01/07/2013, 00.00
EGITTO
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Egitto, milioni di persone chiedono la cacciata di Mohamed Morsi

Da ieri folle di manifestanti occupano le principali piazze egiziane. La popolazione se ne andrà solo dopo le dimissioni del presidente. Almeno sette morti negli scontri fra i sostenitori di Morsi e gli oppositori ai Fratelli Musulmani.

Il Cairo (AsiaNews/ Agenzie) - Centinaia di migliaia di egiziani continuano ad occupare le piazze delle principali città del Paese in protesta "contro il regime islamista", nonostante il rischio di scontri con i sostenitori del presidente, già costati otto morti e centinaia di feriti. Ieri, milioni di persone hanno accolto l'appello del movimento "Tamarod" (The Rebel) a scendere in piazza per chiedere la dimissioni di Mohamed Morsi. Il gruppo, formato dai giovani protagonisti della rivoluzione del 2011 contro Mubarak, ha raccolto oltre 20 milioni di firme percorrendo in un mese tutto il Paese: dalle metropoli del Cairo e Alessandria ai villaggi dell'Alto Egitto.

"Resteremo finché Morsi non si dimette", dichiara Hawash Heikel, un avvocato di 58 anni ed ex elettore dei Fratelli Musulmani, che ha passato la notte in piazza Tahrir. "Ho viaggiato per centinaia di chilometri da Menoufiya (Delta del Nilo) fino al Cairo. Dalla mia città siamo giunti in diverse migliaia per dire che quando siamo andati alle urne il presidente aveva stipulato un contratto con i suoi elettori, che ora è stato violato".

Secondo gli organizzatori delle proteste, questa è la più grande manifestazione popolare mai avvenuta in Egitto. A differenza del 2011, le proteste non hanno coinvolto solo il Cairo, ma tutto l'Egitto. Ieri oltre 100mila persone hanno affollato le vie di Alessandria. Altri enormi cortei hanno attraversato le città di Mansura, Menuf, Suez, Tanta, Mahalla, Suez e Assiut. In quest'ultima si sono verificati gli scontri più violenti fra i manifestanti anti-Morsi e i sostenitori dei Fratelli Musulmani, che hanno causato almeno sette morti.  

Le manifestazioni oceaniche non sembrano però smuovere il presidente dalle sue posizioni. Intervistato dalla BBC, egli ha ripetuto la sua determinazione a superare quello che definisce "un attacco antidemocratico". Tuttavia, il leader islamista dice di essere "disponibile" a rivedere la nuova Costituzione, sottolineando che le clausole ispirate alle sharia non erano una sua scelta. 

 

 

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