02/06/2025, 10.00
ORTODOSSI
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Gli ortodossi ucraini di Onufryj non rompono il legame con Mosca

di Vladimir Rozanskij

Nel suo Sinodo la Chiesa Upz ha nuovamente evitato di prendere posizione sull'autocefalia. Tra i vescovi cresce la personalità del metropolita di Čerkassk, Feodosij, sostenitore della “fedeltà nella sottomissione alla Chiesa-madre di Mosca”. E pur avendo perso numerose parrocchie ai danni della Chiesa ortodossa di Filaret (riconosciuto come patriarca "autonomo" da Costantinopoli) è difficile oggi dire quale dei due gruppi abbia realmente il primato tra i fedeli.

Kiev (AsiaNews) - Nel villaggio di Feofanija vicino a Kiev, nella residenza del metropolita Onufryj (Berezovskij), si è tenuto il sinodo dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina Upz. Un incontro ormai a tre anni dal sinodo del 2022 in cui fu condannata l’invasione russa dell’Ucraina prendendo le distanze da Mosca, ma senza intraprendere le necessarie procedure canoniche per interrompere del tutto i rapporti con il patriarcato presieduto da Kirill (Gundjaev), proclamando l’eventuale autocefalia della Chiesa Upz in parallelo alla Chiesa nazionale Pzu (Chiesa ortodossa dell’Ucraina), concesso dal patriarcato ecumenico di Costantinopoli nel 2019.

Lo storico della Chiesa ucraino Sergej Šumilo ha commentato sul suo blog che “molti speravano che dopo tre anni si prendesse finalmente una posizione inequivocabile sul distacco della Chiesa Upz dal patriarcato di Mosca”, in modo da ristabilire la comunione eucaristica con Costantinopoli e chiedere il riconoscimento dell’autocefalia, pur senza fondersi con la Chiesa Pzu, con cui rimangono sentimenti profondi di antagonismo. Anche questa volta le attese sono state deluse “per la gioia di Mosca”, chiosa lo studioso con tristezza.

Tutto si è limitato alla lettura di un’esortazione del metropolita Onufryj, ricordando il “doloroso cammino” di questi anni, seguita da una discussione tra i vescovi in cui ha preso il sopravvento la personalità del 51enne metropolita di Čerkassk, Feodosij (Snigirev), sostenendo la “fedeltà nella sottomissione alla Chiesa-madre di Mosca” a nome di un nutrito gruppo di “gerarchi e sacerdoti” della Chiesa Upz. Lo stesso Feodosij avrebbe dovuto nello stesso tempo presentarsi davanti al tribunale di Čerkassk, per rispondere dell’accusa di “fiancheggiamento dell’invasore”, e la seduta è stata soltanto rimandata. I vescovi favorevoli alla richiesta di autocefalia erano in netta minoranza, e il grosso dei convenuti ha preferito non prendere apertamente posizione, evidenziando lo stato di grande tensione e incertezza che sussiste in tutta la principale Chiesa ortodossa dell’Ucraina.

La Chiesa Upz contava prima dell’inizio della guerra circa 12mila parrocchie, più del doppio di quelle della Chiesa Pzu, e oggi le proporzioni si sono modificate, ma non in modo decisivo. Pur nella difficoltà di calcolare ufficialmente l’appartenenza di ogni struttura ecclesiastica, le due Chiese grosso modo si equivalgono oggi come grandezza, anche se le diverse narrazioni si attribuiscono unilateralmente il primato, e la popolazione dei fedeli ortodossi ucraini si trova nella continua incertezza e confusione, affidandosi istintivamente ai sacerdoti più vicini o più capaci di attrarre la gente in chiesa.

Šumilo ricorda l’altro anniversario dei 33 anni dal sinodo di Kharkov, quando a maggio del 1992 fu convocata l’assemblea dei vescovi ucraini direttamente da Mosca, per scongiurare già allora la volontà di chiedere l’autocefalia, dopo la fine dell’Urss e l’inizio dell’indipendenza della repubblica dell’Ucraina. Anche allora molti vescovi rimasero nell’incertezza, come l’attuale metropolita Onufryj, mentre il metropolita di Kiev Filaret (Denisenko) scelse la strada della rottura con Mosca e si autoproclamò patriarca, formando una nuova struttura riconosciuta come autocefala soltanto nel 2019. Oggi il 96enne Filaret rimane “patriarca onorario” ed è stato sostituito come metropolita dal suo ex-segretario Epifanyj (Dumenko).

La Chiesa ortodossa Upz rimane quindi sotto esame anche dalle autorità politiche dell’Ucraina, dopo la decisione della Verkhovnaja Rada di proibire tutte le associazioni religiose dipendenti da Paesi ostili come la Russia. Il servizio statale di etno-politica Gess ha rilasciato una dichiarazione in cui si assicura che “la verifica non è conclusa, ma prosegue in stretta corrispondenza con legislazione del Paese”, e se verrà dimostrata l’affiliazione non solo canonica, ma anche pratica e attiva con il patriarcato di Mosca, verrà iniziata la procedura di “liquidazione” di tutte le comunità della Chiesa Upz.

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