14/10/2015, 00.00
VIETNAM
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Hanoi, il crollo di un palazzo storico riapre il capitolo della massoneria in Vietnam

Pioggia e umidità hanno portato al cedimento improvviso, il 22 settembre, di un edificio in centro città. Il palazzo è stato per molto tempo sede della loggia di Tonchino. Una vicenda che riporta alla luce il ruolo della massoneria nella storia recente del Vietnam. Fra i suoi membri più illustri lo stesso Ho Chi Minh.

Hanoi (AsiaNews/EdA) - Il crollo di un palazzo storico nel centro di Hanoi, avvenuto nelle scorse settimane, riapre un capitolo finora poco conosciuto della storia del Vietnam: la presenza della massoneria nel Paese, nata e sviluppatasi nel XIX secolo in seguito al colonialismo francese, e che ha avuto fra i suoi più illustri ospiti lo stesso Ho Chi Minh. Nel pomeriggio del 22 settembre, l’edificio di stile coloniale situato in via Trân Hung Dao al numero 107 è crollato all’improvviso, provocando due morti e numerosi feriti. La stampa locale ha dato ampia eco alla vicenda, interrogandosi sulle cause che hanno determinato il crollo dell’edificio.

Tuttavia, più delle ragioni del crollo agli intellettuali e agli esperti della storia della capitale interessa il significato che questa dimora illustre riveste nella storia recente del Vietnam. 

Il palazzo è stato a lungo la sede della loggia di Tonchino, in seguito all’ingresso della massoneria in Vietnam con l’arrivo dei coloni francesi nel 1887. La sua ascesa e la sua influenza furono immediati, tanto che gli appartenenti alla massoneria furono ben presto anche i titolari delle più importanti cariche e dei posti di potere in tutta l’Indocina. 

Secondo quanto emerge dai resoconti dell’epoca, 22 dei 32 governatori generali d’Indocina, sei degli otto alti commissari, quattro commissari generali, nove su 16 capi militari erano in realtà membri della loggia massonica. E molti degli alti funzionari francesi sul territorio avevano giurato obbedienza all’associazione. 

Fra i più strenui oppositori della massoneria in Vietnam vi erano i missionari cattolici, che ben presto iniziarono a scontrarsi con la dirigenza locale in maggioranza fedele alla loggia. Una lotta che non è servita a fermarne la crescita nel Paese, anche perché la classe benestante e istruita locale ha mostrato ben presto il desiderio di aderire all’associazione segreta.

In primis, entrando nelle logge già presenti in Francia come è avvenuto per l’intellettuale e scrittore Nguyên Van Vinh, traduttore di molte delle più importanti opere di autori transalpini in lingua locale vietnamita. Egli fu il primo ad aderire a una loggia, approfittando di un viaggio in Francia per l’esposizione universale del 1908, dopo aver incontrato le resistenze delle logge massoniche attive in Vietnam.

Il suo esempio verrà presto seguito da altri compatrioti, fra cui l’imperatore Duy Tân, artisti e letterati come Tran Trong Kim e Pham Quynh, e persino lo stesso Ho Chi Minh, che all’epoca si faceva chiamare Nguyên Ai Quôc, correva l’anno 1922. In quel decennio la loggia in Vietnam si apre anche all’élite locale, dando vita alla loggia “Confucio ad Hanoi” e “Kong Phu Tseu” nell’allora Saigon. 

Secondo quanto emerso nell’inchiesta, l’edificio crollato il 22 settembre scorso era stato restaurato negli anni ’90; tuttavia, questi interventi non sono bastati per mettere in sicurezza il palazzo che ha ceduto a causa dell’età e delle precarie condizioni della struttura (110 anni). Le piogge cadute in modo abbondante nei giorni precedenti e la grande umidità che si è venuta a creare hanno assestato il colpo decisivo, favorendo il successivo crollo. 

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