20/11/2013, 00.00
IRAN - ONU
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Ginevra, fra alti e bassi ripartono i colloqui sul nucleare iraniano

Teheran pronta a un accordo, ma ribadisce il suo diritto all'energia nucleare. Obama tenta di convincere i senatori a non votare nuove sanzioni. Storica telefonata fra David Cameron e Rouhani. La Francia nuovo alleato di Israele nella lotta contro il nucleare iraniano.

Ginevra (AsiaNews/Agenzie) - Si apre oggi a Ginevra il terzo summit fra Teheran e i membri del Gruppo 5+1 (composto dal Consiglio di sicurezza Onu più la Germania) sul nucleare iraniano. L'incontro giunge a un giorno dagli attentati suicidi contro l'ambasciata iraniana a Beirut, che hanno provocato 25 morti e riaperto il confronto fra Teheran, Israele e Arabia Saudita (questi ultimi accusati dai leader iraniani di aver pianificato l'attentato). L'incontro inizia con premesse più caute rispetto alle precedenti riunioni che, nonostante gli ottimismi iniziali, si sono concluse con un nulla di fatto. Oggi l'ayatollah Khamenei ha messo in guardia il Paese avvertendo che a Ginevra devono agire "entro limiti prestabiliti" e aggiungendo che l'Iran "non farà un passo indietro" rispetto ai propri diritti nucleari.

Lo stesso Abbas Araghnci, viceministro degli Esteri iraniano a capo della delegazione, ha dichiarato che i negoziati saranno "difficili e non si arriverà a nessun accordo se non saranno rispettati i diritti dell'Iran sui temi del nucleare e dell'arricchimento dell'uranio". La posizione dei delegati di Teheran è confermata in un video-messaggio diffuso su Youtube da Javid Zarif, ministro degli Esteri iraniano che, manifestando il suo ottimismo per la nuova riuscita del summit, chiede però "rispetto per la dignità dell'Iran". "A noi iraniani - afferma - l'energia nucleare non serve per entrare all'interno di un club o per minacciare gli altri Paesi. L'energia atomica riguarda il nostro sviluppo, la possibilità di decidere il nostro destino e fare in modo che esso non venga deciso da altri".  

Il recente rapporto dell'Agenzia Onu per l'energia atomica (Aiea) ha in parte confermato la posizione iraniana. Fra agosto e settembre solo quattro centrifughe rudimentali sono state aggiunte al reattore di Natanz. Gli esperti dell'agenzia Onu sottolineano che gli iraniani hanno una riserva di oltre 7mila chilogrammi di uranio arricchito al 5 % (U - 235) e 196 chilogrammi al 20%. La quantità è troppo bassa per consentire la fabbricazione di ordigni nucleari ed è al di sotto della linea rossa stabilita nel 2012 da Israele, pari a 240 chilogrammi. Inoltre una parte delle scorte di uranio al 20% è stata convertita in barre combustibili, rendendo di fatto molto ardua la loro riconversione in materiale fissile adatto alla costruzione di un ordigno atomico.  

Va comunque sottolineato che il nuovo volto dell'Iran emerso dopo l'elezione del presidente riformista Hassan Rouhani ha ridisegnato il blocco dei Paesi del Consiglio di sicurezza: al momento Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Cina e Russia sembrano risoluti a mantenere la linea diplomatica; solo la Francia sostiene la linea dura delle sanzioni e dell'isolamento.

Gli Stati Uniti, attraverso l'amministrazione Obama, sono fra i più forti sostenitori dell'opportunità del dialogo con l'Iran. "Abbiamo l'opportunità di fermare il progresso del programma nucleare iraniano - afferma una nota diffusa oggi dalla Casa Bianca - e di farlo regredire, mentre tentiamo di comprendere se potrà essere raggiunta una soluzione". In un colloquio con i senatori americani, Obama ha sottolineato che se non vi sarà un accordo l'Iran continuerà ad arricchire uranio e potenzierà il reattore al plutonio di Arak. Il presidente ha poi respinto le voci secondo le quali le sanzioni contro l'Iran saranno ridotte di 40 miliardi.

Altro Paese ad aver mutato atteggiamento nei confronti della Repubblica islamica è la Gran Bretagna. Con la telefonata di ieri fra David Cameron ed Hassan Rouhani dopo gli attentati di Beirut, Londra ha riaperto dopo 10 anni i rapporti diretti  con l'Iran. Nel colloquio entrambi i leader hanno "discusso dei progressi significativi avvenuti nei precedenti negoziati a Ginevra, sottolineando l'importante opportunità presentata dal nuovo round di colloqui".

L'unica voce fuori dal coro del gruppo dei "5+1" è la Francia. Dopo aver fatto saltare l'accordo nel summit dell'8 novembre, Parigi ha sposato le posizioni intransigenti di Israele e Arabia Saudita, rimpiazzando di fatto il vuoto diplomatico sulla questione lasciato dagli Stati Uniti. Lo scorso 17 novembre Francois Hollande ha ribadito, in un colloquio a Tel Aviv con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che la Francia "non cederà alla proliferazione nucleare e continuerà a mantenere la sua posizione finché l'Iran non rinuncerà allo sviluppo atomico". Il presidente francese ha aggiunto che "un Iran nucleare è una minaccia per Israele, per la regione e per il mondo".   

Israele resta il più strenuo avversario del programma nucleare iraniano e sostiene che Teheran stia ingannando il mondo. Per tentare di fermare un possibile accordo fra i "5+1" e Iran, Netanyahu è volato in Russia dove oggi incontrerà  il presidente russo Vladimir Putin. La posizione israeliana è sostenuta dall'Arabia Saudita, impegnata in una lotta indiretta contro Teheran per l'egemonia nella regione. I nuovi legami fra Tel Aviv e Riyadh hanno spinto molti analisti a fare ipotesi fantasiose. Un articolo pubblicato dal Sunday Times e ripreso dai principali quotidiani israeliani ha collegato un recente incontro fra Tamir Pardo (capo del Mossad) con il suo omologo saudita principe Bandar bin Sultan a un accordo segreto fra i due Paesi per attaccare le centrali nucleari iraniane. Le illazioni del Sunday Times hanno spinto le autorità di Riyadh a una secca smentita, sottolineando che il Regno "non ha alcun tipo di rapporti con Israele".

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