17/03/2023, 13.09
FILIPPINE
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'Guerra alla droga': Manila contro la Corte penale internazionale sulle indagini

Per le autorità delle Filippine il lavoro del tribunale sarebbe una violazione della sovranità e mancherebbe di fondamenti giuridici. Human Rights Watch avverte sulle difficoltà di riuscire a condurre gli accertamenti. L’attuale presidente Ferdinand Marcos Jr. ha confermato la sua posizione contraria a ogni intervento straniero in materia.

Manila (AsiaNews) - Prosegue il braccio di ferro tra autorità filippine e la Corte penale internazionale sul procedimento avviato per le uccisioni commesse tra maggio 2016 e settembre 2017, la fase più acuta della “guerra alla droga”, attuata dall’ex presidente Rodrigo Duterte e con lo scopo dichiarato di sradicale spaccio e consumo di stupefacenti.

Le dimensioni e le caratteristiche della campagna antidroga spinsero nel 2018 il procuratore della Corte penale internazionale, Fatou Bensouda, ad aprire un’indagine preliminare che portò nel settembre 2021 a un primo via libera dei giudici.

Tuttavia 13 marzo il governo di Manila ha chiesto al tribunale di cancellare la decisione del 26 gennaio di quest0anno di riaprire le indagini sugli omicidi e la violenza che, colpendo soprattutto le fasce più deboli, hanno profondamente segnato la società filippina.

I legali delle famiglie delle vittime insistono su un’indagine indipendente, mentre le Filippine, nonostante abbiano ratificato il trattato di Roma nel 2011 riconoscendo la giurisdizione della Corte almeno fino al loro ritiro nell’ottobre 2017, hanno fatto richiesta di sospensione per due ragioni: l’intervento straniero sarebbe una violazione della sovranità delle Paese e mancherebbe di fondamenti giuridici.

Nel documento di 50 pagine inviato nei giorni scorsi al tribunale si chiede di “garantire un effetto sospensivo in attesa della sentenza di appello”. In questo senso va anche la dichiarazione dell’ex ministro della Giustizia e oggi procuratore generale, Menardo Guevarra, secondo cui “le attività accusatorie di progresso delle indagini della Corte penale internazionale mancherebbero di ogni fondamento legale e violerebbero la sovranità della Repubblica delle Filippine”. L’attuale presidente, Ferdinand Marcos Jr. ha in diverse occasioni confermato la sua posizione contraria a ogni intervento straniero in materia, potendo contare su un sostegno popolare senza precedenti e sul desiderio diffuso di legalità e pace sociale.

Il giudizio della Corte d’appello in base alla richiesta di Manila potrebbe comunque portare a un via libera al procedimento di condanna salvo poi, ricorda Human Rights Watch, trovarsi davanti alla difficoltà di avviare cause verso individui per i quali andranno raccolte prove specifiche con tempi molto incerti, anche nel caso di Duterte, che sosteneva, tra le altre cose, di concedere l’immunità alla polizia per le sue azioni repressive.

A livello ufficiale sarebbero 6.248 le vittime della campagna antidroga, ma per le fonti indipendenti sono almeno il doppio. Anche dall’analisi dei dati ufficiali emergono due casistiche particolari. La prima è che a pagare con la vita sono stati soprattutto poveri ed emarginati. La seconda riguarda l’elevato numero di uccisioni nelle città, a partire dall’area metropolitana della capitale dove è stato registrato il 39,8% delle morti nonostante Manila accolga meno del 13% della popolazione. Proprio nella capitale, inoltre, il 51% dei decessi è dovuto a circostanze diverse da quelle ammesse come conseguenza di resistenza all’arresto e in risposta di attacchi della polizia.

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