15/10/2008, 00.00
NEPAL
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Gli hotel della Mecca troppo cari per i musulmani del Nepal

di Kalpit Parajuli
L’abbattimento degli alloggi a basso costo per l’accoglienza dei fedeli nella città santa impedisce ai fedeli di Khatmandu di compiere il tradizionale pellegrinaggio di Hijjah. La difficile risoluzione del problema genera polemiche tra il governo guidato dal maoista Prachanda e alcuni leader musulmani del Paese

Kathmandu (AsiaNews) – I musulmani nepalesi rischiano di non poter compiere il tradizionale pellegrinaggio di Hijjah alla Mecca. A chiudere le porte della città santa ai fedeli del Paese asiatico è la decisione del governo saudita di demolire gli edifici più fatiscenti del Kawasaripha, l’area destinata all’accoglienza dei pellegrini, per costruirne di nuovi. Il provvedimento delle autorità di Riyadh è dettato da motivi di sicurezza nella gestione dei flussi dei milioni di pellegrini,  ma comporta la scomparsa degli alloggi a basso costo. Il pellegrinaggio alla Mecca è quinto pilastro dell'islam e atto obbligatorio per ogni musulmano osservante. A tutt'oggi un fedele è costretto a spendere più di 800 dollari per alloggiare nella città sacra. I musulmani del Nepal, abituati sino all’anno scorso a pagare poco più di 200 dollari, non possono permettersi tale prezzo.

I problemi di sicurezza alla Mecca sono un dato crescente soprattutto nel periodo dei pellegrinaggi. Lo scorso anno sono rimaste uccise 345 persone nella ressa per il rito simbolico del lancio dei sassi contro le cosiddette "colonne del diavolo".

Su una popolazione di circa 24 milioni, i musulmani nepalesi sono oltre il 3,5%. Da Khatmandu nel 2007 erano partiti verso la città santa 405 pellegrini; per il 2008 il timore è che possano recarsi alla Mecca solo 33 nepalesi. Il governo di Khatmandu sta cercando una soluzione in accordo con Riyadh, ma fatica a trovare una via d’uscita anche per il poco tempo rimasto:  quest’anno il mese di Dhu l-hijjah, periodo in cui si deve compiere il pellegrinaggio rituale, va dal 30 novembre al 6 dicembre.

La proposta di alloggiare i fedeli in strutture più lontane dalla Mecca è stata bocciata dalle autorità di Ryahd. L’ex capo del comitato nepalese per il pellegrinaggio, Izharul Haq Mikrani, ha ricordato polemicamente che «non tutti i pellegrini nepalesi possono permettersi di vivere in hotel a cinque stelle».

A complicare la situazione ci sono anche le critiche interne al Paese. Il Nepal è guidato dal leader maoista Prachanda e improntato ad una politica laica che vuole sottrarsi ai dettami dei leader islamici. Alcune autorità islamiche hanno accusato l’esecutivo di Khatmandu di aver affidato il comitato per il hijjah alla persona sbagliata: il neo presidente Taj Mahammad Miya, nominato il 25 settembre. Secondo Nazrul Hasan Falahi Ameer, presidente dell’organizzazione Islamic Sangh Nepal e assistente del segretariato generale del Consiglio interreligioso, «il Comitato per l’hijjah dovrebbe essere affidato a persone che aderiscono al vero ethos dell’islam». «Sono in disaccordo con il procedimento scelto dal governo - ha aggiunto Falahi Ameer - per selezionare il capo del Comitato e ogni direttore in genere. Questo procedimento è basato sul nepotismo, favoritismo e affiliazione politica».

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