Dopo 24 anni, un piano pastorale per i cattolici nepalesi
Kathmandu (AsiaNews) – Una visione comune per il futuro del Nepal, la testimonianza di Cristo nel dialogo con persone di altre fedi e culture e l’impegno a far sì che la vita di ognuno divenga “pienezza e consapevolezza”. Sono questi i temi sviluppati nel corso dell’incontro dei leader cattolici del Nepal, avvenuto il 27 novembre scorso a Godavar, sud di Kathmandu.
All’incontro erano presenti 80 persone: fra questi, sacerdoti e suore erano in rappresentanza delle 22 congregazioni religiose del Paese mentre laici e religiosi parlavano a nome delle 6 parrocchie sparse per il Nepal.
Nel suo discorso inaugurale, mons. Anthony Sharma, prefetto apostolico del Paese, ha sottolineato come “l’ultima volta che i cattolici del Nepal si sono incontrati è stato 24 anni fa. Da allora sono avvenute molte cose, ma la più rilevante è che il Vaticano ha creato il Nepal come regione separata, della quale sono stato nominato superiore. Ho sempre cercato di seguire la tradizione gesuita e muovere i cattolici lì dove venivano invitati: ora, cambiata la situazione politica, possiamo pianificare un nuovo progetto per i fedeli”.
Il presule si riferisce alla “cessione di poteri” del re ed allo storico cessate-il-fuoco siglato dal nuovo governo democratico e dai guerriglieri maoisti, che da anni combattevano contro l’egemonia monarchica.
Sempre nel corso del suo intervento, mons. Sharma ha spiegato che la sua visione del Paese prevede “croci piantate sulla cima delle colline, per portare pienezza e consapevolezza nella vita della popolazione”.
Il padre gesuita John Locke, naturalizzato cittadino nepalese, ha aggiunto: “Il predicare deve rientrare nel contesto del dialogo con persone di altre fedi e culture: dobbiamo testimoniare come un cristiano può essere un nepalese”.
Alla fine dei lavori, il gruppo ha diffuso un documento comune titolato “Radicati in Cristo e vibranti verso la pienezza della vita, per tutta la popolazione del Nepal”.