09/10/2012, 00.00
PAKISTAN
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Faisalabad: 24enne cristiana rapita, costretta a convertirsi all’islam e sposare l’aguzzino

di Shafique Khokhar
Shumaila Bibi sequestrata dal 26enne musulmano Muhammad Javed Iqbal sulla via di casa. Per giorni ha dovuto subire abusi a sfondo sessuale e studio del Corano. Con un pretesto è riuscita a fuggire e a tornare dalla famiglia. Il suo rapitore ha denunciato il padre della ragazza per “sequestro di persona”. Il futuro di Shumaila appeso a un filo.

Faisalabad (AsiaNews) - Sequestrata alle prime luci dell'alba, costretta a subire abusi di natura sessuale, sposare il giovane musulmano che l'aveva rapita con l'aiuto della famiglia e a convertirsi all'islam. È la drammatica vicenda di Shumaila Bibi, 24enne operaia cristiana di Nishatabad, sobborgo di Faisalabad (nel Punjab), impiegata in un'azienda tessile della zona. Il fatto risale al 24 settembre e per giorni la ragazza ha vissuto con il suo aguzzino giorni da incubo; il 5 ottobre, utilizzando uno stratagemma, è riuscita a fuggire. Tuttavia, il sedicente "marito" ha denunciato la sua fuga e i suoi genitori - ribaltando i fatti - per "sequestro di persona". E la polizia ha accolto la richiesta, aprendo un fascicolo di inchiesta, asserendo che la ragazza si è convertita e sposata "di sua spontanea volontà". Il futuro di Sumaila è appeso a un filo e dipenderà dalle decisioni della giustizia pakistana, che in più di una occasione ha mostrato di non tutelare i diritti e le ragioni delle minoranze religiose nel Paese.

Alle 6 del mattino del 24 settembre scorso Shumaila Bibi, operaia in un'azienda tessile, aveva appena finito il proprio turno e si accingeva a rientrare a casa. Sulla via ha incrociato il 26enne musulmano Muhammad Javed Iqbal, che negli ultimi tempi aveva frequentato la famiglia con l'intenzione, nel tempo, di instaurare un legame sentimentale (anche se "io ho rifiutato e l'ho più volte scoraggiato" precisa la giovane ad AsiaNews). Nonostante tutto, con l'aiuto della madre, di due fratelli, alcuni zii e la minaccia di una pistola, Muhammad preleva a forza la ragazza e la rinchiude in un veicolo.

Al momento del sequestro vi era solo la guardia della fabbrica Millat Textile Mills ad assistere alla scena. E non è intervenuta per le minacce di morte lanciate dalla famiglia del sequestratore, nel caso in cui avesse preso le difese della giovane. Il giorno successivo Muhammad Javed Iqbal - assieme a 25 parenti - ha condotto Shumaila da un avvocato, Muhammad Tanveer Aslam. Nel suo ufficio l'ha costretta a firmare una dichiarazione di intenti, in base alla quale prendeva in sposo il giovane musulmano e si convertiva al contempo all'islam.

Per giorni la ragazza ha subito abusi sessuali, vessazioni ed è stata costretta a studiare il Corano e i precetti dell'islam. Durante una di queste lezioni ha chiesto alla sua insegnante musulmana di poter tornare a casa in anticipo rispetto all'orario previsto. Libera di muoversi, Shumaila ne ha subito approfittato per fuggire e fare ritorno a casa dei genitori. Una mossa, però, che ha fatto infuriare lo sposo che ha denunciato [proprio lui] alla polizia i genitori della ragazza per... "sequestro di persona". Gli agenti hanno accolto l'istanza perché la giovane si sarebbe convertita e concessa in matrimonio "di sua spontanea volontà" e senza costrizioni.

Gli attivisti cattolici della Commissione nazionale di Giustizia e pace della Chiesa cattolica pakistana (Ncjp) hanno assunto le difese di Mansha Masih, 68enne padre della ragazza, che rischia ora il carcere per rapimento. Gli avvocati hanno presentato una controdenuncia e ora sarà la giustizia, sebbene in più occasioni succube della volontà della maggioranza islamica a dispetto del diritto e della legalità, a decidere sulla vicenda. Il suo futuro è appeso a un filo e vi è il timore concreto che venga restituita ai suoi aguzzini. Intervistata da AsiaNews, Shumaila conferma di voler "vivere con i miei genitori e praticare la fede cristiana". Il giovane musulmano l'ha aiutata a trovare un impiego e con questo "sotterfugio" si è introdotto in famiglia e ha cercato di avvicinarla. "Ma io - precisa - ho rifiutato e l'ho più volte invitato a desistere" dal suo proposito. "E per questo, mi ha rovinato la vita".

P. Nisar Barkat, direttore diocesano di Ncjp a Faisalabad, conferma che "facciamo del nostro meglio per fornire aiuto e assistenza alle vittime come Shumaila". Il sacerdote invoca "l'intervento" della polizia per "assicurare la legalità e la libertà" delle comunità. "Dobbiamo prestare attenzione - avverte - alla manipolazione della religione al cospetto della giustizia; e lo Stato deve garantire la libertà di religione nel Paese". 

 

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