13/10/2021, 08.57
ARMENIA
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Erevan cerca il sostegno del Vaticano, di Russia e Georgia

di Vladimir Rozanskij

Il presidente armeno chiede l’intervento del papa nella disputa con gli azeri sul Nagorno Karabakh. Dialogo con Putin per attuare gli accordi di pace stipulati un anno fa con l’Azerbaigian. Possibile mediazione georgiana nei rapporti tra Armenia e Turchia.

Mosca (AsiaNews) – Il presidente dell’Armenia Armen Sarkisyan ha incontrato per la prima volta il Santo Padre. L’11 ottobre, durante la sua visita in Vaticano, Sarkisyan ha rivolto a papa Francesco un appello perché intervenga nella disputa sul Nagorno Karabakh, segnato un anno fa da un sanguinoso conflitto tra Erevan e Azerbaigian. Secondo il capo dello Stato armeno, si tratta “di un problema di diritti dell’uomo, che chiede la soddisfazione del diritto del popolo armeno a vivere e costruire la propria civiltà nel proprio antico territorio cristiano, riconoscendo il diritto inalienabile all’autodeterminazione”.

Sarkisyan ha espresso la gratitudine degli armeni “perché nei momenti delle difficili sfide per l’Armenia, il Vaticano ha saputo tendere la mano in segno di solidarietà”. Egli ha ricordato i messaggi di pacificazione che il papa ha rivolto nei giorni del conflitto con gli azeri e anche in seguito, con gli appelli alla liberazione dei prigionieri di guerra armeni. La Santa Sede ha commentato l’incontro evidenziando “il dialogo sulle questioni di politica internazionale e regionale”.

La visita di Sarkisyan in Italia era cominciata il 5 ottobre. Il presidente armeno ha incontrato il suo omologo italiano Sergio Mattarella e il premier Mario Draghi, quindi i presidenti di Camera e Senato e altre autorità.  Sull’isola di San Lazzaro egli ha preso parte poi alla cerimonia di consegna del premio “Aurora”. Venezia è da secoli un luogo speciale per la storia e la cultura armena; il riconoscimento è considerato una specie di “Nobel per l’umanità” ed è stato assegnato in memoria dei sopravvissuti del genocidio armeno.

Negli stessi giorni, il primo ministro armeno Nikol Pašinyan si è accordato con il presidente russo Vladimir Putin per l’attuazione degli accordi di pace con l’Azerbaigian, secondo un piano a tappe che va dal 9 novembre all’11 gennaio. Il mese prossimo si compie il primo anno dall’inizio delle trattative tra Baku e Erevan, ma finora le due parti non sono riuscite a concordare né la liberazione dei prigionieri né lo sblocco dei trasporti nel Nagorno Karabakh. Si dovrà anche permettere il ritorno dei profughi alle proprie case nella regione, sotto il controllo dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati.

Putin e Pašinyan hanno discusso in generale sulle prospettive di sviluppo nella stabilità di tutta la regione caucasica, rilanciando le relazioni economiche e politiche armeno-russe. Si è trattato del primo colloquio ufficiale tra i due dopo la rielezione di Pašinyan tre mesi fa. A Mosca in questi giorni si è recato anche il katolikos (patriarca) della Chiesa Apostolica armena, Karekin II, per discutere con il patriarca ortodosso di Mosca Kirill un possibile nuovo incontro “a tre” anche tra i leader spirituali. A esso si dovrebbe aggiungere il Gran Muftì dell’Azerbaigian e del Caucaso, Şeyxülislam Hacı Allahşükür Paşazadə, già contattato in precedenza da Karekin.

Nella frenetica attività diplomatica della dirigenza armena va segnalato anche l’incontro del 9 ottobre a Erevan tra Pašinyan e il premier georgiano Iraklij Garibašvili, su cui le due parti non hanno diffuso informazioni né comunicati conclusivi. Sul sito del governo armeno si osserva che i due capi di governo “hanno discusso le prospettive di collaborazione tra Armenia e Georgia, con uno scambio di opinioni sulla situazione della regione caucasica, che verrà proseguito in un dialogo amichevole e costruttivo”. Sul sito georgiano si precisa che “si è parlato dei piani proposti dall’Onu per la pacifica convivenza nel Caucaso meridionale, da allargare alla partecipazione degli altri Stati interessati”.

Secondo diverse fonti, uno degli scopi dell’incontro riguardava la possibile mediazione georgiana nelle relazioni assai complesse tra Armenia e Turchia. I turchi sostengono le posizioni azere per il controllo del “corridoio di Zangezur”, territorio conteso tra Erevan e Baku.

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