31/10/2018, 09.59
RUSSIA
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Genitori in piazza contro l’ex Kgb che arresta i loro figli

di Vladimir Rozanskij

A Mosca, 1000 persone si sono radunate davanti alla Lubianka. Manifestazioni anche a San Pietroburgo, Penza, Novosibirsk, Nižnij Novgorod, Rostov. I loro figli sono considerati pericolosi per la sicurezza dello Stato, accusati di “terrorismo”. Affianco a gente comune, erano presenti dissidenti famosi, attori, scrittori e artisti. Tutti temono un ritorno ai controlli stalinisti.

Mosca (AsiaNews) – Per la prima volta in Russia, genitori e cittadini senza alcuna affiliazione politica hanno manifestato contro le repressioni del Fsb (i servizi di sicurezza, ex Kgb). La protesta è avvenuta lo scorso 28 ottobre nella capitale e in diverse città russe. A Mosca circa 1000 persone hanno sfilato davanti alla Lubjanka, il famigerato palazzo della Čeka dei tempi staliniani, ereditato dalle versioni successive della polizia politica sovietica e russa fino all’attuale Fsb. I genitori vogliono avere notizie sui loro figli, giovani arrestati negli ultimi tempi con accuse di terrorismo e sedizione.

Lo scopo delle proteste è quello di “abbattere il muro del silenzio” intorno agli arresti e alle repressioni di Stato contro i giovani considerati pericolosi per la sicurezza statale. Si tratta di due gruppi di arrestati: quelli dell’associazione Novoe Velichye (“La nuova grandezza”), in cui i giovani discutevano in chat questioni politiche, incontrandosi ogni tanto al bar, e quelli della cosiddetta Set’ (“La Rete”), considerati addirittura dei terroristi, giovani anarchici e antifascisti che avrebbero cospirato per organizzare atti eversivi. Del primo gruppo sono attualmente sotto processo 10 persone, con l’accusa di “tentato colpo di Stato” supportato da tre testimonianze di persone infiltrate dallo stesso Fsb; 11 sono gli arrestati della “Rete”, che avrebbero tentato di radunare in varie città delle “cellule eversive” e programmato atti terroristici.

I ragazzi avrebbero raccontato di essere stati torturati psicologicamente e fisicamente, e che gli stessi agenti dei servizi avrebbero piazzato delle armi nelle loro borse e nelle case al momento dell’arresto. I loro genitori si sono dunque convocati via internet nella “Rete dei genitori” allo slogan di #StopFSB, per riunirsi a protestare e chiedere la verità sulle azioni della polizia. Le manifestazioni non sono state autorizzate dalle autorità, e i partecipanti sapevano di andare incontro a loro volta ad arresti e repressioni.

È la prima volta che in Russia si radunano gruppi di cittadini, in particolare di genitori, senza alcun coordinamento politico, neanche degli oppositori “di piazza” alla Naval’nyj. Come ha dichiarato Dmitrij Pchelintsev, il cui figlio è rinchiuso da oltre un anno a Penza: “Molti s’indignano per le azioni violente del governo, ma rimangono a casa, per pigrizia o a causa del cattivo tempo, mentre i genitori vengono in ogni caso, perché nessun altro difenderà i nostri figli”. Il titolo della manifestazione infatti era “Per i nostri e i vostri figli – In difesa delle nuove generazioni”.

I manifestanti si sono radunati alla spicciolata, senza striscioni o cartelli, mentre davanti alla Lubjanka erano schierati 300 agenti dell’OMON anti-sommossa. Tra i convenuti vi erano anche alcuni storici dissidenti, Lev Rubinstein, Josif Galperin, Aleksandr Rykhlin, ma anche attori, scrittori e artisti, al fianco della gente comune e degli esponenti di vari gruppi anarchici. Senza giornalisti e telecamere, il corteo si è mosso sotto la pioggia battente dal Tverskoj Bulvar al centro di Mosca fino alla piazza della Lubjanka, passando accanto alla piazza Rossa.

Alla fine oltre 20 persone sono state trattenute a Mosca, più di 30 a San Pietroburgo, dove la polizia ha usato mezzi particolarmente violenti per disperdere la folla. Azioni simili si sono svolte a Penza, Novosibirsk, Nižnij Novgorod, Rostov e altre città, dove pure vi sono state violenze e arresti. Una protesta è stata organizzata perfino a Helsinki, davanti alla sede del consolato russo, con slogan in inglese e finlandese che dicevano “Il Fsb è il vero terrorista!” e “La solidarietà non ha confini, libertà per i prigionieri politici!”.

La televisione di Stato ha minimizzato i fatti, presentando i manifestanti come “marginali” e fiancheggiatori dei terroristi. In realtà nella popolazione si diffonde il timore della repressione, e che essa possa degenerare in una specie di “terrore” generalizzato ed esteso anche a un semplice like sui social, con gli agenti che si presentano a casa dei semplici cittadini come ai tempi di Stalin.

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