15/07/2025, 12.54
VIETNAM
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Hanoi, un memoriale per i soldati stranieri nel segno della diplomazia del bambù

Il Vietnam ha annunciato la costruzione di un parco dedicato ai soldati di Russia, Cina, Cuba, Laos e Cambogia che sostennero il Nord comunista durante la guerra contro gli Stati Uniti. Una svolta nella narrazione storica ufficiale, che finora aveva enfatizzato il nazionalismo e minimizzato l’aiuto esterno. Il progetto rientra nella strategia di bilanciamento tra le grandi potenze: ideologicamente Hanoi sposa la retorica cinese, ma per l'economia deve mantenere l’accesso al mercato statunitense.

Hanoi (AsiaNews) - Il Vietnam ha annunciato la creazione di un nuovo progetto commemorativo che ridefinisce la narrazione ufficiale della guerra del Vietnam, combattuta tra il 1955 e il 1975 tra il Vietnam del Nord - sostenuto da Cina e Unione sovietica - e Vietnam del Sud, alleato degli Stati Uniti. 

All’interno del museo di storia militare del Vietnam di Hanoi sorgerà un parco di 3mila metri quadrati dedicato a soldati provenienti da Russia, Cina, Cuba, Laos e Cambogia. In tutta l’Asia i memoriali vengono da sempre utilizzati per veicolare un messaggio politico: in questo caso si tratta di un’importante revisione storiografica dopo che per decenni il Vietnam ha minimizzato il ruolo degli aiuti esterni per enfatizzare il proprio nazionalismo. 

Il generale Hoang Xuan Chien, vice ministro della Difesa, il 12 luglio ha presieduto un incontro per accelerare la costruzione del sito commemorativo, che si inserisce in una serie di attività per celebrare l’80° anniversario della Rivoluzione d’Agosto del 19 agosto 1945, l’insurrezione guidata da Ho Chi Minh e dal partito comunista dopo la resa del Giappone al termine della seconda guerra mondiale.

Il complesso sarà caratterizzato da una struttura centrale in bronzo, simbolo del sostegno e dei sacrifici del personale militare straniero. Sono inoltre previsti monumenti individuali dedicati agli esperti militari di ciascuno dei cinque Paesi, con la possibilità che realizzati dai rispettivi Paesi o dal Vietnam, a seconda delle preferenze. Il tutto immerso in un paesaggio verde.

Per il Vietnam, che è tra le pochissime nazioni ad aver siglato con largo anticipo un accordo commerciale con gli Stati Uniti, si tratta di un punto di svolta soprattutto per quanto riguarda i rapporti con la Russia (in conseguenza della guerra in Ucraina nel memoriale non troveranno spazio tutti i soldati delle Repubbliche sovietiche che facevano parte dell’URSS, ma solo quelli strettamente russi) e con la Cina, con cui il Vietnam ha sempre intrattenuto rapporti complicati e ambivalenti. Basti solo pensare alle ingerenze di Pechino nel Mar Cinese Meridionale, che generano forti tensioni con tutti i Paesi del sud-est asiatico. 

Il Vietnam resta quindi fedele alla “diplomazia del bambù”: l’obiettivo è dimostrarsi flessibili per bilanciare le relazioni con tutte le grandi potenze, evitando di schierarsi con una delle due parti. Hanoi si è trovata invischiata tra la Cina e gli Stati Uniti dopo l’inizio della guerra commerciale nel 2018: da una parte il Vietnam si è trovato a beneficiare economicamente della delocalizzazione delle catene di produzione che sono state trasferite dalla Cina, una pratica definita come “transhipment” o trasbordo. 

Il Vietnam è così diventato un punto di passaggio delle merci cinesi destinate a eludere le tariffe statunitensi. Proprio per questo Hanoi sapeva che sarebbe stato colpito da tariffe molto alte da parte di Washington. Già prima dell’annuncio di Trump di aprile (quello durante il quale il presidente statunitense ha mostrato una lista di Paesi accompagnati da una serie di percentuali chiamate “tariffe reciproche”) il governo vietnamita aveva cercato di fare ampie concessioni per evitare l’imposizione di dazi. 

Gli USA assorbono circa un terzo di tutte le esportazioni vietnamite e tariffe alte avrebbero devastato settori chiave come tessile, calzature, elettronica e arredamento, pilastri dell'economia vietnamita.

Di fronte a questa prospettiva, il governo del Vietnam - i cui poteri negli ultimi anni sono stati concentrati nelle mani di To Lam, segretario generale del Partito comunista - ha subito intrapreso un’intensa attività diplomatica. L’accordo raggiunto il 2 luglio ha ridotto i dazi inizialmente proposti del 46% al 20%, mentre sulle merci considerate “trasbordate” la tariffa imposta è del 40%. Il Vietnam, inoltre, ha accettato di ridurre o eliminare i propri dazi sui beni provenienti dagli Stati Uniti, come gas, automobili e prodotti agricoli. 

Anche con un dazio del 20% il Vietnam rimane un Paese competitivo sul resto della regione e ai Paesi che devono ancora sedersi al tavolo delle trattative con Washington. L’accesso al mercato statunitense resta cruciale per mantenere il ruolo di hub manifatturiero e continuare ad attrarre investimenti esteri diretti. Ma anche per controbilanciare la forte influenza cinese. 

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