12/02/2021, 08.00
TERRA SANTA - USA
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P. Ibrahim: con Biden ‘alba di un nuovo giorno’ di pace in Terra Santa

Il francescano lancia un appello al neopresidente degli Stati Uniti dopo “anni bui, di pianto”. Serve una riapertura al dialogo, al rispetto della verità e della giustizia. E una nuova politica internazionale, per la quale il disaccordo non diventi pretesto per una “guerra totale”. Il richiamo a san Giuseppe e sant’Agostino.

Gerusalemme (AsiaNews) - Il messaggio rivolto dal neo presidente degli Stati Uniti, il cattolico Joe Biden, il 20 gennaio scorso in occasione dell’inaugurazione del mandato “è per tutti, anche per la Palestina, che ha vissuto anni bui, di pianto, ma [questa] è l’alba di un nuovo giorno”. È quanto afferma in una lettera indirizzata all’inquilino della Casa Bianca, e inviata ad AsiaNews p. Ibrahim Faltas, discreto della Custodia francescana e direttore delle scuole cristiane di Terra Santa. L’auspicio, afferma il religioso, è che con il leader democratico “ci sarà una svolta anche per la Palestina, una riapertura al dialogo, al rispetto della verità e della giustizia, per trovare una soluzione pacifica” e che guardi al “bene di tutti”.

“Nelle sue parole - scrive il frate francescano - il presidente ha fatto trapelare l’amore per la sua terra, l’urgenza di intervenire al più presto sull’emergenza coronavirus per salvare più vite possibili”. Biden, ricorda, “ha invitato tutti a qualche minuto di silenzio, per fare memoria delle vittime della pandemia, ricordando che ‘il pianto può durare una notte, la gioia viene al mattino’”.

P. Ibrahim non considera il neo inquilino della Casa Bianca “un sognatore”, ma una persona che fa “della sua radicata fede” un “pilastro importante sul quale costruire una nuova America”. E, al tempo stesso, “una nuova politica internazionale per il bene del futuro dell’umanità, rifiutando e condannando ogni motivo di disaccordo” che non deve diventare pretesto “di guerra totale”.  Per questo nutre “grande fiducia” che il secondo presidente Usa cattolico della storia dopo John Fitzgerald Kennedy possa essere colui il quale “con la forza della sua fede può risolvere il conflitto fra Israele e Palestina”, facendo tesoro di quanto detto a suo tempo da Giovanni Paolo II: “Se non ci sarà pace a Gerusalemme, non ci sarà mai pace in tutto il mondo”.

La precedente amministrazione repubblicana, guidata da Donald Trump, ha mostrato un canale di dialogo privilegiato con gli israeliani e il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, che ha raggiunto il suo vertice più alto nella firma dei cosiddetti “Accordi di Abramo” a metà settembre. Essi hanno sancito in via ufficiale le relazioni diplomatiche e i rapporti commerciali fra Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrain (e Sudan), relegando di fatto ai margini della diplomazia regionale i palestinesi. 

“Il presidente Joseph Biden, porta un nome importante, quello di Giuseppe, e quest’anno papa Francesco ha indetto l’anno di san Giuseppe” prosegue p. Ibrahim. Ancora più importante l’invito del pontefice a “di costruire una nuova società caratterizzata dalla autentica giustizia, libertà e del rispetto del diritto e della dignità di tutti”. Da qui “il suo accorato appello” volto a sottolineare l’importanza del “dialogo, del restare uniti anche se di idee politiche diverse” perché solo così “si può costruire un popolo nel rispetto e nella dignità di tutti, non solo per l’America”.

In chiusura il religioso ricorda la citazione di Sant’Agostino fatta da Biden, secondo cui “tutti i popoli amano la propria terra” e gli americani, in particolare, amano opportunità, sicurezza, libertà, dignità, rispetto, onore e verità. “A san Giuseppe - conclude p. Ibrahim - affidiamo il lavoro del presidente Biden, e chiediamo che aiuti l’umanità a superare la tragedia della pandemia, e con la sua protezione paterna, ci aiuti a rendere possibile, tutto ciò che ci sembra impossibile”.

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