21/05/2018, 09.11
ISRAELE-PALESTINA
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Haifa, centinaia di ebrei e arabi ‘si rifiutano di essere nemici’

Tre giorni di manifestazioni. Alla prima del 18 maggio sono stati arrestati 21 arabi israeliani. L’accusa alla polizia di essere intervenuta con eccessivo uso di forza. Gaza: sale il numero delle vittime della protesta del 14 maggio. Un ragazzo di 20 anni si dà fuoco. Onu: “Intrappolati in una baraccopoli tossica dalla vita fino alla morte”

Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – “Ebrei e arabi si rifiutano di essere nemici”. È uno degli slogan che centinaia di manifestanti ebrei e arabi hanno ripetuto ad Haifa, nel nord di Israele, durante lo scorso weekend.

Ieri, i partecipanti manifestavano solidarietà con la popolazione della Striscia e protestavano per l’arresto di 21 arabi israeliani dello scorso 18 maggio. Gruppi di giovani attivisti si sono riversati nella strada con le bandiere palestinesi. La manifestazione è stata soppressa secondo alcuni testimoni con un eccessivo uso di forza. Accuse negate dalla polizia, che assicura che i 21 arresti di palestinesi sono stati condotti “in modo legale e secondo le procedure”. Il giorno successivo, circa 200 ebrei ed arabi hanno ripreso a manifestare chiedendo la pace e la fine dell’escalation di violenza a Gaza. La manifestazione è continuata ieri, con la partecipazione di 300 persone. Il dipartimento investigativo del ministero israeliano della Giustizia ha aperto un’indagine sulla presunta “brutalità” della polizia. Dei fermati, 19 sono stati rilasciati questa mattina, e altri due saranno liberati nel pomeriggio.

Intanto, sale il numero delle morti dovute alle violenze dello scorso 14 maggio: due manifestanti di 20 e 58 anni sono morti per le ferite riportate, portando il bilancio a 64. Continuano ad essere dure le critiche verso la decisione delle forze armate israeliane di usare pallottole vere contro i manifestanti. Il 18 maggio, il Consiglio per i diritti umani dell’Onu (Unhrc) ha votato una risoluzione per chiedere un’indagine indipendente sugli scontri del 14 maggio. Il direttore dell’Unhrc Zeid Ra’ad Al-Hussein ha definito “del tutto sproporzionata la risposta” israeliana e ha lanciato l’allarme sulla situazione dei palestinesi nella Striscia: “Essi sono, in essenza, intrappolati in una baraccopoli tossica dalla nascita fino alla morte”. Ieri mattina, un palestinese di 20 anni si è dato fuoco a Gaza city. Sembra che il giovane stesse chiedendo soldi e cibo per la sua famiglia.

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