crimini, queste persone dovrebbero essere rilasciate immediatamente”.

“Decenni di risposte internazionali deboli al massacro di Tiananmen – ha aggiunto ancora Richardson - hanno incoraggiato i leader cinesi a commettere crimini peggiori contro i diritti umani, da Pechino a Hong Kong fino alla regione degli uiguri. Le democrazie dovrebbero trarre ispirazione dalle vittime e dai sopravvissuti di Tiananmen e avviare indagini su queste violazioni sistematiche e diffuse”.

Tra i 32 nomi di personalità in carcere figurano innanzitutto 6 attivisti che parteciparono direttamente alle proteste del 1989 e sono stati poi riarrestati per aver continuato le loro attività in difesa dei diritti umani e della democrazia: si tratta dell’attivista uiguro Zhao Haitong, dell’esponente del Partito democratico cinese Lü Gengsong, dell’attivista del Guangdong Guo Feixiong, dell’artista e praticante del Falun Gong Xu Na, dello scrittore e attivista di Hangzhou Xu Guang e dell’attivista ed ex insegnante Zhang Zhongshun.

Altre 13 sono persone che nella Cina continentale stanno scontando condanne detentive, sono in custodia cautelare in attesa di processo o sono state fatte scomparire forzatamente per aver parlato di Tiananmen. Infine gli ultimi 13 sono attivisti di Hong Kong, dove fino alla repressione del 2020 si è sempre ricordato con la veglia a Victoria Park l’anniversario del massacro di piazza Tiananmen. Tra loro in carcere vi sono anche Chow Hang-tung, Lee Cheuk-yan e Albert Ho, che dopo ormai quattro anni di detenzione preventiva attendono ancora l’inizio del processo nei loro confronti in quanto organizzatori della manifestazione del 4 giugno per la quale ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale oggi rischiano pene fino all’ergastolo.

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