10/02/2007, 00.00
TURKMENISTAN
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Domani si elegge il nuovo presidente turkmeno

Sono le prime elezioni dal 1992. Grande attesa dopo 30 anni di potere di Niyazov, ma poche speranze di rapidi cambiamenti. Tutti gli Stati sembrano più interessati al gas del Paese, che a favorire cambiamenti democratici.
Ashgabat (AsiaNews/Agenzie) – Domani in Turkmenistan hanno luogo le prime elezioni presidenziali con più di un candidato. Vi è grande attesa, anche se nessuno si aspetta rapidi cambiamenti.
Sono le prime vere elezioni del Paese, con 6 candidati che concorrono. Le autorità hanno dato ampia pubblicità e la tv di Stato invita tutti a votare, persino promettendo “un dono” per “chiunque voterà per la prima volta”.
 
L’ultima elezione si è svolta nel giugno 1992 con il 99,5% dei voti per Saparmurat Niyazov, a capo del governo già negli anni ’80 durante l’era sovietica quando era segretario del PC turkmeno e membro del Comitato Centrale del PCUS. Niyazov è poi rimasto al potere, soffocando qualsiasi voce difforme e diffondendo un vero culto della personalità, fino alla morte il 21 dicembre.
Ci sono state le elezioni parlamentari nel 2004, ma il solo partito registrato, l’ex Partito comunista ora chiamato Partito democratico, ha ottenuto una schiacciante maggioranza.
 
Favorito alle elezioni di domani è Gurbanguly Berdymukhammedov, presidente ad interim e già ministro della Sanità, che è stato designato dal solo partito politico ufficiale. Egli ha ricevuto una attenzione molto maggiore dai media (controllati dallo Stato) e il sostegno pubblico persino di Murad Karyev, capo della Commissione elettorale centrale. La Costituzione prevede che presidente ad interim dovesse essere il portavoce del Parlamento, Ovezgeldy Atayev, ma questi, nemmeno due giorni dopo la morte di Niyazov, è stato accusato di gravi reati e il Consiglio di sicurezza dello Stato, organo prima non conosciuto, ha nominato al suo posto Berdymukhammedov.
 
Anche gli altri candidati ricoprono cariche pubbliche: Amanyaz Atajykov il vice governatore della provincia di Dashoguz, Ishanguly Nuryev viceministro per l’Industria del gas e le risorse minerarie, Mukhammetnazar Gurbanov capo del distretto di Karabekaul nella provincia di Lebap e i due  sindaci Orazmyrad Garajaev e Ashyrniyaz Pomanov.
Anna Sunder Plassman di Amnesty International osserva che possono competere solo candidati approvati dal regime, mentre sono tuttora banditi i partiti d’opposizione.
L’opposizione in esilio ha indicato come candidato Khudaiberdy Orazov, ex capo della Banca centrale, che però svolge la sua campagna all’estero, definisce la competizione “una pagliacciata” e prevede “un secondo stadio di dittatura” C’è delusione perché l’Occidente appare più interessato a corteggiare la nuova leadership che a favorire una svolta democratica.
 
Vince chi ottiene la maggioranza assoluta, altrimenti ci sarà il ballottaggio tra i due più votati.
Tutti i candidati hanno promesso maggiore libertà privata e pubblica, anche in risposta agli inviti della comunità internazionale, seppure limitandosi a indicare cose come un maggior accesso a internet e più ampia possibilità di viaggiare. Ma gli esperti ritengono poco possibili cambiamenti nel termine breve. Intanto Occidente, Russia e Cina competono per il gas e il petrolio del Paese. Ora la gran parte del gas turkmeno passa per i gasdotti russi, ma i Paesi occidentali propongono da tempo vie di trasporto alternative, cosa non approvata da Niyazov.
 
La Cina ha concordato la costruzione di un gasdotto per ricevere miliardi di metri cubi di gas naturale, per 30 anni dal 2009.
Intanto non sono previsti osservatori esteri per controllare le votazioni e gli scrutini. L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Ocse) dice che non ha avuto il tempo per approntare un sistema di monitoraggio e manderà solo un gruppo di osservatori. (PB)
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