07/11/2013, 00.00
IRAN - ONU
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Ginevra, ripartono con "pacato ottimismo" i colloqui sul nucleare iraniano

Il ministro degli Esteri iraniano Zarif sottolinea la possibilità di giungere a una conclusione già questa settimana. Gli Stati Uniti pronti a ridurre le sanzioni, ma solo se Teheran accetta di fermare il proprio programma nucleare. Israele contrario a qualsiasi accordo con la Repubblica islamica.

Ginevra (AsiaNews/ Agenzie) - In un clima di cauto ottimismo inizia oggi a Ginevra la seconda tornata di colloqui fra Iran e Gruppo dei 5+1 (composto da Inghilterra, Cina, Francia, Russia, Stati Uniti più la Germania) per risolvere la questione del nucleare iraniano. Oggi e domani la delegazione di Teheran, guidata dal viceministro degli Esteri Abbas Araghchi, discuterà i dettagli della proposta presentata nella sessione di dialoghi tenutasi lo scorso 16 ottobre a Ginevra, la prima dall'elezione del presidente riformista Hassan Rouhani.

Ieri, in un'intervista alla TV Francese France 24, Mohammad Javad Zarif, ministro degli Esteri iraniano, ha dichiarato che "si potrebbe giungere a un accordo già alla fine di questa settimana", ma ha sottolineato che questa "è la posizione da parte iraniana". Oggi, il coordinatore della politica estera iraniana sarà anch'egli a Ginevra, ma parteciperà a un vertice sul conflitto siriano insieme a Catherine Ashton, capo della diplomazia dell'Unione Europea, e Lakdhar Brahimi, inviato di Onu e Lega Araba per la Siria. In giornata volerà a Roma, per incontrare il suo omologo italiano Emma Bonino.   

Nei passati incontri l'Iran ha aperto alla possibilità di giungere a compromessi sullo sviluppo dei suoi impianti, compresa una riduzione nella produzione di uranio arricchito al 20%, ma a patto che il mondo riconosca il suo diritto ad avere un proprio programma nucleare. In questi anni Teheran ha  sempre dichiarato di condurre ricerche in campo medico ed energetico, non militare.

Fonti di Washington sostengono che gli Stati Uniti sarebbero pronti ad offrire all'Iran una riduzione delle sanzioni economiche in cambio della sospensione dell'attuale programma nucleare. Secondo il Fondo monetario internazionale, nel 2013 l'economia iraniana si contrarrà del'1,5%, dopo un picco negativo nel 2012 pari all'1,9%. Negli ultimi due anni l'Iran, considerato il quarto produttore al mondo di petrolio, è stato costretto a tagliare la produzione di greggio dai circa 2,2 milioni di barili al giorno nel 2011 a meno di 900mila nel 2012. La contrazione della propria economia a causa delle sanzioni, non ha però fermato la Repubblica islamica dal destinare fondi ai suoi impianti atomici, che hanno permesso il completamento del reattore di Arak inaugurato nel 2006 dall'amministrazione Ahmadinejad. 

Per Robert Einhorn, ex consigliere del governo degli Stati Uniti e in passato coinvolto nei colloqui sul nucleare iraniano, il Gruppo del 5+1 "deve fermare gli sviluppi dell'attuale agenda nucleare iraniana, in modo da evitare che il Paese porti avanti il suo programma approfittando della lentezza dei colloqui. Finora gli ispettori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), controllano17 impianti nucleari. L'11 novembre i delegati dell'Aiea andranno a Teheran per spingere il governo iraniano a concedere esami più accurati.

L'ottimismo pacato dei rappresentati del Gruppo 5+1 e dell'Iran è però contrastato e da Israele e dall'ayatollah Khamenei, guida suprema della Repubblica islamica.

Ieri, Benjamin Netanyahu, Primo ministro israeliano si è detto contrario a qualsiasi accordo che consenta all'Iran a mantenere le sue tecnologie nucleari. Il leader del Likud ha precisato che  "finché Teheran continuerà ad arricchire l'uranio con l'obbiettivo di costruire ordigni nucleari i delegati del 5+1 dovrebbero mantenere e anzi aumentare la pressione sul regime iraniano".

Sul fronte opposto le critiche giungono dall'ayatollah Alì Khamenei. La guida suprema è favorevole a una conclusione positiva dei colloqui, ma avverte che i diplomatici iraniani sono attaccati in patria dalle frange più estreme, i quali considerano la posizione di Zarif e degli altri delegati "troppo morbida".  

 

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