08/11/2023, 12.50
MALAYSIA - INDONESIA - GAZA
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Gaza: il sostegno dei malaysiani al popolo palestinese vittima della guerra

di Hal Swindall

Governo e opinione pubblica manifestano vicinanza ai civili, colpiti dal conflitto nella Striscia. Le accuse a Israele (e agli alleati statunitensi) di “atrocità”. Editoriali e articoli sui media rilanciano la battaglia per la causa palestinese. Jakarta respinge le accuse dell’esercito israeliano secondo cui l’ospedale indonesiano a Gaza usato da Hamas. 

Kuala Lumpur (AsiaNews) - “Continueremo a lottare” per il popolo palestinese e per chiedere la fine della guerra Gaza. Una promessa, quella lanciata di recente dal premier malaysiano Anwar Ibrahim, che conferma la portata globale del conflitto in atto nella Striscia, innescato dall’attacco terrorista di Hamas in territorio israeliano il 7 ottobre scorso e in corso ormai da oltre un mese. E che, superati i confini del Medio oriente, è ormai una questione globale a partire dalle nazioni a maggioranza musulmana del Sud-est asiatico. Il governo di Kuala Lumpur non ha risparmiato critiche ai vertici dello Stato ebraico per l’escalation militare con il suo carico di vittime civili, anche donne e bambini, e attacca anche gli Stati Uniti per il sostegno cieco a Israele e le “continue critiche” alla Russia, che non aiutano nella prospettiva del dialogo e della pace. 

Nel suo discorso il premier ha puntato il dito contro le “atrocità” commesse da Israele, sottolineando che il Paese non verrà meno all’impegno di inviare aiuti a Gaza, mentre la folla rispondeva con grida e canti fra cui “Lunga vita alla Palestina” e “Palestina libera”. Le parole del capo del governo rispecchiano anche editoriali e articoli pubblicati sulle principali testate sin dai primi giorni dell’offensiva nella Striscia. Il 6 novembre scorso il Free Malaysia Today rilanciava la notizia di un summit a breve di capi di Stato e di governo di nazioni musulmane e non, per discutere della guerra e cercare di trovare una via per il cessate il fuoco. 

Un esempio fra i tanti delle critiche presenti sui media malaysiani aventi come obiettivo Israele e Stati Uniti. In precedenza, il 3 novembre era stato il Malay Mail ad attaccare partendo dalle parole del relatore speciale Onu Francesca Albanese, che aveva sottolineato il gran numero di morti fra i bambini palestinesi sotto i bombardamenti nella Striscia. E ancora, il 6 novembre un altro editoriale su Malaysiakini condannava in modo esplicito la guerra, definendo Israele “una potenza coloniale viziosa e malvagia”, invocando al contempo l’inserimento nel curriculum scolastico nazionale lo studio della Palestina e della causa palestinese. 

Un editoriale più ambiguo è apparso su Free Malaysia Today il 5 novembre, in cui si presentavano anche le “difficoltà” nello stabilire le ragioni di parte in un conflitto “polarizzante”, pur con un riferimento alla “occupazione israeliana” come causa dell’attacco di Hamas. Contro il sostegno di Washington a Israele si sono svolte tre manifestazioni nei pressi dell’ambasciata Usa a Kuala Lumpur a ottobre, sebbene la posizione statunitense sia più articolata: da un lato la condanna dell’atto “terroristico” del movimento estremista, dall’altro la richiesta per bocca del segretario di Stato americano Antony Blinken di aiutare i civili palestinesi e limitare le operazioni militari.

Vi sono poi analisti ed esperti rilanciati su quotidiani e media in Malaysia che offrono un approccio più approfondito ed equo in un quadro di crisi complicato. “Il sostegno ai palestinesi non significa sostenere Hamas e il sostegno ai palestinesi non è necessariamente in contraddizione con la vicinanza a Israele” afferma Irina Tsukerman, presidente di Scarab Rising, negli Usa. Tsukerman ha scritto sull’inclusione del Paese asiatico nel “Quartetto islamista” insieme a Turchia, Qatar e Pakistan, e non nasconde la predominanza di un sentimento pro-palestinese, considerata la linea anti-israeliana del Quartetto. Per molti analisti Kuala Lumpur continuerà ad aiutare Gaza attraverso l’Egitto e a sostenere la Palestina anche in caso di cessate il fuoco.

In questi giorni anche un’altra nazione del Sud-est asiatico è trascinata, seppur indirettamente, nel conflitto: il governo di Jakarta, per bocca del ministero degli Esteri, ha respinto con sdegno le affermazioni dell’esercito israeliano (Idf) secondo cui l’ospedale indonesiano (foto 2) a Gaza “ospiterebbe” al suo interno un complesso militare e alloggi per Hamas. Esso fornisce solo “servizi sanitari” precisa il dicastero in una nota del portavoce Lalu Muhammad Iqbal ed è “sotto la responsabilità dell’amministrazione locale” coadiuvati dalla presenza di alcuni “volontari indonesiani” sul posto. Egli ha poi ricordato che finora il nosocomio ha prestato le cure ai pazienti palestinesi, per lo più colpiti dalla campagna militare israeliana nella Striscia, le cui azioni sono più volte definite “atrocità” e irrispettose dei diritti delle popolazioni civili coinvolte nei conflitti.

(Ha collaborato Mathias Hariyadi)

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