09/11/2016, 16.05
NEPAL
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Dopo la visita del presidente indiano, Pechino richiama il Nepal all’ordine

di Christopher Sharma

Pranab Mukharjee ha visitato il Nepal dal 2 al 4 novembre. In seguito il capo del Nepali Congress ha ricambiato visitando l’India e incontrando il Dalai Lama. Pechino insorge per chiarire il rapporto con Kathmandu. Il governo di Kathmandu si riallineano alla politica dell’“unica Cina”.

Kathmandu (AsiaNews) – La visita del presidente indiano Pranab Mukharjee in Nepal ha sollevato un velo di polemiche nelle relazioni tra il Paese himalayano e i suoi vicini, primo tra tutti la Cina. L’occasione ufficiale è servita a Pechino per ribadire la sua supremazia sul Nepal e mettere in chiaro i binari per la futura collaborazione.

Mukharjee ha visitato il Nepal da 2 al 4 novembre. Il suo gesto è stato salutato come uno dei momenti più significativi degli ultimi tempi, segnati da un’aspra contesa che lo scorso anno ha contrapposto Delhi e Kathmandu sulla questione delle minoranze tribali della regione del Terai. I legami tra India e Nepal si sono incrinati a tal punto che Delhi ha attuato un lungo embargo sulle merci esportate, gettando sul lastrico la popolazione e le imprese nepalesi.

In seguito la tensione è scemata, ma a spese della stabilità di governo. Il primo ministro KP Sharma Oli, che aveva incoraggiato nei mesi dell’embargo la collaborazione con Pechino, è stato costretto alle dimissioni e il Parlamento ha rieletto un politico di lunga data, Pushpa Kamal Dahal detto “Prachanda”, da sempre più incline alle posizioni indiane.

Durante la sua visita, Mukharjee ha affermato: “Il Nepal è entrato in una nuova era e l’India accoglie con favore le iniziative da parte del governo di includere tutte gli strati della società”. L’onore concesso dal presidente indiano è stato ricambiato con un’altra visita di cortesia in India da parte di Sher Bahadur Deuba, presidente del Nepali Congress.

Egli però ha incontrato anche il Dalai Lama e alcuni leader tibetani, scatenando le ire di Pechino. Le autorità cinesi hanno reagito con fermezza, richiedendo l’immediata riconferma della politica dell’“unica Cina”. Una nota dell’ambasciata cinese ha condannato “l’incontro con il Dalai Lama; l’esposizione della bandiera di Taiwan ad una mostra d’arte a Kathmandu; aver ignorato le questioni cinesi; aver ignorato la presenza della delegazione cinese durante la visita del presidente indiano”.

L’aspetto che più di tutti ha innervosito Pechino è stata la questione della bandiera di Taiwan e della visita al leader del buddismo tibetano. Il contrasto si è risolto ieri, quando il governo nepalese ha affermato che “non coltiveremo più alcuna attività che vada contro i Paesi vicini” e ha assicurato la politica dell’“unica Cina”.

Il prof. Shreedhar Khatri commenta: “Il Nepal si trova in una posizione geostrategica davvero delicata e sensibile. È una sfida mantenere intatte le relazioni con i vicini e altri Paesi amici. Se i diplomatici e i politici nepalesi non riescono a raggiungere un accordo, i vicini potrebbero subito entrare in conflitto con il Nepal e a quel punto noi non possiamo proteggere gli interessi del nostro Paese”.

Il prof. Lokraj Baral, ex ambasciatore in India, dà suggerimenti alla critica posizione nepalese. “Questo governo – afferma – non deve lavorare con un Paese e scontentare l’altro. Il Nepal deve prendere con serietà gli interessi degli altri Paesi”.

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