08/09/2025, 14.20
ISRAELE-PALESTINA
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Gerusalemme: attentatori palestinesi sparano contro autobus, sei morti e 11 feriti

Almeno sette sono in gravi condizioni. Hamas e Jihad islamica negano il coinvolgimento in un attacco che non è stato ancora rivendicato. Per il movimento che controlla la Striscia gli attentatori sono “eroi”. Condanna dell’Autorità palestinese. Ben Gvir chiede la pena di morte “per i terroristi”. Rabbi Milgrom ad AsiaNews: “Attacco terribile, restare uniti per raggiungere la pace”. 

Gerusalemme (AsiaNews) - È di sei morti e 11 feriti di cui almeno sette in gravi condizioni il bilancio, tuttora provvisorio, dell’attentato di questa mattina a Ramot, a Gerusalemme est, dove alle 10 di questa mattina (ora locale) due uomini armati di mitraglia hanno aperto il fuoco colpendo un autobus di linea. Gli assalitori, provenienti da villaggi della Cisgiordania ora teatro di operazioni speciali di esercito e reparti della sicurezza, sono stati “neutralizzati” grazie (anche) all’intervento di un soldato Idf della nuova Hasmonean Brigade, composta da Haredi, un tempo esentati dal servizio militare. Interpellato da AsiaNews Jeremy Milgrom, rabbino pacifista israeliano e membro dell’ong Rabbis for Human Rights, parla di “attacco terribile” in risposta al quale “dobbiamo restare uniti” impegnandosi ancora di più nei “negoziati” con l’obiettivo di “raggiungere la pace”. 

Le sei vittime accertate sono: Levi Yitzhak Pash, Yisrael Matzner, 28 anni; Rabbi Yosef David, 43 anni; Rabbi Mordechai Steintzag, 79 anni; Yaakov Pinto, 25anni; Sarah Mendelson, 60 anni, unica donna fra i deceduti di un attacco che sinora nessun gruppo ha ancora rivendicato. Nelle fasi immediatamente successive si registra la dichiarazione di Hamas che, pur negando una partecipazione attiva, elogia “l’azione eroica” degli aggressori, definendola una ”risposta naturale” all’attività militare di Israele nella Striscia. Pure la Jihad islamica, altro gruppo militante palestinese, ha elogiato la sparatoria ma non ne ha rivendicato la responsabilità.

Diverso il tenore delle dichiarazioni dei vertici dell’Autorità palestinese - che governa parti della Cisgiordania non sotto il pieno controllo israeliano - che esprimono una “condanna” verso azioni che hanno come “obiettivo” i “cittadini palestinesi e israeliani”. Il leader Mahmoud Abbas conferma di denunciare “tutte le forme di violenza e terrorismo, indipendentemente dalla loro fonte” e aggiunge che il riconoscimento dello Stato palestinese è il solo modo per porre fine al “ciclo di violenza” nella regione. Il presidente israeliano Isaac Herzog parla di “mattina dolorosa e difficile”.

Assieme al ministro per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, sulla scena dell’attentato è subito accorso il premier Benjamin Netanyahu, la cui udienza del processo per corruzione che lo vedeva imputato e prevista per oggi è stata cancellata dai giudici. Parlando coi giornalisti al Ramot Junction il capo del governo ha sottolineato la “potente guerra contro il terrore” combattuta da Israele e che “si sta svolgendo su tutti i fronti”.

Rivolgendo le condoglianze alle famiglie delle vittime, il primo ministro prosegue annunciando la caccia all’uomo nei “villaggi da cui provenivano i terroristi”. Entrambi sarebbero palestinesi originari della Cisgiordania, provenienti da cittadine alla periferia di Ramallah (Qubeiba e Qatanna). Al tempo stesso Netanyahu sottolinea come “i combattimenti continuano nella Striscia di Gaza” dove Israele “distruggerà Hamas come abbiamo promesso e libererà i nostri ostaggi, tutti i nostri ostaggi”. “Purtroppo - conclude - la guerra continua anche a Gerusalemme e in Giudea e Samaria, dove abbiamo agito con grande forza” afferma, usando il termine biblico per la Cisgiordania.

Immediate le reazioni sull’attentato anche dei due leader dell’ultra-destra religiosa e pro-colonie parte del governo di Israele. Dopo la sparatoria di questa mattina, il ministro israeliano delle Finanze Bezalel Smotrich chiede di smantellare l’Autorità palestinese (Ap), aggiungendo che “lo Stato di Israele non può accettare un’Autorità palestinese che alleva ed educa i suoi figli a uccidere gli ebrei”. Essa, conclude, deve “scomparire dalla mappa, e i villaggi da cui provenivano i terroristi dovrebbero assomigliare a Rafah e Beit Hanoun”. Il partito Otzma Yehudit del ministro Ben Gvir intende invece sollevare la questione del ricorso alla pena di morte per i terroristi la prossima settimana nel Comitato per la sicurezza nazionale della Knesset, il Parlamento israeliano. Nel marzo 2023 i deputati hanno votato 55-9 a sostegno di un disegno di legge avanzato dal partito di ultra-destra per imporre la pena di morte ai terroristi che uccidono gli israeliani.

Intanto, l’esercito ha schierato soldati nell’area e sta affiancando le forze di polizia nella ricerca di sospetti o altre persone coinvolte nell’attacco. I militari hanno anche avviato pattugliamenti e operazioni nell’area di Ramallah, in Cisgiordania, per interrogatori e attività volte a “sventare il terrorismo”. Quello di oggi è il terzo episodio di sangue che vede protagonisti attentatori palestinesi che colpiscono civili in Israele dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, che ha innescato la guerra nella Striscia di Gaza: nell’ottobre 2024, due palestinesi, uno armato di una pistola e l’altro di coltello, hanno ucciso sette persone a Tel Aviv. Nel novembre 2023, due uomini armati palestinesi hanno ucciso tre persone alla fermata dell’autobus di Gerusalemme. I servizi di sicurezza israeliani hanno detto che gli aggressori nella sparatoria di Gerusalemme del 2023 erano collegati a Hamas.

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