22/02/2011, 00.00
CINA
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Effetto Egitto a Pechino: pestaggi e arresti preventivi contro le proteste

In risposta alla falsa notizia che internet chiamava la gente a protestare in piazza, la polizia cerca a casa e arresta oltre 100 dissidenti. Il Centre Human Rights and Democracy lo denuncia e chiede il rilascio degli attivisti ancora “scomparsi”.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Sono tuttora “scomparsi” almeno 6 degli oltre 100 attivisti per i diritti umani arrestati dalla polizia cinese tra il 19 e il 20 febbraio, quando si è sparsa la falsa notizia che la popolazione stesse scendendo in piazza in 13 grandi città, invitata tramite internet, per protestare come in Medio Oriente (vedi AsiaNews del 21.2.2011, La polizia scende in piazza a bloccare proteste inesistenti). In risposta la polizia, oltre a presidiare in forza piazze deserte e a sciogliere gli assembramenti di curiosi, ha perquisito le case di attivisti e difensori dei diritti, confiscato scritti e computer e telefoni cellulari, minacciato e messo sotto controllo noti dissidenti.

Renee Xia, direttore del gruppo Chinese Human Rights Defenders (Chrd), commenta che questa reazione “dimostra una volta di più che [il governo] ha paura dei suoi stessi cittadini”. “I leader cinesi dovrebbero imparare la lezione dalle recenti proteste in Medio Oriente: negare alla gente di poter manifestare contro le ingiustizie sociali, la corruzione e le violazioni dei diritti è la radice per proteste e instabilità, prima o poi”.

Tra gli oltre 100 attivisti che la polizia ha fermato il 20 febbraio, Liu Shihui era in strada la mattina, aspettando un autobus alla  fermata, a Guangzhou. E’ stato pestato a sangue con bastoni e accoltellato alle gambe da persone ignote, che lo hanno lasciato a terra sanguinante. Gli altri attivisti sono stati cercati in casa e messi sotto sorveglianza, portati alle stazioni di polizia e interrogati a lungo, o condotti con la forza in altre località.

Chrd ne ricorda almeno 6 ancora “scomparsi”.

Tang Jitian è stato portato via la sera del 16 febbraio, mentre era a cena con altri attivisti per discutere come aiutare il dissidente cieco Chen Guangcheng, agli arresti domiciliari illegali. Jiang Tianyong è stato prelevato dalla casa del fratello il pomeriggio del 19 febbraio da persone non qualificatesi, che hanno preso anche il suo computer. Teng Biao (nella foto) è scomparso la sera del 19 febbraio. Il giorno dopo la polizia ha sequestrato a casa sua 2 computer, stampante, articoli, libri e fotografie di Chen Guangcheng. Gu Chuan è stato prelevato a casa la sera del 19 febbraio da oltre 20 poliziotti, che hanno anche portato via computer, telefono cellulare, libri. La moglia Li Xinai è stata messa agli arresti domiciliari. Chen Wei è stato invitato presso la polizia di Suining (Sichuan) per prendere un tè: non è più tornato, ma la polizia è venuta a perquisirgli casa e portare via il computer. Anche Ran Yunfei è andato dalla polizia di Chengdu (Sichuan) invitato per un “tè”, il 20 febbraio. Da allora è trattenuto, la polizia gli ha sequestrato il computer.

Chrd invita il governo a rilasciare subito i dissidenti trattenuti in modo arbitrario e si appella ai governi di tutto il mondo perché intervengano.  

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