01/09/2009, 00.00
SRI LANKA
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Giornalista tamil condannato a 20 anni di prigione

di Melani Manel Perera
È J.S. Tissainayagam, arrestato nel marzo 2008. L’accusa è di aver pubblicato articoli che spingevano alla violenza contro il governo, raccolto fondi per le Tigri tamil e sostenuto il terrorismo con la pubblicazione e distribuzione del suo giornale. Per molti esponenti della società civile la condanna è una violazione della libertà di stampa ed un attentato alla democrazia.
Colombo (AsiaNews) - Il giornalista tamil J.S. Tissainayagam (nella foto) è stato condannato a 20 anni di prigione e a lavori forzati. Il reato è di aver pubblicato sulla rivista North Eastern Monthly articoli punibili dal Prevention of Terrorism Act (Pta), di aver raccolto fondi per le Tigri tamil e sostenuto il terrorismo attraverso la pubblicazione e distribuzione del giornale.
 
Tissainayagam, 45 anni, noto anche come attivista per i diritti umani, era stato incarcerato il 7 marzo dello scorso anno per due articoli apparsi sulla rivista da lui diretta. L’arresto era avvenuto mentre il giornalista si trovava presso la Terrorist Investigation Division dove si era recato per visitare un amico, N. Jasiharan, anch’esso fermato con l’accusa di favoreggiamento dei ribelli tamil.
 
In un anno e mezzo di processo sono stati ascoltati numerosi testimoni tra cui anche il consigliere presidenziale Vasudeva Nanayakkara. La sentenza ha generato numerose critiche contro il governo ed i giudici. Giornalisti, religiosi e attivisti della società civile sono scioccati dalla condanna e accusano le autorità di voler mettere a tacere ogni voce di dissenso contro l’operato dell’esecutivo guidato dal presidente Mahinda Rajapaksa. Organizzazioni per i diritti civili e la difesa della libertà di stampa condannano la sentenza e chiedono l’intervento della comunità internazionale in difesa del giornalista.
 
Riportiamo alcune delle dichiarazioni giunte ad AsiaNews dopo il pronunciamento della Corte.
 

M. Sathivel, pastore anglicano tamil: “Sono scioccato da questa sentenza. Una pena del genere viene inflitta a chi è imputato di 10 o 15  accuse. Non oso dire che Tissainayagam è stato assassinato dalla legge, ma lo hanno condannato a 20 anni di prigione! Con la sentenza di ieri tutti i media del nostro Paese sono stati assassinati. C’è una domanda che, come pastore cristiano, mi sta angustiando: ‘ Devo accettare o no questo giudizio?’. Mi sono risposto di no e credo che tutti i leader cristiani ed i fedeli dovrebbero opporsi a questa sentenza e reagire per riconquistare libertà di espressione e vera democrazia per la società dello Sri Lanka”.

 Reid Shelton Fernando, sacerdote cattolico: Tutti i cittadini che hanno a cuore il nostro Paese dovrebbero opporsi a questa sentenza. Tutti i leader religiosi dovrebbero agire per sostenere il giornalista Tissainayagam. Sono davvero rattristato dalla decisione del tribunale. Sentenze come queste creano ulteriore dissenso tra la società e ostacolano le possibilità di riconciliazione. Devono prevalere consigli più sensati. Se il Prevention of Terrorism Act continua ad essere usato per perseguitare la gente a cosa serve parlare di pacificazione? Parliamo di vittoria sul terrorismo, ma come essa può conciliarsi con questa sentenza? Ci sono molti punti irrisolti riguardo alla libertà di espressione nel nostro Paese. Perché questa persecuzione nei confronti dei giornalisti?

 Nimalka Fernando, avvocato: Questa sentenza riflette la durezza delle disposizioni contemplate nel Pta che si scontrano in modo diretto con i diritti fondamentali che ci assicurano libertà di espressione. Gli articoli di giornale sono letti da molte persone che possono anche fraintenderli; l’incitamento all’odio può anche nascere da un incidente. Ogni tuo nemico od oppositore può affermare che un certo documento incita alla violenza, ma deve portare delle prove. Il Pta è una legge con molti limiti che va contro la struttura della Convenzione internazionale per i diritti politici e civili. Ora lo Sri Lanka lancia una sfida alla comunità internazionale sui temi della democrazia e della libertà di espressione perché le disposizioni contenute nel Pta cancellano completamente i nostri diritti.

 Rukshan Fernando, direttore dell’organizzazione no profit Law & Society trust: È davvero spaventoso che un giornalista e attivista per i diritti umani possa subire una condanna di questo genere per aver scritto articoli sulle sofferenze della gente durante la guerra. Questo fatto indica che a nessuno è permesso criticare il governo o i militari. Intanto però, più di 250mila rifugiati sono detenuti da mesi, chi da tre chi da 18, senza nessuna accusa se non quella di aver vissuto nelle zone un tempo controllate dal Liberation Tigers of Tamil Eelam. Le denunce [contro Tissainayagam] per aver causato violenze sono state fatte tre anni dopo la pubblicazione degli articoli  incriminati. Non ho visto nessuna prova sulle relazioni tra le violenze e gli articoli presentata dagli accusatori. La testimonianza di diverse personalità importanti come alti ufficiali della Commissione nazionale per i diritti umani, noti monaci buddisti, ex parlamentari e consiglieri presidenziali non indicavano una relazione tra le violenze e gli articoli. Oltretutto reportage simili sono apparsi con regolarità anche su altri media. La cosa peggiore è che invece che produrre prove, i giudici hanno dato l’impressione di costruire un teorema in cui che Tissainayagam era accusato di raccogliere prove per il tribunale di guerra e gettare discredito sul governo.

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