19/01/2023, 09.01
RUSSIA
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Gli occhi di Mosca sul Kazakistan

di Vladimir Rozanskij

Per diversi osservatori, i russi potrebbero scatenare una guerra contro un’altra ex repubblica sovietica. Nel nord kazako vive una larga popolazione russofona. Più attraenti le regioni occidentali, ricche di gas e petrolio. Putin interverrebbe per salvare il Kazakistan “dallo sfruttamento globalista occidentale”.

Mosca (AsiaNews) – Si moltiplicano sulla stampa internazionale le ipotesi di una possibile aggressione della Russia contro il Kazakistan, soprattutto verso le regioni settentrionali più russificate, o piuttosto quelle occidentali più ricche di risorse naturali. Il politologo kazako Akhas Tažutov, sulla rivista Eurasia Review, analizza i potenziali scenari di una annessione alla Russia di questi territori.

Le mire di Putin potrebbero in effetti preferire le zone petrolifere occidentali, piuttosto che quelle del Kazakistan settentrionale, dove vive la parte più consistente della diaspora russa, anche per aprirsi maggiormente la strada verso gli altri Paesi dell’Asia centrale. Il giornalista ucraino Dmitrij Gordon sostiene che quanto prima la Russia riuscirà a concludere l’operazione militare in Ucraina, tanto più si rivolgerà verso le steppe kazake, in quanto a suo parere “Putin è ossessionato dalla mania di restaurare l’Unione Sovietica”, e nella lista il Kazakistan viene subito dopo la Bielorussia e l’Ucraina.

Secondo Tažutov, “è difficile oggi capire se la terza guerra in Europa nel giro di un secolo possa evitare di debordare nei territori asiatici, come è successo in precedenza”. A suo parere i territori settentrionali del Kazakistan non sono molto attraenti per la Russia, anche perché sarebbe difficile replicare le accuse di “genocidio dei russi” come nel Donbass, non essendoci effettivamente processi di persecuzione linguistica o sociale della minoranza russa. Invadendo le regioni di Petropavlovsk o Pavlodar, intitolate agli zar russi del 1700, Mosca otterrebbe soltanto il dominio su zone economicamente depresse, con una popolazione piuttosto anziana.

Eppure la Russia non si può limitare a lasciare la questione in balia delle circostanze, secondo il politologo, basandosi sulle affermazioni di Andrej Groznyj, direttore del settore Asia centrale dell’Istituto Sng di Mosca, secondo il quale “l’Ucraina è un nemico interno cronico, e la guerra con essa è quasi un fenomeno naturale, mentre il Kazakistan è controllato dai nemici della Russia, o in parte non è controllato da nessuno, e non basta introdurre delle forze di pace, ma serve una campagna militare a pieno organico”.

Quindi sono le regioni di Atyrau, Mangistau e del Kazakistan occidentale a costituire la “porta d’accesso” all’intera regione centrasiatica, snodi logistici cruciali e luoghi di estrazione dei materiali più preziosi. In queste regioni sono presenti i principali investitori occidentali: Chevron, Eni, BG Group, BP/Statoil, Mobil, Royal Dutch Shell e Total Energies. Le compagnie europee e Usa gestiscono in modo diretto i giacimenti di Tengiz, Karačanak e Kašagan, da cui si estrae l’80% del petrolio kazako, la maggior parte del quale è destinato ai consumi dell’Unione europea.

Fino all’invasione dell’Ucraina, Mosca non era preoccupata da questa imponente presenza dei partner occidentali in Kazakistan, in quanto essa stessa vendeva in Europa enormi quantità di petrolio e di gas. Ora invece la situazione si è rovesciata a causa di embargo e sanzioni, e la Russia non può permettersi di fungere unicamente da conduttura del gas kazako, in quanto i materiali energetici devono passare obbligatoriamente dal suo territorio.

Da qui potrebbe nascere la “tentazione dell’impensabile”, secondo Tažutov, perché l’attacco alle zone occidentali del Kazakistan finirebbe per trasformarsi in un vero conflitto mondiale. La motivazione ideologica della “salvezza del Kazakistan dallo sfruttamento globalista occidentale” in questo caso non vedrebbe soltanto una solidarietà esterna dei Paesi coinvolti, tanto più che dall’altro lato verrebbero toccati anche gli interessi della Cina, molto attiva in Kazakistan e in tutta l’Asia centrale.

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