30/09/2008, 00.00
LIBANO-SIRIA
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Hariri non esclude la matrice siriana dell’attentato a Tripoli

di Fady Noun
Ambienti della maggioranza affermano che “bisogna chiedersi seriamente se i dirigenti siriani non si servono dell’attentato di Damasco come preteso per giustificare una nuova avventura militare in Libano, seppure limitata”
Beirut (AsiaNews) – I due attentati terroristici di Damasco e Tripoli, capoluogo del Libano-Nord, avvenuti ad un giorno l’uno dall’altro, fanno prevedere il rilancio della polemica tra il regime siriano ed una parte delle forze politiche libanesi. I due attentati portano il segno dell’islamismo salafita e riflettono in apparenza una recrudescenza dell’attività dei gruppi islamisti nella regione. Ma, a giudizio di osservatori, la realtà potrebbe essere un’altra. E’ cos’ che il leader della Corrente del futuro, Saad Hariri, non ha escluso, ieri, che l’attentato di Tripoli sia stato deciso dalla Siria. Replicando ad affermazioni del capo dello Stato siriano, Hariri, in un comunicato, ha accusato direttamente i servizi di sicurezza siriani di “dedicare i loro sforzi a pianificare l’infiltrazione di elementi estremisti attraverso la frontiera libanese”.
 
Si ricorderà che il presidente siriano Bashar al-Assad ad inizio settembre aveva lasciato capire che ciò che accade nel nord del Libano, con la crescente influenza di gruppi salatiti, rappresenta una minaccia alla sicurezza interna della Siria. Egli aveva colto in particolare l’occasione del vertice quadripartito Francia-Turchia-Qatar-Siria, che si è tenuto il 4 settembre a Damasco. L’ha ripetuto recentemente al presidente dell’Ordine dei giornalisti libanesi, Melhem Karam: “il Libano-Nord è divenuto una vera base per il terrorismo che minaccia la Siria”.
 
Per Hariri, bisogna chiedersi seriamente se i dirigenti siriani non si servono del’attentato di Damasco come pretesto per giustificare una nuova avventura militare in Libano, magari limitata. Egli ha deciso di mettere in allarme, su tale questione, la Francia e la Lega araba. Ed oggi, secondo fonti libanesi, Parigi avrebbe reagito mettendo in guardia Damasco “contro ogni intervento nel nord del Libano”.
 
Hariri chiede anche l’invio di una missione ufficiale di osservazione araba per svolgere un’inchiesta sulla situazione alla frontiera. Secondo l’esponente libanese, “il dispiegamento dell’esercito siriano ala frontiera settentrionale non è dissociabile dalla serie di atti di intimidazione verso il Libano (…) e dalla lunga catena di attentati sui quali la commissione internazionale è incaricata di fare chiarezza”.
 
Si ricorderà che, il 22 settembre, la Siria ha dispiegato 10mila soldati alla frontiere settentrionale del Libano, invocando “misure di sicurezza interna”. Ufficialmente di trattava di impedire il contrabbando tra la Siria e il Libano. In realtà, a giudizio degli osservatori, Damasco ha indirizzato così un messaggio “muscoloso” al Libano ed all’Arabia Saudita. Sensibili alle minacce di interventi siriani, ma coscienti al tempo stesso dell’inutilità di combattimenti fratricidi che non avrebbero vincitori, l’ambasciatore saudita in Libano, Abdel Aziz Khoja e Hariri aveva accelerato gli incontri di riconciliazione politica a Tripoli, per mettere fine ai violenti combattimenti che hanno opposto i gruppi salatiti locali alle milizie della comunità alouita, vicina alla Siria.
 
Secondo una fonte vicina all’opposizione, la riconciliazione di Tripoli ha espulso dalla città varie decine di combattenti salatiti, per cui la città non era più “una base protetta”. Questi ultimi di sarebbero rifugiati nella boscaglia della regione di Akkar, confinante con la Siria, dove una parte della popolazione simpatizza con loro. E’ questo, secondo la fonte citata, che avrebbe giustificato il massiccio spiegamento di truppe di elite siriane alla frontiera del nord del Libano.
 
La minaccia siriana alla quale reagisce Saad Hariri è tanto più credibile dal momento che, secondo i risultati dell’inchiesta preliminare resi noti ieri, l’attentato con l’autobomba di Damasco è il risultato di una operazione suicida di un “terrorista” islamico arrivato da un Paese arabo vicino. La Siria, che confina con tre Stati arabi - Iraq, Libano e Giordania – non ha precisato quale… Ed in questa vaghezza, si possono formulare mille e una ipotesi.
 
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