I banchetti clandestini in Asia centrale
Da tempo le autorità di Tagikistan, Uzbekistan, Kirghizistan e Turkmenistan per "evitare gli eccessi" hanno bandito la feste di fine anno scolastico. Che avvengono però lo stesso di nascosto in dacie di campagna o scantinati, con spese per i regali che aumentano di anno in anno.
Tashkent (AsiaNews) - Nella maggior parte dei Paesi dell’Asia centrale, per risparmiare soldi da destinare a scopi sociali, sono da tempo proibiti i fastosi banchetti e le grandi feste che durano giorni e giorni, e la questione si è riproposta in questi giorni per via della conclusione della stagione scolastica e universitaria, dove si è soliti organizzare ricevimenti sontuosi. Le autorità di Tagikistan, Uzbekistan, Kirghizistan e Turkmenistan hanno vietato le feste dette “dell’Ultima Campanella”, per sostenere la “lotta agli eccessi del lusso e difesa delle famiglie più povere dalle spese eccessive”, ma questi decreti non hanno fermato la popolazione.
Nonostante i rigidi controlli di polizia, sui social vengono diffuse immagini di serate organizzate nelle dacie di campagna, e appelli per raccogliere soldi per i regali da consegnare agli insegnanti, naturalmente di nascosto. Il Paese dove queste manifestazioni si notano di meno è il Tagikistan, dove la proibizione alle grandi feste è in vigore da quasi vent’anni, per iniziativa del “presidente eterno” Emomali Rakhmon che nel 2007 fece approvare una legge “Sul regolamento delle tradizioni e dei rituali”, rafforzata nel 2011 da un’altra “Sulla responsabilità dei genitori per lo studio e l’educazione dei figli”, entrambi concentrate sull’astensione dalle spese eccessive per le feste, soprattutto di fine anno, che non devono superare l’equivalente di 50 dollari su uno stipendio meno di circa 250 dollari, a fronte dei 300-500 che venivano gettati nelle manifestazioni familiari e scolastiche.
Ma le feste non sono mai scomparse per i tagichi, trasformandosi in raduni clandestini di cui si viene a sapere per passaparola, senza neppure apparire sui mezzi di comunicazione. I ragazzi si incontrano nei bar senza insegnanti, per non attirare l’attenzione, scambiandosi regali e fotografie per ricordare gli anni passati insieme, e non si indossano neppure i nastri sul capo, spendendo comunque qualche decina di dollari, e i genitori s’ingegnano a far arrivare i regali ai docenti, magari una collana d’oro da far scivolare in tasca.
Il ministero della pubblica istruzione dell’Uzbekistan ha emesso fin dal 2014 un decreto che vieta ufficialmente questi regali ai maestri e professori, ma nulla in questo è cambiato, anzi i soldi spesi per questa “sacra tradizione” aumentano di anno in anno. Nelle classi da circa 30 studenti, si raccolgono tra gli 800 e i mille dollari per i regali, semplicemente perché “bisogna farlo”, comprando magari elettrodomestici e perfino biglietti per il pellegrinaggio alla Mecca, il cui certificato costa tra 1.100 e 1.700 dollari.
Anche in Kirghizistan i balli di fine anno scolastico sono vietati da un decreto ministeriale del 2022, con continue raccomandazioni da parte delle autorità, che coinvolgono i genitori per ronde di controllo in tutti i bar e i ristoranti di Biškek. Eppure anche quest’anno le feste hanno avuto luogo nella maggior parte delle scuole, in forme appena meno visibili di quelle di una volta, nelle aule più periferiche o negli scantinati. I ricevimenti nei locali vengono organizzati il giorno prima della consegna degli attestati, con tanto di genitori e insegnanti, e ai poliziotti che controllano si offre un posto a tavola.
La sorveglianza più rigida è naturalmente quella del Turkmenistan, lo Stato più poliziesco di tutta l’Asia centrale. La consegna dei diplomi avviene in modalità essenziale, chiamando gli studenti senza genitori né insegnanti, in fila davanti al preside che con un breve discorso conclude tutta la procedura nel giro di una decina di minuti, mandando tutti “a casa senza fare fotografie”. Per le strade gli agenti sorvegliano che i ragazzi non scantonino in luoghi di raduno, magari nelle piazzole dei parchi pubblici di Ašgabat, e appena si vede uno di loro con un nastro tra i capelli, subito si avventa un’intera pattuglia, prendendo i nomi dei presenti e minacciando severe punizioni. Oltre ai locali cittadini si sorvegliano anche le case di campagna, ma nei villaggi più periferici i capi della polizia locale consigliano di “avere un po’ di pazienza: adesso è tutto sotto controllo, ma tra qualche giorno non vi toccherà più nessuno”, soprattutto se qualche regalino finisce in mano ai poliziotti stessi. E allora si può tranquillamente fare festa, come nei tempi passati.
24/10/2023 09:06