28/12/2022, 08.41
KAZAKISTAN-RUSSIA
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I kazaki temono di diventare un nuovo obiettivo ‘imperiale’ di Mosca

di Vladimir Rozanskij

Come l’Ucraina, il Kazakistan ospita una nutrita comunità etnica russa. Esponenti del Cremlino considerano l’ex repubblica sovietica un Paese “artificiale”.  Astana non vuole apparire una marionetta della Russia, come la Bielorussia di Lukašenko.

Mosca (AsiaNews) – Cercando di mantenere una posizione neutrale di fronte alla guerra della Russia con l’Ucraina, oggi il Kazakistan non teme un imminente conflitto con Mosca, ma guarda con timore al possibile esito della “operazione militare speciale”. Sia in caso di vittoria che di sconfitta, con diverse motivazioni, la Russia potrebbe rivolgere lo sguardo a Oriente, e le vaste steppe kazake sono i primi territori su cui potrebbe riversare il proprio risentimento o la propria volontà di dominio.

Il più vasto Paese dell’Asia centrale, visitato a settembre da papa Francesco, guarda agli eventi dell’anno che si conclude con un misto di ansie e speranze. Il 2022 era iniziato con rivolte di piazza duramente represse, l’arrivo di truppe russe subito rimandate a casa loro e un succedersi di discussioni e iniziative di cambiamento, che hanno portato alla riforma della Costituzione e alla rielezione del presidente Kasym-Žomart Tokaev.

Uno dei massimi esperti di Asia centrale, il presidente di Second Floor Strategies di Washington Wilder Alejandro Sanchez, ha fatto un bilancio della situazione con Azattyk, la sezione kazaka di Radio Svoboda. Ricordando le “spinte nazionaliste” che vorrebbero rendere il Paese sempre più indipendente dal “mondo russo” ex-sovietico, egli ricorda che “c’è una lunga lista di alti esponenti del regime di Mosca che rivolge continue minacce al futuro del Kazakistan”.

L’ex presidente russo Dmitrij Medvedev, storica “spalla” di Putin, definisce il Kazakistan come “Paese artificiale”, accusandolo di “genocidio dei russi etnici”, la stessa con la quale il Cremlino ha giustificato l’invasione dell’Ucraina. Tali accuse, del resto, sono rivolte in parte anche agli altri Paesi della regione. Il deputato Mikhail Deljagin, presidente del Comitato della Duma per la politica economica, si è scagliato in questi giorni contro l’Azerbaigian, chiamandolo “satellite degli Usa, marionetta turca, minaccia per la sicurezza della Russia”, e anche Baku è da sempre oggetto delle manie imperiali di Mosca.

La politica aggressiva della Russia, spiega Sanchez, si basa sulla ricerca di un pieno sostegno da parte dei Paesi vicini, che altrimenti diventano una “minaccia” da soffocare. Negli ultimi 14 anni Mosca ha attaccato due di questi vicini, la Georgia e l’Ucraina, e ora “intende allargare ulteriormente la sua sfera d’influenza, ritornando ai tempi dell’Unione Sovietica”. Moltissime sono state le dichiarazioni di personaggi pubblici della politica e della società russa a favore della “annessione” di Bielorussia, Kazakistan, Azerbaigian, Moldavia e altri.

Come ricorda l’esperto, “già quest’anno la Russia ha punito il Kazakistan in modo non solo dimostrativo”, chiudendo tutti i terminal petroliferi del Caspio a Novorossijsk, che Astana utilizza per l’esportazione in Europa. La causa ufficiale dichiarata da un tribunale russo è stata quella ecologica; Mosca ha fatto riaprire le condotte dopo pochi giorni, ma nel frattempo il Kazakistan ha perso miliardi di dollari.

Tokaev ha ribadito in più occasioni di “non voler apparire una marionetta della Russia, come la Bielorussia di Lukašenko”, ma allo stesso tempo non può permettersi di staccare il cordone ombelicale che lo lega a Mosca, soprattutto dal punto di vista economico, ma anche militare. Appare abbastanza chiaro che se Mosca avesse realizzato il “blitzkrieg” ucraino, conquistando Kiev in una settimana, avrebbe facilmente ripetuto l’operazione anche ad Astana.

Tra le riforme annunciate e in parte iniziate, è stata di recente anche presentata la “nuova dottrina militare” del Kazakistan, ma come fa notare Sanchez, “non è stato toccato l’articolo 32, che afferma come il Paese non ritenga alcun governo straniero un suo nemico”. I kazaki non hanno spostato truppe verso le frontiere con la Russia, e non hanno acquistato nuove tecnologie militari, come invece ha fatto l’Ucraina a partire dal 2014. Non verrà proclamata la “de-nazificazione” del Kazakhstan, ma non si può negare l’ipotesi di “soccorso fraterno” in stile sovietico, come sembrava già essere iniziato a gennaio del 2022.

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