10/09/2025, 09.00
RUSSIA
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I diamanti e le lacrime della Jacuzia

di Vladimir Rozanskij

Mosca fa sempre più affidamento sulle risorse garantite dall'industria estrattiva della regione a nord della Siberia. Nella sola provincia di Mirnyj si trova il 14% di tutta la riserva mondiale di diamanti. ma si tratta di attività che hanno un prezzo ambientale molto pesante in termini di inquinamento dell'aria e dell'acqua. Con benefici economici molto ridotti per le comunità locali.

Mosca (AsiaNews) - Il presidente russo Vladimir Putin ha ricordato nei giorni scorsi che la Russia non ha paura della crisi economica, nonostante le spese militari abbiano prosciugato il bilancio federale, perché “noi abbiamo grandi riserve energetiche e minerarie”, riferendosi anzitutto al carbone, da sfruttare sempre più “rispettando i giusti approcci ecologici”. Parlando della Jacuzia ha poi aggiunto che “le sue riserve di minerali rari e pietre preziose hanno un valore planetario”.

La Jacuzia è situata a nord della Siberia orientale, e il suo nome ufficiale è “repubblica di Sakha Sirè”, che significa “terra degli jakuti”. Da queste parti si dice che “quando Dio ha visitato queste terre, gli si sono talmente congelate le mani che fece cadere tutti i suoi tesori”, e qui si concentra una grande abbondanza di diamanti, oro, antimonio, stagno, petrolio, carbone, gas e altre risorse importanti. I lavori di estrazione e lavorazione delle pietre preziose si svolge principalmente nella provincia di Mirnyj, dove si trova il 14% di tutta la riserva mondiale di diamanti, oltre a gas e petrolio, e il Mirninskyj Ulus viene chiamata la “capitale russa dei diamanti”.

Il problema è che questi splendidi tesori sono spesso ricoperti dalle lacrime degli abitanti locali, che dalla ricchezza dei minerali ricevono in realtà effetti piuttosto negativi, con inquinamento dei fiumi, aria satura di polvere industriale, e la terra destinata alle forme tradizionali di economia dei popoli nativi diventa sempre di meno, di anno in anno. Le temperature da queste parti si mantengono sotto lo zero per molti mesi, anche fino a -70 nei picchi invernali, e il riscaldamento climatico non risolve di molto la situazione.

L’associazione no profit Arktida ha diffuso un’inchiesta condotta dalla giornalista Anastasia Trojanova, insieme alla fotografa documentarista Marina Syčeva, per mostrare i danni alla terra originati dai tesori del sottosuolo. Già all’aeroporto di Jakutsk, in volo verso Mirnyj (in questa zona gli spostamenti possibili sono solo quelli aerei) i locali ironizzano su un diamante trovato ad inizio maggio nella cava di Verkhnemunsk, a cui è stato dato il titolo di “80 anni della Vittoria” e che ha un potenziale economico ben superiore al miliardo di dollari. In realtà la maggior parte degli jakuti, anche quelli che lavorano in miniera, non hanno mai visto queste pietre preziose dal vivo, e non vengono esposte nel museo cittadino della compagnia Alrosy per carenza di personale di sorveglianza.

Uscendo dall’aeroporto si viene investiti dall’odore soffocante dell’idrogeno solforoso, particolarmente pungente nella relativa calura estiva, che nei mesi freddi rilascia una fitta nebbia puzzolente, “quasi fosse il respiro di una terra ferita”, assicurano i locali. Il governatore Ajsen Nikolaev spiega che “l’aroma” che sentono gli abitanti di Mirnyj è una “normale reazione chimica, quando le acque entrano in collisione con l’idrogeno”, ma non producono danni alle persone. La grande miniera è ricoperta di polvere verdastra, ben visibile dalla “piattaforma panoramica” allestita apposta per ammirare questo luogo così prezioso. Gli attivisti ambientalisti della regione affermano che la “salamoia concentrata” delle pareti della cava può penetrare a fondo sottoterra, facendo danni per distanze incalcolabili.

La compagnia Alrosy si è di fatto impossessata dell’intera zona, e gli abitanti non osano protestare apertamente, per timore di perdere il lavoro, nonostante i timori di inquinamento perfino radioattivo. Una donna racconta che “qui non siamo certo a Dubai, e non vediamo un rublo dei miliardi che passano da queste parti… noi amiamo la nostra terra, ma crediamo di meritare di più rispetto a questa fogna maleodorante”. I popoli del nord hanno sempre creduto che rovinare la terra sia un grave peccato, e prima della conversione al cristianesimo praticavano la “sepoltura aerea” detta Arangas, mettendo le tombe dei defunti in alto sugli alberi, o su colonne appositamente erette, e anche oggi si affiancano i riti pagani alle liturgie ortodosse. I diamanti che venivano trovati nei fiumi, o nei rifiuti degli uccelli, venivano chiamati “pietre del sole” e non venivano toccati, finché non sono arrivati i russi.

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