Gli effetti della guerra sul mar Nero e il mare d’Azov
Le nuove minacce russe a Kherson riportano in primo piano gli effetti del conflitto sull'inquinamento marino. Una ricerca pubblicata nell'estate scorsa ha individuato almeno 70 sostanze chimiche provenienti dalle armi nelle acque del mar Nero. Persino i suoi degli scontri e dei bombardamenti creano effetti devastanti tra la fauna marina.
Kiev (AsiaNews) - Tra i piani militari della Russia, secondo intercettazioni degli hacker ucraini, ci sarebbe un nuovo attacco a Kherson, la città riconquistata dall’Ucraina a fine 2023. Questo potrebbe condurre a una vera e propria catastrofe ecologica nel mar Nero, secondo gli studiosi ucraini che segnalano in un servizio di Radio Svoboda come anche il livello di inquinamento del mare d’Azov sia già estremamente preoccupante.
I russi sarebbero intenzionati ad intensificare gli assalti alle infrastrutture energetiche, e a distruggere le strutture di raccolta idrica di Kherson con droni e missili balistici, con conseguenze disastrose fino ai territori della Romania. Come spiega il biologo ucraino Mikhail Son, il “regime di guerra sotto molti aspetti assomiglia al regime di una riserva naturale, senza gite di turisti, impossibilità di andare a pescare, scarso sviluppo edilizio costiero, senza estrazioni di risorse dai pozzi, di fatto il mare riposa, e all’improvviso viene travolto da azioni molto violente, con conseguenze imprevedibili”.
La prima fase di guerra marittima si ebbe nel 2022, con concentrazione di navi militari, bombardamenti di scogliere marine come a Zmeinyj, la distruzione delle spiagge nella punta di Kinburn e scontri direttamente in mare, dove si riversarono munizioni, resti di navi e bombe inesplose, un autentico “inquinamento bellico”. Al riguardo è stata redatta una ricerca da parte di un gruppo di esperti sulle “Minacce all’ecosistema del mar Nero”, pubblicata durante l’estate 2025, in cui si calcolano almeno 70 sostanze chimiche provenienti dalle armi, e anche “molti elementi sconosciuti e impossibili da classificare”. Queste sostanze hanno proprietà tossiche altamente dannose per diversi sistemi di organi dei vertebrati, incluso il sistema nervoso. Proiettili o schegge rimasti dai combattimenti possono causare l'ingestione accidentale da parte di molte specie di uccelli, che aspirano inavvertitamente piccole particelle o sabbia per favorire la digestione.
Le stesse spiagge rimangono molto inquinate dai combattimenti, che distruggono i sistemi di canalizzazione e di pulizia nelle città costiere, come avvenuto in modalità catastrofiche a Mariupol. Un altro evento altamente traumatico è stata la distruzione della diga della centrale elettrica di Kakhovsk, il 6 giugno 2023, per cui russi e ucraini si accusano reciprocamente, quasi certamente dovuto alla grande quantità di esplosivi disposti nella zona dai russi. Altre distruzioni sono avvenute sul fiume Dnipro, nell’estuario di Dnepro-Butsk e nel golfo sul mar Nero di Odessa, che gli esperti hanno analizzato confrontando i dati di queste zone del 2020, rilevando un aumento spaventoso dei livelli di inquinamento. Secondo Son, in seguito a queste azioni estive il mar Nero si è “surriscaldato”.
Un altro biologo ucraino, il professor Pavel Goldin, conferma che “dopo l’esplosione della diga di Kakhovsk si è notata una moria di massa di organismi marittimi, pesci e molluschi, con il trasferimento di organismi d'acqua dolce nel mare, la loro migrazione e morte, la loro comparsa in luoghi insoliti”. Questi fattori sono difficili da verificare fino in fondo per l’inaccessibilità delle zone coinvolte nelle operazioni militari, ma l’impressione è quella di un vero sterminio dell’ecosistema marino. Oltre alle conseguenze della guerra, si sono poi verificate a fine 2024 le avarie di due petroliere russe nel golfo di Kerč a causa di tempeste, con la diffusione in mare di olio combustibile che non si è riusciti ad eliminare e che ha poi contaminato le coste per lunghe distanze.
Gli scontri e i bombardamenti, inoltre, diffondono nelle profondità marittime suoni spaventosi, che pure vengono classificati come fattori di inquinamento che minacciano la fauna marittima, soprattutto i delfini, i balenotteri e altri pesci di grandi dimensioni, con frequenze talmente impattanti da provocare emorragie negli apparati acustici degli animali marini, che si scaricano sulle spiagge dove rimangono a morire. I meccanismi di controllo sulla navigazione nel mar Nero e nel mare di Azov sono completamente saltati, anche per i passaggi della “flotta ombra” delle petroliere russe che trasportano gas e petrolio in aggiramento delle sanzioni internazionali, finendo per fare del “mare di passaggio” una palude sempre più impraticabile e deleteria, su cui la Russia vuole avere il totale dominio.
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