20/06/2025, 10.33
GIAPPONE
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Giappone, il monito dei vescovi: 'No al riarmo, stesso errore di 80 anni fa'

di Conferenza episcopale giapponese

In un messaggio per l'anniversario della fine della Seconda Guerra mondiale la Conferenza episcopale rinnova il suo appello alla messa al bando delle armi nucleari in tutto il mondo. Chiedendo perdono per aver cercato di "mostrarsi patriottica" nell'era imperiale, i vescovi cattolici criricano il cambio di rotta di oggi a Tokyo con le nuove unità missilistiche a Okinawa e Nansei: "Gli anziani ci dicono: ci stiamo preparando alla guerra". 

Tokyo (AsiaNews) - Una riflessione sulla sfida della pace, a 80 anni dalla fine di quella Seconda Guerra mondiale di cui a Hiroshima e Nagasaki il Giappone visse l'epilogo più terribile. Una parola rivolta in maniera particolare ai giovani, in questo 2025 che per la Chiesa cattolica è anche l'Anno giubilare. È il senso di "Un cammino di pace: portatori di speranza" un importante documento diffuso oggi dalla Conferenza episcopale del Giappone. Il testo contiene anche un esame di coscienza sulle responsabilità della Chiesa cattolica stessa per il "patriottismo" che 80 anni fa le impedì di pronunciare parole pace. Ma è soprattutto un monito al Giappone di oggi, sempre più lontano dall'impostazione pacifista inserita nella sua Costituzione dopo il dramma di quella guerra.

Citando espressamente la testimonianza degli Hibakusha, i sopravvissuti al bombardamento nucleare insigniti nell'ottobre scorso del Premio Nobel per la pace, i vescovi rilanciano le parole di papa Francesco sull'immoralità non solo dell'uso ma del possesso stesso delle armi atomiche, pronunciate a Hiroshima nel 2019. E per questo chiedono a tutti i Paesi del mondo - Giappone in primis - di aderire al Trattato dell'Onu per la masse al bando delle armi nucleari.

Pubblichiamo qui sotto il testo integrale del documento in una nostra traduzione dell'inglese.

A tutti coloro che desiderano la pace, in particolare ai giovani

Introduzione

Quest’anno ricorre l’80º anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale. In quest’anno così significativo, preghiamo ancora una volta per quanti hanno perso la vita, per coloro la cui dignità è stata violata in vari modi, e per l’ambiente naturale che ha subito tanti danni. Dopo tanti anni, quanti ne dura una vita umana, come possiamo accogliere il valore della dignità umana e il desiderio di realizzare la pace? E come possiamo trasmettere questi valori alle future generazioni?

In quest’Anno Santo, celebrato ogni 25 anni dalla Chiesa cattolica, speriamo di camminare insieme a voi, soprattutto con voi giovani, con la speranza di costruire un mondo di pace.

80 anni dopo la guerra

Nell’ottobre del 2024, la Confederazione Giapponese delle Organizzazioni dei Sopravvissuti alle Bombe Atomiche e Termonucleari (Hidankyo) è stata insignita del Premio Nobel per la Pace. Nel suo discorso di accettazione, il segretario generale Terumi Tanaka ha affermato: “Le armi nucleari non possono - e non devono - coesistere con l’umanità.”

Queste parole, che hanno sicuramente toccato il cuore di molte persone nel mondo e le hanno spinte a riflettere sull’abolizione delle armi nucleari, portano il peso di 80 anni. Tante persone che hanno vissuto la guerra in Giappone e nel mondo hanno condiviso le proprie esperienze per 80 anni e hanno agito a favore della pace. Ora, dopo 80 anni, il numero dei sopravvissuti si è drasticamente ridotto. Proprio in un momento come questo, è essenziale affrontare onestamente i fatti storici, imparare da questi, ricordarli, trasmetterli alle nuove generazioni e farne tesoro per costruire la pace.

“Ricordare, camminare insieme, proteggere. Questi sono tre imperativi morali che qui a Hiroshima assumono un significato ancora più forte e universale, e possono aprire un cammino verso la pace. Per questo motivo, non possiamo permettere che le generazioni presenti e future perdano la memoria di ciò che è accaduto qui” (Papa Francesco a Hiroshima, 2019).

In questo senso, è molto significativo che i giovani abbiano compiuto pellegrinaggi e viaggi a Hiroshima, Nagasaki e Okinawa per educarsi alla pace.

Al tempo stesso, non possiamo dimenticare che già prima della guerra dell’Asia-Pacifico, il Giappone aveva inflitto grandi sofferenze ai Paesi vicini, fin dall’inizio dell’era Meiji, attraverso le guerre sino-giapponese e russo-giapponese, il colonialismo e altre azioni.

Durante questa storia, fino alla fine della guerra 80 anni fa, la Chiesa cattolica in Giappone non riuscì a svolgere il proprio ruolo per la pace. Dopo l’era Meiji, il Giappone aveva costruito un sistema nazionale centrato sull’imperatore, e la Chiesa cercò di mostrarsi patriottica, giustificando le guerre del Giappone attraverso la teoria della “guerra giusta”. Dobbiamo affrontare onestamente questi fatti, pentirci e camminare insieme a chi guiderà la prossima generazione verso la pace.

Il mondo di oggi

Parallelamente agli sforzi per la pace di molti cittadini negli ultimi 80 anni, anche le Nazioni Unite e i loro Stati membri hanno cercato di progredire. Tuttavia, la Carta dell’Onu e altre norme per la pace sono state reinterpretate o ignorate, e il mondo oggi è testimone di guerre disumane. In Ucraina e Russia, in Palestina e Israele, così come in Myanmar e in diversi Paesi africani, ogni giorno molte persone perdono la vita, e si assiste a devastazioni insopportabili.

Le guerre sono combattute in nome della giustizia, con il pretesto di interventi umanitari, autodifesa preventiva, ecc. Ma spesso si tratta di giustificazioni egoistiche che danneggiano civili innocenti, distruggono l’ambiente e aumentano i rischi. (cf. Enciclica Fratelli Tutti, 258)

Anche in Paesi dove non vi sono conflitti attivi, si assiste a un aumento degli armamenti per “prevenire” la guerra.

Anche il Giappone, storicamente pacifista, sta cambiando rotta: riconoscimento del diritto di autodifesa collettiva (prima ritenuto incostituzionale), dispiegamento di missili a lungo raggio, abolizione del divieto di esportazione di armi, nuove basi militari delle Forze di Autodifesa e forti aumenti della spesa militare.

A Okinawa e nelle isole Nansei, si stanno installando unità missilistiche “per difesa”. Ottant’anni fa, la battaglia di Okinawa causò la morte di oltre 200mila persone, inclusi 94mila civili. La popolazione, ancora traumatizzata da quella guerra e da episodi violenti legati alla presenza militare americana, continua a chiedere la pace con mezzi non violenti. Malgrado ciò, si stanno costruendo nuove basi missilistiche. Gli anziani dicono: “Ci stiamo preparando alla guerra,” e “Stiamo seguendo gli stessi passi della guerra passata.”

L’orrore e il male della guerra sono chiari a molte persone, ma dobbiamo imparare dall’esperienza di 80 anni fa e ricordare che idee e valori instillati nella vita quotidiana cambiarono l’opinione pubblica e portarono al conflitto. Il Giappone oggi è davvero sulla strada della pace?

Verso l’abolizione delle armi nucleari

“Con profonda convinzione desidero ribadire che l’uso dell’energia atomica a fini bellici è oggi, più che mai, un crimine non solo contro la dignità umana ma anche contro ogni possibile futuro per la nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per scopi di guerra è immorale, così come il possesso di armi nucleari è immorale” (Papa Francesco a Hiroshima, 2019).

Il Premio Nobel assegnato alla Hidankyo è un passo fondamentale per superare la logica della “deterrenza nucleare” e avvicinarsi all’abolizione delle armi atomiche.

Noi, che viviamo in un Paese colpito dai bombardamenti atomici, sappiamo bene che le armi nucleari provocano danni sanitari, discriminazioni sociali e distruzioni ambientali durature.

Trent’anni fa, i vescovi del Giappone dichiaravano con fermezza: “Avendo sperimentato la potenza distruttiva delle armi nucleari, abbiamo la responsabilità, come testimoni preziosi, di continuare a invocare la loro abolizione.” (Decisone per la pace: In occasione del 50º anniversario della fine della guerra)

Oggi gli sforzi per l’abolizione stanno crescendo, grazie a reti di collaborazione tra i vescovi di Hiroshima, Nagasaki e degli Stati Uniti. Preghiamo che il Nobel diventi un segno di speranza verso un mondo senza armi nucleari. Esortiamo fortemente il governo giapponese e quelli del mondo intero ad aprire il cuore a questo “segno dei tempi” e a firmare e ratificare quanto prima il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari.

La vera pace

La parola “pace” (shalom), nella Bibbia, significa “assenza di difetti”. Non è solo assenza di guerre, ma uno stato in cui tutto il creato, voluto buono da Dio, è rispettato e in armonia.

Pertanto, per costruire la pace, dobbiamo riflettere sul nostro rapporto con Dio, con gli altri e con la natura. Serve una conversione che ci porti a relazioni autentiche davanti a Dio. La pace non nasce da armi nucleari o equilibri di forza.

Camminare insieme nella speranza

Quest’anno la Chiesa cattolica celebra un Anno Santo, legato al “Giubileo” del Levitico (Lev. 25,10). Ogni 50 anni, i campi venivano lasciati a riposo, la terra venduta veniva restituita, gli schiavi liberati, i debiti condonati.

La Chiesa celebra il Giubileo ogni 25 anni per riaffermare la dignità di ogni persona, per eliminare violazioni dei diritti e liberarci dallo sfruttamento. È l’anno per tornare alla nostra condizione originaria e realizzare la pace.

Papa Francesco ha indicato il tema: “Pellegrini di Speranza”, augurandosi che “per tutti noi, il Giubileo sia un’opportunità di rinnovarci nella speranza.”

Alla sua prima benedizione da papa, Leone XIV ha detto: “Pace a tutti voi! … Vorrei che questo saluto di pace risuonasse nei vostri cuori, nelle vostre famiglie, fra tutti i popoli, ovunque essi si trovino, in ogni nazione e in tutto il mondo. Pace a voi!”

A tutti voi che desiderate la pace, in particolare a voi giovani: facciamo nostro il cammino verso la pace tramandato da generazioni in questi 80 anni, e continuiamo insieme a costruire la pace con speranza nel cuore.

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