03/11/2020, 08.58
ISRAELE-PALESTINA-STATI UNITI
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Elezioni Usa: i coloni israeliani pregano per Trump, i palestinesi sperano in Biden

La funzione si è tenuta ieri pomeriggio davanti alla Tomba dei patriarchi. Un'iniziativa per “ringraziare” il presidente uscente e sostenerlo perché “possa vincere”. I vertici dell’Autorità palestinese cercano contatti con lo sfidante democratico. Una vittoria di Biden darebbe nuovo impulso alle relazioni tra Washington e Ramallah.

Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Alcuni coloni israeliani hanno pregato ieri pomeriggio per la rielezione alla Casa Bianca di Donald Trump, sottolineando a più riprese il suo sostegno a Israele, durante una cerimonia a un sito biblico nei territori occupati della Cisgiordania. “Siamo venuti - ha dichiarato Yishai Fleisher, portavoce dei coloni di Hebron - per rendere omaggio al presidente Trump, sia per il passato, per ringraziarlo, ma anche per il futuro, affinché possa vincere”. 

La funzione si è svolta alla Tomba dei patriarchi (o grotta di Macpelà) a Hebron, in Cisgiordania, dove secondo la tradizione sarebbero sepolte diverse personalità di primo piano dell’Antico testamento, fra le quali lo stesso Abramo, figura riverita da ebrei, cristiani e musulmani. Ispirandosi al suo nome, l’amministrazione Trump ha promosso di recente i cosiddetti “Accordi di Abramo”, finalizzati alla normalizzazione dei rapporti fra Israele e alcune monarchie musulmane del Golfo. Accordi definiti una “coltellata nella schiena” dai palestinesi e che non hanno interrotto la politica degli insediamenti promossa dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. 

Il rabbino alla guida della funzione celebrata ieri ha invocato il tycoon statunitense “per altri quattro anni”, elogiandone l’impegno “al mantenimento e al rafforzamento del popolo, dello Stato e della terra di Israele”. Un piano che in realtà non ha incontrato il consenso di tutti i coloni ebraici, una parte dei quali è contraria perché concede il 70% di terre ai palestinesi per la nascita di un futuro Stato in Cisgiordania.

Il voto in programma oggi negli Stati Uniti, che vede Trump, candidato dei repubblicani, affrontare lo sfidante democratico ed ex vice-presidente Joe Biden, è seguito con attenzione e interessi contrapposti in tutto il continente asiatico. Dalla Cina alla Palestina, l’esito della competizione potrebbe mutare politiche e alleanze e, per qualcuno, rappresentare il disastro. Una vittoria di Trump, ha dichiarato di recente il premier palestinese Mohammad Shtayyeh in un discorso virtuale al Parlamento europeo, sarebbe “disastroso” per il suo popolo. “Altri quattro anni con Trump, Dio ci aiuti, Dio vi aiuti e Dio aiuti tutto il mondo”. 

Intanto due figure di primo piano della diplomazia palestinese, dietro anonimato, hanno confermato contatti dell’Autorità palestinese (Ap) con lo staff di Biden. “Vogliamo far sapere al candidato democratico - sottolineano da Ramallah - che abbiamo voglia e siamo pronti a sederci e discutere”, a differenza della chiusura e della politica del muro contro muro con l’inquilino uscente della Casa Bianca. Jihad Harb, analista politico locale, è sicuro che in caso di vittoria Biden darebbe un nuovo impulso alle relazioni diplomatiche fra Stati Uniti e palestinesi. 

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