13/11/2012, 00.00
PAKISTAN
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Faisalabad: famiglia cristiana in prigione, con false accuse di sequestro di persona

di Shafique Khokhar
Un operaio povero e padre di famiglia chiede la liberazione di tre parenti, da mesi in galera per un presunto coinvolgimento in un rapimento. La vicenda originata da una fuga d’amore extraconiugale di uno dei figli, con una ragazza musulmana. Dietro le denunce, il tentativo di privare Sharif Masih delle sue proprietà. Ncjp in difesa degli accusati.

Faisalabad (AsiaNews) - Sharif Masih, un povero operaio cristiano di Faisalabad, chiede giustizia per l'arresto arbitrario di alcuni componenti della sua famiglia, implicati secondo gli inquirenti in presunti casi di sequestro di persona, ma di fatto innocenti. Ad assistere l'uomo gli attivisti della Commissione nazionale di Giustizia e pace della Chiesa cattolica pakistana (Ncjp), che forniscono tutela legale e sono impegnati a far emergere la verità nelle aule di tribunale. L'obiettivo è restituire piena libertà a tre giovani cristiani, da mesi rinchiusi in un carcere per un reato che non hanno commesso. Più critica, al contrario, la posizione di un altro giovane cristiano - anch'egli componente della famiglia - protagonista a fine dicembre 2011 di una "fuga d'amore" con una ragazza musulmana, il vero responsabile del presunto caso di rapimento.

La vicenda inizia il 27 dicembre 2011, quando il 28enne cristiano Babar Masih, originario di Gojra (nel Punjab) e sposato, scappa con una 25enne musulmana di nome Nabeela, in quella che sembra essere una comune "fuga d'amore" frutto di un rapporto extraconiugale. Dopo due giorni a casa della cognata, i due si sono rifugiati a Sheikhupura, vicino Lahore, dove l'uomo lavora come operaio. In città, dove risiedono per un circa un mese, dicono ai vicini di essere una coppia sposata. Nella prima settimana di febbraio 2012 il padre di Nabeela, Abdul Shakoor, scopre dove si trova la figlia e - informato da alcune persone - viene a sapere che il giovane cristiano avrebbe intenzione di venderla a sconosciuti. Il genitore interviene, preleva la ragazza e la riporta a casa con sé.

Dietro denuncia del padre, la polizia di Gojra apre un'inchiesta a carico di Babar, il fratello Amir Masih, i suoi due cognati Patras Masih e Dilber Masih. Contro di lui vi è anche la testimonianza della ragazza, che afferma di essere stata sequestrata e nascosta in un luogo sconosciuto. Intanto alcune persone - tale Muhammad Aslam e altri musulmani del villaggio - hanno avanzato altre accuse contro la famiglia cristiana, denunciando i componenti per altri rapimenti di giovani avvenuti in passato. Tra questi la figlia di Muhammad Aslam, di cui non si hanno più notizie da due anni.

Gli investigatori hanno così indagato e posto agli arresti tre figlie e i tre generi del 55enne Sharif Masih: Babar, Patras, Dilber e Amir Masih, assieme alle loro mogli Najia Bibi, Bushra Bibi e Nusrat Bibim quest'ultima incinta al momento del fermo. A fine agosto il capofamiglia si è rivolto agli attivisti di Ncjp, che dopo una lunga vertenza legale hanno ottenuto il rilascio delle donne su disposizione dell'Alta corte di Lahore, mentre restano in prigione i maschi della famiglia.

Interpellato da AsiaNews Sharif Masih spiega che "Babar Masih è coinvolto nel caso, ma tutte le altre persone sono state arrestate con false accuse". L'uomo aggiunge che il presunto colpevole "deve essere processato secondo la legge", ma "tutti gli altri vanno liberati perché innocenti". Fra le ragioni della controversia, egli sottolinea che vi sono un gruppo di musulmani che "vogliono impossessarsi della mia casa". "Sono davvero grato agli attivisti di Ncjp - conclude - per la loro assistenza legale". Una punizione per il giovane cristiano presunto sequestratore, nel caso in cui le responsabilità siano appurate, viene richiesta anche da p. Bonnie Mendes, sacerdote a Faisalabad, secondo cui "i tre parenti" di Babar Masih "non sembrano essere coinvolti" e per questo andrebbero liberati. "Sono felice che vi siano gruppi come Ncjp - afferma - che combattono a fianco delle vittime di ingiustizie". 

 

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