Hiroshima e Nagasaki 80 anni dopo: il film che ricorda le vittime e dice no alla guerra
Il Giappone nei prossimi giorni terrà le cerimonie istituzionali in occasione dell'anniversario dello sgancio delle bombe statunitensi alla fine della seconda guerra mondiale. La Chiesa giapponese, ribadendo la propria opposizione al riarmo nucleare, promuove il film “Nagasaki: in the shadow of the flash”, che racconta la storia di un gruppo di infermiere che prestò soccorso alle vittime.
Tokyo (AsiaNews) - Oltre 120 Paesi parteciperanno domani alla cerimonia di commemorazione del bombardamento statunitense di Hiroshima che il 6 agosto 1945 mise fine alla seconda guerra mondiale, incluse le nazioni occidentali che possiedono armi nucleari. Anche a Nagasaki, bombardata tre giorni dopo, i funzionari locali si attendono oltre un centinaio di delegazioni internazionali, mentre alla Dieta, il Parlamento giapponese, si discute sul discorso che potrebbe fare il primo ministro Shigeru Ishiba. A partire dal 2015, infatti, il premier Shinzo Abe, del Partito liberaldemocratico, lo stesso di Ishiba, a differenza di alcuni suoi predecessori, evitò di parlare di “aggressione” e “dominio coloniale”, mettendo fine a quella che è stata definita come “la diplomazia delle scuse”.
Il Giappone, però, ha deciso di marcare l’80° anniversario della tragedia anche con un film, uscito nei giorni scorsi, su un gruppo di infermiere che prestarono soccorso alle vittime di Nagasaki. La pellicola, intitolata “Nagasaki: in the shadow of the flash”, è stata realizzata da Jumpei Matsumoto, 40 anni, regista e nipote di un hibakusha, un sopravvissuto alla bomba atomica. Anche la Conferenza episcopale del Giappone ne promuove la visione al fine di ricordare una tragedia che sempre meno sopravvissuti possono raccontare a causa dell’età avanzata. “Spero che il film offra un’opportunità di riflessione”, ha detto Matsumoto a Kyodo News. “Soprattutto ora, che la minaccia delle armi nucleari e della guerra sembra tornare a crescere, e che le persone possano riconsiderare questi problemi attraverso le esperienze della gente di Nagasaki”. Si calcola che tra agosto e dicembre 1945 morirono 210mila persone in conseguenza ai bombardamenti, mentre diversi sopravvissuti subirono le conseguenze delle radiazioni. I vescovi del Giappone, in un’importante dichiarazione pubblicata a giugno, avevano già espresso la loro contrarietà alla corsa al riarmo nucleare, citando i dolori causati dalla guerra e proponendo anche una coraggiosa riflessione sulle responsabilità della Chiesa cattolica prima e durante il conflitto mondiale, quando, a causa del “patriottismo”, vennero evitate parole di pace.
Per realizzare il film, Matsumoto, credente cristiano, si è basato su una raccolta di testimonianze dirette compilate dalla sezione di Nagasaki della Croce Rossa giapponese nel 1980. Il nonno, Tokusaburo, aveva difficoltà a raccontare la propria esperienza, probabilmente perché troppo dolorosa, ha raccontato il regista, che però, nelle sue ricerche si è imbattuto in un archivio di memorie in cui era raccontata anche la storia del suo avo. “Le memorie contenevano cose che non avevo mai sentito prima”, ha affermato Matsumoto. “Non ho potuto fare a meno di pensare a mio nonno mentre giravo questo film. Mi sento come se stessi continuando qualcosa che forse anche lui avrebbe voluto fare”, ha aggiunto.
Nel film appare invece Fujie Yamashita, 95 anni, che nel 1945 si era appena iscritta a un corso di formazione per diventare infermiera. Anche lei fu inviata a Nagasaki per prestare soccorso alle vittime dei bombardamenti. “Ho pensato che la sua sola presenza potesse dire molto. Anche se si è trattato solo di un cameo, averla nel film è stato estremamente importante per me”, ha commentato Matsumoto, che ha discusso anche del suo rapporto con la fede: “Non riesco a separare i miei film dal chiedermi cosa significhi amare, o dal sentire la mia peccaminosità. Anche in quella peccaminosità voglio inseguire gli insegnamenti di Gesù e amare le persone. Credo che questo sentimento sia ben presente nel film”.
Il 9 agosto tornerà a suonare per la prima volta anche una campana della Cattedrale di Urakami che, distrutta durante il bombardamento, è stata ricostruita grazie a donazioni di cattolici statunitensi. Come racconta l’arcivescovo di Nagasaki, mons. Peter Michiaki Nakamura, all’Agenzia Fides, i rintocchi cominceranno alle 11.04, un evento che vuole essere essere “un richiamo alla memoria delle vittime e un’invocazione alla pace. Il fatto che la campana distrutta da una bomba atomica fabbricata e lanciata dagli Stati Uniti sia stata ricostruita e donata proprio da cittadini statunitensi, e accolta dalla chiesa di Urakami, rappresenta un segno concreto di perdono, riconciliazione e speranza”. Un gesto che assume ancora più rilevanza durante l’Anno giubilare, ha ricordato il prelato unendosi all’appello per l’abolizione delle armi nucleari.
06/08/2020 09:02