18/08/2023, 11.51
CINA
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Finanziamenti stranieri ai minimi, Pechino cerca di bloccare la fuga

di John Ai

I nuovi investimenti diretti hanno raggiunto il livello più basso dal 1998. A pesare - oltre al deterioramento della situazione economica - è la norma introdotta di recente sullo spionaggio che alimenta le delazioni e ha già portato diversi arresti. Analisti scettici sulle possibilità di successo delle nuove promesse e misure appena varate dal governo di Pechino. 

Pechino (AsiaNews) - Accelera il processo di progressivo abbandono del mercato cinese da parte degli investitori finanziari globali. I nuovi investimenti esteri diretti nel Paese del dragone sono crollati dell’87% nel secondo trimestre, il dato più basso dal 1998. Secondo i dati ufficiali, le passività da investimenti diretti in Cina, che rappresentano l’indicatore degli investimenti esteri, sono scesi al livello più basso degli ultimi 25 anni. Ecco perché nel fine settimana scorso il Consiglio di Stato cinese, che rappresenta il governo centrale, ha emanato nuove linee guida nel tentativo di rafforzare gli investimenti esteri.

Il documento pubblicato dal Consiglio di Stato cinese contiene 24 linee guida secondo le quali le autorità dovrebbero fornire sostegno e incentivi fiscali alle società che investono all’estero, come l’esenzione dall’imposta sul reddito per il reinvestimento dei profitti in Cina. Il documento promette anche di aumentare la protezione dei diritti e degli interessi, comprese le proprietà intellettuali delle aziende straniere operative nel Paese.

Secondo il documento, le aziende straniere sono incoraggiate a creare centri di ricerca e sviluppo in Cina e a intraprendere i principali progetti di ricerca e di sviluppo in Cina. La scorsa settimana il presidente degli Stati Uniti Biden ha annunciato restrizioni sugli investimenti Usa in entità cinesi in tre aree tecnologiche, ovvero semiconduttori e microelettronica, tecnologie informatiche quantistiche e alcuni sistemi di intelligenza artificiale. I dettagli della normativa saranno resi noti in seguito per chiarire le aree vietate, tuttavia le misure hanno già fatto infuriare Pechino.

Ai dirigenti e ai membri del personale delle società straniere è stata promessa la possibilità di entrare e uscire dal Paese, e lo stesso vale per la richiesta di residenza permanente in Cina. Inoltre, il documento promette che le autorità di regolamentazione diminuiranno la percentuale e la frequenza delle ispezioni sulle aziende, con un rischio di credito inferiore. Il Consiglio di Stato cinese ha ordinato ai governi locali di attuare le disposizioni il prima possibile, per migliorare la fiducia degli investitori stranieri. La regolamentazione delle autorità di Pechino nelle industrie tecnologiche e nelle imprese private, così come le tensioni geopolitiche, hanno indebolito i rendimenti per gli investitori internazionali. Nel primo semestre di quest’anno il 62% dei fondi speculativi ha subito perdite; nello stesso periodo ne sono stati costituiti solo cinque nuovi, mentre 18 sono stati liquidati. Tuttavia, le ultime misure per trattenere gli investitori stranieri in Cina contraddicono la legge contro lo spionaggio entrata in vigore il primo luglio scorso. L’ampliamento della definizione di attività di spionaggio e sicurezza nazionale ha scoraggiato alcune aziende straniere in Cina, pronte a battere in ritirata. Le aziende straniere sono consapevoli che definizioni ampie e poco chiare di spionaggio possono comportare incertezze e rischi di punizioni, anche la detenzione arbitraria. Nei mesi scorsi la polizia cinese ha fatto irruzione nell’ufficio della società di consulenza statunitense Bain & Company a Shanghai. Cinque dipendenti della Mintz Group, una società operante nel settore dell’Investigative Due Diligence (Idd),  sono stati arrestati. Un dirigente giapponese di Astellas Pharma è finito in carcere per spionaggio.

Il ministro cinese della Sicurezza di Stato ha lanciato un account WeChat in agosto, invitando i cittadini a denunciare le spie e annunciando che gli informatori saranno ricompensati. Un sondaggio della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina ha mostrato che la fiducia delle aziende europee nell’ambiente commerciale del Paese è crollata per la crescente influenza di una regolamentazione repressiva e per le ingerenze della politica. Circa il 75% delle aziende sta valutando di riadattare la strategia della catena di fornitura e il 12% di esse ha già spostato alcune attività fuori dalla Cina.

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